Il Solito Sogno

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"Sangue. Vedevo sempre quel sangue che colava da quelle croci, da quelle tombe. Perché mi trovavo lì? Di chi era quel sangue? Poi...sentì una voce...una voce conosciuta...una voce fredda...una voce vuota, senza vita; la riconobbi qualche istante dopo. Si, era la voce di mio padre, era la voce di Arthur Noah Evans, era la voce dell'uomo che mi aveva insegnato a non avere paura del buio. Ma...quel sangue...era il suo, si era il suo; vedevo la sua morte, vedevo il suo volto spento, i suoi occhi pieni di morte"
Il sogno si interruppe con il suono della sveglia, era ora di alzarsi e io avevo ancora sonno, ma dovevo alzarmi per forza non potevo perdermi il primo giorno di scuola, il primo giorno della seconda superiore, il primo giorno dell'inizio dell'inferno in quella scuola dove l'unica cosa buona era il mio migliore amico, Andrew, non lo vedevo dal giorno del mio compleanno, non lo vedevo da giugno. Appena mi alzai misi i piedi per terra per recarmi in bagno e sentì sempre di più l'arrivo dell'inverno, il pavimento incominciava a farsi più freddo e i miei piedi lo avvertirono subito. Arrivai in bagno in punta di piedi, le piastrelle erano congelate e io le ciabatte non le uso, non credo neanche che ce le abbia; per prima cosa feci la pipì, credo che la cosa più bella della mattina è quando si fa la pipì dopo essersi fatti una bella dormita anche se ci si alza presto; mi lavai la faccia, così mi sarei svegliata un po', poi toccò ai denti. Tornai in camera mia per vestirmi, per mettermi la solita uniforme della scuola che però quest'anno era più blu del solito, era di un blu intenso, più scuro. Dopo essermi vestita ritornai in bagno per sistemarmi per bene, presi la mia adorata spazzola e incomincia a pettinarmi i miei lunghi capelli neri corvini, poi tre spruzzi di uno dei miei tanti profumi, e per definire il tutto mi misi il mio bel rossetto scuro e un po' di mascara che non può mai mancare.
Presi lo zaino e uscì di casa, dopo avere salutato mia madre che aveva preparato la colazione, ma solo per lei perché sa che io la mattina non mangio niente. Arrivata alla fermata del pullman mi squillò il cellulare, era Andrew:
«Ei Willow mi senti? Mi sentii?»
«Si, si, ti sento Andrew, dove sei?»
«Girati...»
Era lì, era dietro di me e io nemmeno l'avevo visto, ero così felice, ero così emozionata di rivederlo dopo quei lunghi mesi senza di lui. Ci abbracciamo con forza, non ci eravamo mai abbracciati così.
Arrivò il pullman che ci fece staccare l'uno dall'altro, salimmo e io incominciai a raccontargli il sogno che avevo fatto quella notte e non era la prima volta che glie lo raccontavo perché era sempre lo stesso sogno, lo stesso che facevo dal 19 giugno, dal mio compleanno, da quando avevo compiuto 15 anni. Scendemmo dal pullman arrivando davanti a scuola, davanti a tutti quegli studenti che non vedevano l'ora di raccontarsi le avventure e le vacanze che avevano trascorso quell'estate, ma io non ero così emozionata, per me era un giorno come tutti gli altri e non cambiava niente se dovevo tornare a scuola o no, mi importava solo di essermi ritrovata con Andrew e per fortuna anche quest'anno eravamo in classe insieme, così potevamo parlare durante le lezioni di matematica. Entrammo a scuola e incomincia ad avere dei giramenti di testa, forse era perché non avevo mangiato niente quella mattina ma io non mangiavo niente tutte le mattine, non ci feci caso e aspettai che mi passasse. Dopo qualche ora il mal di testa aumentava e io non mi sentivo per niente bene, Andrew era preoccupato e mi disse di mangiare qualcosa ma io non avevo fame e se mangiavo anche un pezzo di craker mi sarebbe venuto il vomito e allora gli chiesi di raccontarmi cosa avesse fatto in questi due mesi; mi raccontò di tutti i ragazzi fighi che aveva conosciuto ma neanche uno era fatto per lui, in fatto di ragazzi Andrew è veramente pignolo, per lui devono essere perfetti sennò non vanno bene, poi mi raccontò di una sera che aveva trascorso con un certo Philip, credo si chiamasse così, ma il mal di testa aumentava sempre più e non capì bene se si erano ubriacati o se erano andati solo al luna park.
Finalmente il primo giorno di scuola finì e io ero così contenta di tornare a casa che feci anche un complimento alla prof di matematica, dovevo proprio stare male per dire alla prof che il suo taglio di capelli era veramente cool.
Appena arrivata a casa mandai un messaggio ad Andrew, dicendogli che oggi pomeriggio non poteva venire a casa da me perché avrei dormito fino a che non sarebbe tornata mia madre dal lavoro. Mi tolsi l'uniforme e mi buttai sul letto di camere mia, senza neanche aver mangiato almeno un toast.
«Willow, Willow...Willow svegliati»
«Mamma che c'è?»
«È pronto a tavola, vatti a lavare le mani e vieni subito a mangiare che sennò la pasta di raffredda»
«No mamma, non ho fame, dalla pure al gatto, anzi no, dopo se no vomita e non ho voglia di pulire il suo schifo»
Presi il telefono per vedere i messaggi; avevo 7 chiamate di Andrew, ma io gli avevo detto che avrei dormito tutto il pomeriggio. Mi misi a cercare qualche film da vedere e senza nemmeno accorgermene si erano già fatte le 23:30 e così andai in bagno per mettermi il pigiama e per lavarmi i denti. Appena toccai il letto il mal di testa ritornò e io non sapevo cosa fare. Guardai l'orologio era 00:00 e io mi recai di nuovo in bagno per lavarmi la faccia, per vedere se un po' d'acqua mi sarebbe servita. Incomincia ad avere freddo, ad avere i brividi, il mio sangue si stava congelando; mi guardai allo specchio e i miei occhi...i miei occhi erano rossi, erano rosso sangue...la mia immagine nello specchio stava sparendo...non mi vedevo più allo specchio...vedovo tutto buio...la stanza girava sempre di più...io... vedevo tutto nero...

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