Buon compleanno a me!

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Il suono della sveglia mi fa sobbalzare.

Sono già le 07:00.

Oggi dovrebbe essere una giornata speciale, ma so già che in realtà sarà una normalissima giornata di merda, proprio come tutte le altre. Scendo di sotto, deduco dall'odore, che mia madre ha preparato i pancake, si saranno anche bruciati.

M- Buon compleanno tesoro!- esclama lasciando cadere la padella nel lavello, per poi correre a darmi un bacio sulla guancia.

D- Grazie -rispondo quasi sussurrando

P- Heiii, buon compleanno diciottenne! Ascolta, io e tua madre non sapevamo proprio cosa regalarti, per paura che insomma non ti sarebbe potuto piacere .... Ehm ... quindi ecco a te, 200 $

D- Grazie mille papà-

P- Io.. io devo proprio scappare ... il lavoro mi aspetta - dice papà girandosi verso la mamma per darle un bacio. Beh bacio è una parola grossa, il loro è stato uno di quei baci pieni di imbarazzo che si danno durante le prime relazioni alle scuole medie. Non che io ne sappia qualcosa ma ... l'avrò visto da qualche parte. Tra i miei genitori non c'è più amore da un bel po' di tempo. Mio padre ha una relazione extraconiugale con la sua segretaria, e mia madre ne è a conoscenza, ho origliato mentre ne parlavano, lei invece frequenta uno dei suoi clienti,ma questo lo so soltanto io. Stanno insieme perché hanno paura che con il divorzio possano peggiorare la mia situazione, forse hanno ragione. Quanto a me, sono una persona difficile da capire, chiusa e per niente amichevole, ovviamente non sono così da sempre .... Beh la mia vita era normale e felice fin quando, in seconda elementare, i miei genitori non mi affidarono ad una vecchia parente per fare una seconda luna di miele. Lei era una donna che passava i suoi giorni fumando e bevendo, non nascondo che avevo una paura tremenda di lei. Invece, suo marito, era un uomo carinissimo,mi portava tutti i giorni al parco, a mangiare un gelato, mi spingeva sull'altalena e guardavamo insieme i cartoni animati; ma questo compagno di giochi si trasformò per me in un mostro terrificante. Una sera, mentre eravamo soli in casa, lui abusò di me, questa cosa succedeva ripetutamente, ogni volta che gli si presentava l'occasione. Quando telefonavo ai miei cercavo in ogni modo di fargli capire cosa mi capitava, ma non sapendo bene di cosa si trattasse ci giravo intorno impedendo loro di capire. Mi sentivo abbandonata, avevo perso ogni singolo momento della mia infanzia, non ero più me stessa. I miei genitori erano troppo occupati per accorgersene, ma vennero avvisati dalla mia insegnante che consigliò di portarmi da uno specialista, li gli scheletri vennero tirati fuori dagli armadi e i miei genitori decisero di traslocare, per cercare di cancellare il ricordo. Da Seattle ci trasferimmo nella mia attuale casa, a Berkeley, i miei pensarono di farmi continuare con le sedute, ma il mio psicologo era simile a LUI, non ce l'ho fatta, non ho voluto più vedere uno psicologo in vita mia. Cambiata scuola non sono riuscita ad avvicinarmi a nessuno, per timidezza e anche perché tutti si spaventavano del mio essere strana, e sono diventata così senza amici e senza fiducia nei miei genitori.

M- Dana! Dana!- ero fra le nuvole - vuoi che ti accompagni io a scuola?

D- no tranquilla, vado a piedi- rispondo continuando a mangiare, infondo la scuola non dista molto da casa mia

M- bene, allora scappo ...... ah, ho contattato un po' di tuoi amici, per farli venire qui stasera - annuncia uscendo, senza darmi neanche il tempo di risponderle. Dentro di me desidero una festa.

Mi preparo e mi incammino verso la scuola.

Entro nell'istituto a testa bassa.

X- Hei Dana! - mi volto.

E' Jess.

J- Buon compleanno tesoro!- dice porgendomi una rosa rossa

D- Grazie- sussurro abbracciandola.

Sembra sbalordita.

Prima che possa dire qualsiasi cosa scappo in classe.

Lei è l'unica che ha cercato di essere mia amica; ogni volta che mi assento mi chiama per darmi i compiti, mi da il buongiorno tutte le mattine, ma è frenata dal mio essere asociale, non posso farne a meno.

Eccolo.

Charlie Richardson.

Il ragazzo che amo fin dalle medie, non gliel'ho detto ovviamente, ma se ne sarà accorto. Non si sarà certo sorpreso, beh, tutte qui, in questa scuola, hanno avuto una cotta per lui. Il classico ragazzo super bello, e super stronzo che gioca a football, ed è circondato da amici e ragazze, come quelli che compaiono nei film.

Torno a casa.

E' vuota. Come sempre.

Salgo in stanza, per studiare. Come sempre.

La mia vita è monotona.

Si sono fatte le nove, i miei dovrebbero rincasare, e dovrebbe arrivare qualcuno a momenti. Scendo al piano di sotto, ci sono due messaggi in segreteria; uno è di mamma, dice che farà tardi, come anche papà, l'altro invece è di Jess che si scusa e dice che non potrà esserci. Non è una sorpresa.

Ho bisogno di fare solo una cosa.

Tagliarmi.

Small DosesWhere stories live. Discover now