"Incontri le persone che meno vuoi incontrare, e più sono presenti, più vorresti evitarle. Più si allontanano più corri a cercarle. Alcuni di questi possono farti dannatamente bene, ma l'adrenalina la senti quando vorresti scappare perché vorresti avere accanto anche quelle persone che ti fanno male fino a ucciderti, ma se lo fanno, è solo perché vogliono salvarti, ed essere i tuoi eroi, quando in realtà sono i tuoi assassini."
Guardai per minimo due secondi il ragazzo dinanzi a me, e poi la povera vittima, che ormai respirava a fatica. Se questo essere qui, credeva di potermi intimidire con la sua altezza, e la sua banda, non ci stava proprio di testa.
«Se hai almeno la decenza, e non vuoi finire dietro le sbarre, finisci qua questo scontro, prima che muoia dissanguato» sussurrai, ma mi assicurai che tutti potessero sentire.
«Non hai nessun diritto di intrometterti, non sai le ragioni e non sono affari tuoi, quindi fuori.» urlò nuovamente dandomi ordini.
«Per me tu non sei nessuno per dettarmi delle regole. Le rispetterò solo se lo vorrò. Ma non lascerò questo ragazzo a morire. Non esistono ragioni che giustifichino un omicidio. Se vuoi ammazza anche me come lui, ma non me ne andrò finché non starà bene.» dissi guardandolo un'ultima volta prima di posare la borsa per terra, e avvicinarmi in ginocchio al ragazzo.
«Tu sei un cazzo di nessuno, una delle nuove vero? Sei venuta qui a fare la puttana?» rise, e a seguito il resto dei presenti. Nemmeno lo ascoltai, strappai un pezzo della mi camicia per fargli asciugare il naso colante di sangue. «Non mi ascolti nemmeno? Perfetto.» diede un calcio alla mia borsa rovesciando tutto. «Ma ricorda» disse avvicinandosi al mio orecchio, piegando la sua schiena «Qui, comandiamo noi. E non finisce così, te ne pentirai.» ero sicura che quelle parole, invece non le avesse sentite nessuno. Tutti uscirono, ed io rimasi con il ragazzo.
«Grazie, davvero.» disse per poi subito dopo tossire. Sorrisi semplicemente. Notai nei suoi lineamenti una certa somiglianza con il ragazzo incontrato prima, anche nella voce. Impossibile che fosse lui, a meno che non fossi pazza, e quella era la sua anima che mi conduceva a salvargli la vita.
Decisi di chiamare Alex, poteva avere circa diciassette anni, quindi lui ci sarebbe stato d'aiuto, essendo un chirurgo pediatrico. Lo chiamai, avvertendolo di venire con un ambulanza il prima possibile, non importandomi della reazione degli altri ragazzi della scuola, o della preside. Mi disse che sarebbe subito arrivato con una squadra di soccorritori.
«Grazie davvero ragazza sconosciuta» si sforzò a parlare «ma non dovevi metterti contro di loro, non contro Harry Styles. Se te lo stai chiedendo, lui non è soltanto il tipo popolare e figo dei film che sta con la ragazza più popolare, e poi si scopa la sfigata» proseguì sedendosi con la schiena poggiata al muro. «Lui si scopa tutte le ragazze di questa scuola, non una esclusa, e poi le lascia, come se fossero immondizia. La sua ragazza stabile è Katia, resta solo con lei perché si scopa sua madre.» rise, mentre io spalancavo la bocca.
«Non devi raccontarmi nulla, non sono affari miei» dissi incrociando le gambe, e mettendo le braccia conserte.
«Ormai ci sei dentro, non ti lascerà facilmente in pace. Se tu non fossi intervenuta, avrebbe vinto il punto di uccidermi, e non lo ha vinto. E lui non ama mica perdere. Adesso se la prenderà con te... mio angelo custode, hai almeno un nome?» scherzò, ma adesso avevo un po' di timore.
«Elizabeth Winter, e il tuo, ragazzo mezzo morto?» sorrisi cercando di calmarmi.
«Io sono Dylan Sprouse, è un piacere» adesso capii la somiglianza con Cole, sicuramente erano fratelli.
«Credo di aver conosciuto tuo fratello, Cole, vi somigliate molto» dissi, e lui fece una smorfia profonda. «Non è tuo fratello?»
«Sfortunatamente sì, è questo il problema. Lui fa parte della banda di quelli che mi hanno picchiato. Anzi, è il migliore amico di Styles. Ha preferito lui, piuttosto che me. Ma questa è una lunga storia che forse un giorno ti racconterò. Come lo hai conosciuto?» chiese curioso.
