Voglio parlarle. Voglio chiederle cosa sta succedendo. Credo che questa sia la situazione migliore: i bambini dormono e mia moglie è con loro. Sono solo io con mia madre. Lei è in camera sua, non so cosa stia facendo, ma non credo che stia dormendo perché sento dei rumori. Mi avvicino e cerco di guardare. La vedo attraversare la stanza con una collana in mano, poi con una giacca. Non sta facendo nulla, si sta solo muovendo perché è impaziente di uscire. Busso.
Non so cosa fare, stanno tutti dormendo. Io voglio uscire. Di nuovo. Non so se si sono scocciati di uscire, facciamo sempre la stessa cosa. Mio figlio mi aveva chiesto di andare in un parco divertimenti, ma gli ho detto di no. Non so se tornerò nuovamente qui e voglio fare per una volta quello che voglio io. Devo occupare questo tempo vuoto: sposto abiti e gioielli da una parte all'altra credendo o volendo credere di fare ordine.
Sento bussare.
Avrò svegliato qualcuno?Entro nella sua camera. Noto che la mamma ha gli occhi gonfi. Non penso che stia dormendo tantissimo mi piacerebbe sapere il perchè. Glielo sto per chiedere. Sono preoccupato per lei. Non so per quale motivo ma mi sento in imbarazzo, non so che dire, come iniziare il discorso. Pronuncio un banale: "Ciao, mamma".
Mi ha sempre fatto sentire al sicuro la parola "mamma", avere accanto mia madre significava avere accanto qualcuno in grado di proteggermi. Ora sta succedendo il contrario, devo essere io a proteggerla.Entra mio figlio. È strano, mi sembra impacciato. "Ciao, mamma" mi dice, ma avverto che c'è qualcos'altro che mi deve dire.
"Ciao, tesoro. Ti ho svegliato?". Glielo chiedo solo per dire qualcosa. Riesco a capirlo dai suoi occhi e dalla voce quando si è appena svegliato e non è questo il caso. Sono sua madre e sono la persona che lo conosce meglio di chiunque altro. Ora posso dire con certezza che è preoccupato e ho paura che lo sia per me."No, mamma, non stavo dormendo. La verità è che non riesco a dormire."
Mi sembro un bambino che chiede alla mamma di dormire con lei. Forse sono stato troppo diretto o forse non ho detto niente. Non so se andare avanti con il mio discorso o aspettare che lei mi dica qualcosa. Ma cosa mi dovrebbe dire? È meglio che continui io a parlare.
"Sono preoccupato. Ti vedo strana. Puoi spiegarmi cosa sta succedendo?"Mi coglie alla sprovvista con questa domanda. Cosa gli dovrei rispondere? Dovrei raccontargli la storia della mia vita? Dovrei sí, ma non ne ho il coraggio.
"Sono semplicemente tornata nel luogo in cui sono cresciuta. Sono un po' emozionata, ansiosa di vedere come si è trasformato negli anni. Potrebbe essere l'ultima volta che vedo questo posto. Non sai quanto ho aspettato per rivederlo."Mi sembra proprio una scusa. Sí, ciò che mi dice è vero, ma non è la ragione per cui penso che stia male
Decido di essere diretto.
"Non è vero. Dimmi la verità. Perché non ci siamo venuti con papà? Perché non ci hai mai raccontato della tua giovinezza?"
Mi è difficile dire queste parole. Mi sembra di lasciarla da sola ad affrontare un pericolo. Non vorrei ferirla, ma penso che lasciarla libera di fare ciò che vuole non le faccia bene.Ho avuto sempre tanta paura che arrivasse questo momento. L'ho atteso e ho sperato che non giungesse allo stesso tempo. Non posso più mentire, non posso piú tacere. Faccio un respiro profondo. Dietro mio figlio c'è uno specchio e ci vedo riflessa tutta la mia vita. Mi devo scontrare con lei.
Dischiudo le labbra e sbatto per un'ultima volta le palpebre sperando di risvegliarmi da un brutto sogno.
Alla fine parlo con un filo di voce.
"E va bene, ti dirò la verità."
STAI LEGGENDO
La potenza di uno sguardo
RomanceGli occhi sono una parte di noi, che non cambia mai. Vincono anche contro il tempo. Si dice che siano lo specchio dell'anima: è vero. Ci si può riconoscere attraverso gli sguardi e i ricordi, anche dopo anni di lontananza e grande, ma segreta mancan...