Capitolo 1.

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"Inutile è pensare che tutti resteranno per sempre al nostro fianco. Se ne andranno. Per loro volontà, per loro esigenza, o per il semplice fatto che qualcuno non esiterà a portarteli via. Non dipendere da una persona, non dipendere da qualcuno che prima o poi se ne andrà, soprattutto non dipendere da qualcuno perché mai potrà darti certezza."

Non sentivo niente, se non delle voci intorno a me. Andava avanti così dal giorno in cui avvenne quell'accidentale incendio in banca. Non dimenticherò mai le urla di Cath quando due poliziotti, con la loro rigorosa divisa, bussarono alla porta principale della nostra bellissima casa di New York, per dirci che non era rimasto nulla dei nostri genitori. I volti pieni di compassione e pena per le quattro orfane che eravamo appena diventate. Non vi fu reazione nel volto di Adrienne, mentre Cassandra scoppiava a piangere, sprecando tutta l'acqua che possedeva all'interno del suo corpo. Mentre io, con ancora la maniglia della porta fra le mani, annuii semplicemente, e chiusi la porta.

Ricorderò per sempre, l'attimo in cui mi girai e vidi le mie sorelle ormai distrutte dalla notizia. Annuendo di nuovo, decisi di salire velocemente le scale avorio che portavano alle stanze di sopra. Non esitai a preparare le valigie, con le cose più basilari che si potessero richiedere. Con un urlo smorzato, chiamai le mie sorelle incoraggiandole a preparare anche loro le valigie. Nonostante non fossi la più grande fra le quattro, avevo deciso di prendere la situazione, prima che fosse diventata più devastante di com'era.

Nel arco di tempo di dieci minuti, un taxi che avevo prontamente chiamato, portò noi, e le nostre cose all'aeroporto più vicino a quella che una volta era la nostra casa, piena di gioia e felicità. Lasciavamo la nostra New York, così su due piedi, senza pensare alle conseguenze, alla scuola. Almeno a me non importava nulla, e a quanto pare nemmeno alle mie sorelle, dato che mi assecondarono senza fiatare. Provai a mantenere la calma mentre sussurravo alla donna della biglietteria di darmi i primi quattro biglietti disponibili per Seattle, a qualsiasi costo. Avevo preso dei soldi dalla cassa forte, prima di uscire definitivamente da quella casa. Fortunatamente ne furono disponibili subito quattro, e ci imbarcammo al primo volo.

Lì avremmo trovato le uniche persone che avrebbero potuto sostenerci in quella situazione. E non parlo economicamente, l'eredità lasciata dai nostri genitori sarebbe bastata per vivere altri trent'anni nel completo lusso. Loro ci avrebbero sostenuti emotivamente in questa situazione in cui mai nessun figlio dovrebbe trovarsi. Salite sull'aereo, dopo aver fatto tutti i controlli, nessuna di noi voleva parlare. Nell'arco di due ore eravamo passate dalla nostra tranquillità e spensieratezza, ad essere su un aereo, consapevole di non avere più un sostegno.

Per tutto il volo continuammo così, e in poche ore fummo in quella città dove passavamo tutte le estati con i nostri zii, Alex e Nelle. Loro erano i fratelli di papà, e dopo essersi trasferiti dal Nord Carolina, decisero di prendere residenza a Seattle, e lavorare come medici nell'ospedale più illustre del luogo.

Erano le quattro e mezza del mattino quando atterrammo nello stato di Washington. Nuovamente chiamai un tassista, dandogli le corrette indicazioni per la casa dei due. Trenta minuti buoni, ed eravamo davanti la loro porta. Non era una casa enorme e grande come la nostra, dato il loro lavoro, era molto umile e modesta, nulla di troppo particolare. Avanzai io per prima, guardandomi la maniche della maglia rossa che indossavo, e indulgiando un po', bussai alla porta. Pieno di sonno, venne ad aprirci lo zio Alex.

«Diavolo, sono le cinque del mattino, chi è?» quando alzò gli occhi, li spalancò completamente, «cosa ci fate qui, ragazze? I vostri genitori?»continuò.

Alzai lo sguardo, e sussurrai, alzando le spalle «Sono morti» convincendomi dell'accaduto.

«Cazzo stai dicendo Elizabeth?» urlò, fregandosene del vicinato.

All of you|| harry styles Where stories live. Discover now