Ed ecco un nuovo giorno, il primo giorno di scuola... Io odio la scuola, è come stare in prigione. Mi fa sentire fuori luogo...Con molta malavoglia mi alzo e vado in bagno. Raccolgo i capelli in uno chignon disordinato e mi lavo il viso con il mio caro e fidato sapone. Esco dal bagno e mi dirigo nella cabina armadio e scelgo quali vestiti potrei mettere. Dopo ore di ricerche, ho optato per dei short di jeans chiaro e un top nero con la scritta "I love pool parties".
Mentre mi vesto, sento una vibrazione che proviene dal comodino: era il mio telefono che squillava. Sullo schermo si illuminò un numero da me sconosciuto, ma presa dalla curiosità risposi.
<<Pronto?>> chiesi mettendo il vivavoce per finire di vestirmi, anche perchè ero in ritardo. Buon inizio direi...
<<Ehi principessa!>> sentì urlare dall'altra parte dello schermo. Riconobbi una voce molto familiare, una voce dolce pur essendo maschile.
<<Kevin!>> sono felice di sentirlo, mi manca veramente molto. << Mi sei mancato tanto. Ma hai cambiato numero di telefono?>>
<<No, dopo ti spiego. Mi sei mancata tanto anche tu.>> è uno dei ragazzi più sinceri che io abbia mai conosciuto. Lo conosco da quando eravamo piccolissimi, è come un fratello maggiore che non ho mai avuto. Ammetto che è molto protettivo e geloso nei miei confronti e certe volte esagera, ma questa cosa lo rende dolcissimo. <<Allora scendi o no? È tardi, ti sto aspettando sotto casa tua, muoviti!>>
<<No Kevin allontanati!>> sbottai cercando di non farmi sentire da nessuno al piano di sotto: afferando il telefono, tolgo il vivavoce e vado a vedere se c'è qualcuno davanti alla porta di camera mia. <<Lo sai come la pensa mia mamma riguardo la questione dell'uscire con i ragazzi...>> sussurai quasi, chiudendo la porta. Beh, mettiamo in chiaro una cosa: se mia mamma mi vede con un ragazzo, uccide prima lui, poi me.
<<Okey, mi sto dirigendo verso il cinema, ma scendi o no?>> è abbastanza ansioso e io so che c'è qualcosa che mi nasconde e che non può, o non vuole, dire.
<<C'è per caso qualcosa che non mi stai dicendo?>> dissi con una voce da "aspetto-la-risposta-che-già-so".
<<Muovi e ti dirò tutto. Se invece tardi, io vado a scuola e non ti dirò proprio nulla>> Punto per lui.
<<Tuochè>> dissi con voce maliziosa. Ammetto che mi dà fastidio questa cosa, mi zittisce ogni volta.
<<Dai sù, scendi sennò me ne vado>>
<<Se ti muovi da lì,>> dico scandendo bene ogni parola <<sei un ragazzo morto.>> finì tutto d'un fiato. Non volevo che suonasse come una minaccia..aarg ma chi prendo in giro..si, doveva suonare come una minaccia.
<<Va bene.>> lo sento ridacchiare... Non sopporto chi si prende gioco di me, anche se so che lo fa apposta e con "affetto".
Riattacco, lo avrei strangolato dal telefono, se solo si potesse fare. Mi infilo un paio di stivaletti neri che mi arrivano poco sopra la caviglia scelti prima quando ero al telefono con Kevin. Presi dal cassetto del comodino, dove pochi minuti fa c'era il mio telefono, i miei giocattolini: un tirapugni, è un oggetto di metallo che si mette tra le dita per poter sferrare pugni molto più dolorosi, e la mia amata Beretta M9, un tipo di pistola. Me li ha regalati mio padre quando avevo 14 anni. Mi disse che dovevo portarli sempre con me e che dovevo usarli solo per difendermi.
Appena fui pronta scesi le scale.<<Non fai colazione?>> disse alzando un sopracciglio. Ed eccola lì. La donna che odio con tutto il cuore, pur essendo mia madre... Non so perchè ma mi tratta di merda come se non fossi sua figlia e, cazzo se lo sono. Non so per quanto io possa resistere ancora in quella casa senza fare danni.
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L'impossibile
FanfictionSono Kelsey, ammazzo senza finire in prigione. Faccio parte della CIA e un ragazzo che si fa chiama Nicolas pensa di fottere con una Waterson, ma si sbaglia. Al fresco o all'inferno, giusto?