48. Gli angeli non sono stalker come me.

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Sono le tre di notte e sono sveglia. Non chiedetemi il perché. Semmai se proprio dovete farlo, domandatemi perché mi trovo davanti alla finestra di Aaron.

E bene si.

La serranda non è abbassata e ciò scatena in me un sospiro di sollievo. Anche la finestra è aperta, quindi provo ad entrare. Penserà sicuramente che sono una stalker o quello che è. Non ho neanche bevuto quindi non so perché io stia facendo questo.
Sentivo una specie di formicolio alla bocca che poi dopo si è sparso alla faccia.

 Non chiedetemi perché. Non saprei rispondere.
Aaron è lì. Avvolto tra le lenzuola che dorme beatamente. Bello come non mai. I capelli sono sparpagliati in mille direzioni diverse mentre le sue labbra semi aperte.

Sembra un bambino caduto tra le braccia di Morfeo. Ha un 'aria così pacifica.

Mi siedo su una sedia e lo guardo, sperando non si accorga di me. Ed infatti è così. Mi perdo nel fissarlo mentre nello stomaco ho una miriade farfalle le quali non fanno altro che sbattere le loro ali.

Non si accorge di me.
Non lo fa neanche una settimana dopo, quando imperterrita, nel cuore della notte, vengo qui dentro la sua camera.

Tutte le notti.

Mi manca. Troppo grande è il senso di tristezza che cerco di colmare da tempo. Qui in un certo senso riesco a colmarlo.

Questa notte è diversa però. Lo sento nell'aria.

Come al solito mi siedo sulla sedia posta accanto alla scrivania, cercando di fare il minor rumore possibile. Aaron russa e questo mi fa sorridere. Ho scoperto che l'unica cosa che ultimamente riesce a calmarmi è la sua presenza.

Per un attimo chiudo gli occhi e  lascio abbandonare me stessa e a tutta quella tranquillità. Il sonno mi avvolge poco dopo.


Sento scuotermi. Oh cavolo. - Cosa ci fai tu qui? -

Mi sono addormentata.

Non ci posso credere.

I raggi solari mattutini illuminano l'ambiente. Aaron è di fronte a me. Gli occhi vispi e curiosi ora mi provocano un senso di angoscia e ansia. Mi ucciderà. Firmerà un ordine restrittivo nei miei confronti, ne sono certa.

Anche io tra le sbarre.

Sbadiglio. Non so cosa dire.
-Hai dormito qui? - In un certo senso ne sembra felice. Provo ad alzarmi in piedi ma le ossa mi fanno malissimo. Insomma davvero pensavo di non subire nessuna conseguenza dopo aver dormito con la testa sul mobile?

-Lo prendo come un si. - esclama interpretando il mio silenzio. Muovo lentamente la caviglia, le braccia e alla fine il collo. Inizierò a soffrire di artrosi, me lo sento.

-Da quanto tempo è che vieni qui?-

Faccio spallucce.-Un po', credo...- Sospira dolcemente. Non ha la maglia addosso e ciò mi piace particolarmente. Sono in paradiso o sbaglio? Peccato che però gli angeli non sono stalker come me altrimenti sarebbe un paradiso alquanto strambo.

-Perchè? E' successo qualcosa?- Nego con la testa.

-Ne sentivo il bisogno, tutto qui...-

-Sai che posso denunciarti?-il sangue mi si gela nelle vene. -Ma non lo farò. Non mi dispiace questo a dire il vero...-

Pericolo scampato.

Me ne accorgo solo io o sembra anche a voi che io sia una calamita vivente attira guai? Le cose più strambe capitano a me e, quando ciò non è cosi, sono io quella che se le va cercare. Tipo ora.

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