Capitolo 1

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Distruggi ciò che ti distrugge, questo era il motto dei De la Serre, peccato che, a volte, siamo noi a distruggere noi stessi.

Ero cresciuta in una famiglia tra le più conosciute e ricche di Parigi e tutto era filato liscio fino al compimento dei miei tredici anni, da lì è andato tutti a rotoli.

Ero davanti allo specchio e stavo osservando la ragazzina dai lunghi capelli rossi che si rifletteva in quel pezzo di vetro.

Oggi era il giorno del mio tredicesimo compleanno e, come da tradizione, io, il papà e la mamma, ci saremmo recati alla solita pizzeria per festeggiare l'occasione.

Indossavo dei semplici blue jeans e la mia felpa nera preferita, nonostante fosse ottobre e facesse ancora caldo.

Non assomigliavo per niente a papà, né fisicamente né psicologicamente.

Lui era sempre concentrato sui suoi doveri, non si concedeva mai un minuto di svago se non quando era obbligato da occasioni importanti, teneva molto alla sua immagine e pianificava ogni singolo minuto della sua giornata.

Aveva capelli castani e occhi verdi, molto alto e severo al punto giusto.

La mamma era il suo opposto: non si preoccupava di come appariva, viveva al giorno e per lei la semplicità e l'onestà erano i valori più importanti.

Mamma era la più forte di famiglia, ci teneva uniti e sosteneva sempre papà; dire che l'amavo era riduttivo.

Mi osservai un'ultima volta e arricciai il naso, a volte avrei voluto avere dei semplici capelli castani al posto dei miei capelli rossi.

Il mio aspetto aveva da sempre attirato attenzioni: ero piuttosto alta rispetto alla media, avevo lunghi capelli rossi, occhi verdi e lentiggini sparse sul naso e sulle guance; insomma, ero la fotocopia della mamma.

Qualcuno bussò alla porta e dedussi fosse la mamma visto che papà non veniva quasi mai in camera mia.

"Tesoro sei pronta?" chiese mia madre entrando, annuii e lei mi rivolse un sorriso pieno d'amore.

"Vado a chiamare tuo padre allora, puoi aspettarci di sotto" affermò per poi uscire dalla mia stanza.

Non sapevo che quella sarebbe stata l'ultima volta che l'avrei rivista, non sapevo che successivamente lei e papà avrebbero litigato e che lei avrebbe fatto un incidente che le avrebbe costato la vita.

***

Mi svegliai di colpo con il volto rigato di lacrime e l'ormai familiare dolore al petto.

Avevo sempre gli incubi, a volte su papà, a volte sulla mamma, cambiava solo il soggetto.

Nonostante i numerosi psicologi a cui mio padre si era rivolto in passato, il mio cervello non aveva superato quello che mi avevano spiegato fosse un 'trauma infantile'.

L'ultimo a cui mi ero rivolta aveva suggerito di 'cambiare aria' e così mi ero ritrovata, a soli sedici anni, a vivere praticante da sola in una villa enorme a Miami.

Mio padre lavorava sempre ed ero fortunata se lo vedevo un paio di ore alla settimana, a volte mi ritrovavo a sospettare che non fosse solo a causa del suo lavoro da avvocato.

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