41. Sono Sophia, per gli amici Andra.

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Quando torno giù per vedere la situazione, l'avvocato non c'è più. Penso sia scappato per l'imbarazzo da me provocato. Karoline è seduta sullo sgabello del bancone della cucina con in mano un bicchiere di birra. Quando ha iniziato con la bevanda ambrata?

Mi stupisce sempre di più quella donna.

Non appena mi nota le sue guance diventano colore dei miei capelli. Stava per fare sesso sul divano, come un'adolescente fra l'altro.

-Cosa hai fatto ai capelli, Abigail?- chiede, prendendo un sorso. Mi aspettavo una reazione molto più esagerata, tipo un lancio di piatti, qualche costola contusa e me con una valigia in mano. Sulla panchina della stazione ferroviaria più vicina.

-Li ho gettati nell'acido.- rispondo tranquilla. Lei si strozza e tossisce.
-Prenderai mai un discorso sul serio?-

-Non credo di riuscire a farlo. Ho appena visto mia madre farlo sul divano. Insomma, un po' di contegno Karoline.- metto le mani sui fianchi mentre fingo una smorfia cattiva. Ma non ci riesco, è più forte di me.

Lei diventa ancora più rossa e questo suscita in me davvero molto riso.
-Abigail, per favore.-

Apro la credenza e ne estraggo un pacchetto di patatine alla paprika dolce.
Lo apro e ci infilo la mano, prendendone un po'.

-Karoline, devi essere a conoscenza delle precauzioni e del sesso sicuro. Non sia mai che ritorni a casa con un batuffolo celeste fra le mani e una culla. No, decisamente no. Per questo usa sempre i contraccettivi.- dico masticando rumorosamente.

-Questi discorsi dovrei farli io a te, figlia.- finisce la birra e la getta nel cestino.

-Non sono mica io quella che se la stava spassando poco fa, madre. Bell'uomo, complimenti.- ammicco.

-I... capelli ti stanno...- si schiarisce la voce. -bene, ma in questo modo hai rovinato il tuo bel biondo miele.-

Quanto adora cambiare le conversazioni da un momento all'altro. Così... Puff. E il gioco è fatto. Credo sia il suo super potere.

-Si sono rovinate tante cose ultimamente. I capelli sono l'ultimo dei miei pensieri, mamma.- sbuffo, togliendomi una ciocca ribelle davanti ai capelli.

-Da quanto è comunque che ti sei interessata alle leggi?- Comincio a muovere le sopracciglia con un movimento fluido.

-Smettila per favore.-  si prende la testa fra le mani, nascondendola.
-La legge deve essere rispettata, non fatta mamma. Non è un reato vero?-

L'idea di avere anche mia madre in prigione mi terrorizza a morte. Se fino a qualche mese fa la odiavo, ora le voglio un bene dell'anima. Credo che io abbia da sempre provato questo sentimento nei suoi confronti.

-Abigail, certo che no. Lui è un uomo normale. Non è nemmeno sposato.-
Mentre parla le brillano gli occhi.
-Ramirez, Ramirez, Ramirez... È questo il suo cognome non è vero?-
-Si ma puoi chiamarlo Pablo. È spagnolo.-

-Mamma, sei così focosa che ti sei addirittura presa l'uomo della Sangria. Olè!- agito una mano in aria come fanno le ballerine di flamenco.

-Sono così felice che ultimamente sei tornata ad essere te stessa... mi mancavano le tue battutine e la tua ironia.-

Sa della rottura, in un certo senso.
Ovvero solamente che le cose tra me e Aaron non funzionavano e così abbiamo troncato tutto. Ma dietro c'è un mondo nascosto. Lui e quella sua maledetta famiglia vera, o come si dice.

Il suo vero cognome quindi non è Mccharty...  Non riesco ad immaginarne un altro...

-A proposito di questo...- inizia facendomi crescere l'ansia nella pancia. Smetto di ingozzarmi come un maiale.

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