«Lunga storia, Dylan, adesso dovresti stare sdraiato, hai molte ferite, e parli con molta fatica.»gli consigliai, mentre suonava la campana della mia lezione, ma non avevo intenzione di mollarlo.
«Un'ultima cosa. Stai attenta a loro. Cole non è cattivo ma esegue gli ordini di Harry. Gli leccherebbe pure il culo se non lo ha già fatto. Evitali, non parliamo di giochetti da liceali, io sono fortunato ad essere rimasto vivo, e solo grazie a te, che ne pagherai le conseguenze, è sempre così. Sprigionano uno, per impiccarne un altro.» mi avvertì prima di svenire.
«Dylan, svegliati! Dylan!» in quel momento suonò il cellulare, e fortunatamente era Alex che mi chiedeva dove ci trovassimo. Date le giuste indicazioni, spalancò la porta, e caricarono subito il ragazzo su una barella.
«Ho parlato con la preside, e lei adesso vuole parlare con te, Beth, vai a raccontare tutto di questa situazione, e vai in classe.» disse uscendo con il ragazzo e la squadra di soccorso.
«Ma è solo il mio primo giorno» sussurrai a me stessa. Non dovevo lasciarmi prendere dalla situazione, ma non potevo lasciare Dylan in quel modo. Lui sembra così spiritoso, e più vero di suo fratello. Ero in quest scuola da sole due ore, e già avevo fatto cazzate, ma avevo anche salvato una vita.
Camminai nei puliti e isolati corridoi dell'ala est dove si trovavano gli uffici della preside. Dissi alla segretaria il mio nome, e subito mi fece accedere. Bussai alla porta, e chiesi di poter entrare. Una volta solcata la porta in ciliegio, entrai nell'ampio ufficio della preside Jessica Avery. Mi guardava con un sorrisetto, inoltre era una donna molto bella. Pelle olivastra, media statura, occhi e capelli scuri, questi ultimi arricciati sulle punte. Vestita distintamente di celeste, mentre una collana e un bracciale d'oro le circondavano rispettivamente il collo fine, e il polso piccolo.
L'ufficio era grande quasi quanto quattro aule messe insieme. Tutto il ciliegio, con delle vetrate che davano un'ampia visuale sul campo di basketball della scuola.
«Cara, accomodati. » disse togliendosi completamente gli occhiali. Seguii i suoi ordini. «Non sprecherò tempo a darti il benvenuto. Sai che voglio il nome di chi ha commesso quel reato, e tu lo sai vero?» disse sedendosi sul tavolo vicino la mia sedia. «La banda di Styles? Non è vero?»
«Mi dispiace, ma non so dirle davvero niente. Quando sono arrivata, non c'era più nessuno, solo il ragazzo» mentii, perché ragionai bene sulla situazione. Ero nuova, e dovevo proteggere le mie sorelle. Se la sarebbero presa con loro.
«Va bene, come vuoi. Spero che tu non stia mentendo. Fuori, non voglio nessuno qui che non possa darmi informazioni.» mi cacciò letteralmente fuori.
Andai nella mia classe, giustificata dal ritardo, iniziai la mia prima lezione, ovvero quella di biologia. Qualche ora dopo, mi incontrai con le mie sorelle, che piene di domande mi costrinsero ad andare via dalla mensa, e stare fuori nel cortile, dove non c'era nessuno. Anzi credevo così.
«Elizabeth Winter. Il tuo nome è questo, giusto?» mi girai, e vidi di nuovo quel ragazzo, quel mascalzone con i vestiti adesso puliti, e rigogliosamente neri, comprese le scarpe. «So che non hai detto niente alla preside, ma non è così che ti salverai il culo. Ti farò soffrire e se sarà necessario non esiterò a picchiarti. Se pensi che il fatto che tu sia una donna possa intimorirmi ti sbagli di grosso. Con me se si gioca, si perde, perché sono abituato a vincere.» mi minacciò.
«Uccidimi pure, non aspetto altro da tempo, rendimi le cose più semplici.» gli risposi con queste parole agghiaccianti. Anche lui sembrò preso di sorpresa e si irrigidì, squadrandomi da capo a piedi.
«Ucciderti allora è troppo facile? Ti farò soffrire mia cara, non immagini quanto. Ma implorerai me, mentre starò portando via tutto quello che ti appartiene. Ci conosciamo da quattro ore, ma per me, sei già processata» si avvicinò sempre di più.
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All of you|| harry styles
RomanceElizabeth Winter si definisce una semplice studentessa, una semplice ragazza di New York che ama passeggiare per la sua città, con un libro in mano, e un taccuino sul quale prendere appunti. Lei e la sua famiglia perfetta vorrebbero che quella pace...