Non sanno come mai sono rientrati in quel locale, sanno solo che sono entrambi ubriachi mentre stanno ridendo rumorosamente da dei minuti che non hanno contato, e mentre Michele stava per ordinare l'ennesimo boccale di birra sente la voce del biondo squillargli nelle orecchie.
-a quando la prossima uscita?-
Urlò Genn, per sovrastare il rumore della musica, che ora era divenuta un remix di pezzi rock classici.
-non ho il tuo numero, che ne posso sapere io?-
Ridacchiò Michele mentre alla fine quel boccale di birra lo aveva ordinato davvero, e lo teneva tra le mani con una presa tremante a causa dell'alcool.
Osservava Genn urlare contro il barista e intimargli di dargli una penna per scrivere, enfatizzando ogni parola, rendendola quasi una sgridata, causata dall'alcool.
Con uno strattone prese la mano destra di Michele, a cui cadde della birra dal bicchiere, la portò più vicina al suo petto e iniziò a scrivere il suo numero, incidendo la pelle e facendogli pure un po' male.
A Michele venne il magone, nonostante fosse ubriaco. Lui era il primo ragazzo con cui parlava così apertamente dopo che Giulio lo aveva tradito, sapeva che lui e Genn non sarebbero mai potuti stare assieme, anche perché il biondo era fidanzato, ma si sentiva ugualmente quasi in colpa, così scostò leggermente la mano dalla presa del biondo.
Genn sembra notarlo, così riprende a urlare.-non devi pensare a quel coglione va bene!? Lui non ti merita-
A Michele si delinea un piccolo sorriso sulle labbra, mentre sente le braccia di Genn scivolargli attorno al collo e tutto il suo peso cadergli addosso.
Il biondo era visibilmente più ubriaco di lui, che aveva bevuto si e no 6 bicchieri di birra, e si era palesemente addormentato a causa di tutto l'alcool ingerito.
Michele ridacchiò leggermente, prima di sollevare il corpo del ragazzo e avvicinarlo al suo fianco.
Pagò il barista, uscì dal locale assieme al biondo e chiamò un taxi.
Quest'ultimo non tardò ad arrivare, e così Michele adagiò il corpo del biondo sul sedile e con tutta la normalità che riusciva a trovare nel suo tono di voce dettò l'indirizzo di casa sua al conducente.
Dopo sette minuti, si questa volta li ha contati, giunsero -finalmente- a destinazione, e Michele, compiendo il medesimo gesto di prima prese tra le braccia il corpo del ragazzo che aveva conosciuto poche ore prima, se lo portò accanto al suo e con un po' di fatica lo trascinò all'interno dello stabile in cui viveva.
Dopo aver aperto la porta portò Genn sul suo divano, scostando i fazzoletti di cui era ricoperto, e lo sdraiò con un minimo di delicatezza su di esso, per poi andare a chiudere la porta.
Sulla soglia di quel salotto si fermò, ad osservare il profilo di Gennaro così pulito e ben delineato, e a ricordare tutte le volte che ha trovato il suo Giulio a dormire lì perché stava montando un video per il lavoro e si era addormentato, e tutte le volte che lo svegliava con un piccolo bacio e una carezza sulla guancia, pensò che vorrebbe fare la stessa cosa con Genn, poiché a lui piace sul serio, anche se si conoscono da poco, con lui sente quell'alchimia che magari con Giulio mancava, o era semplicemente stata trascurata, però decide di non farlo, di lasciarlo dormire lì, così si avvia verso camera sua, con un sorriso intenerito sulle labbra, si corica nel suo letto e piano socchiude gli occhi;Quella mattina c'è un cielo di un color grigio-azzurro e un lieve vento soffia per le strade di Milano.
A Michele duolono gli occhi, la sera prima i neon lo avevano stordito, e si sente letteralmente una merda, non si ricordava che il post-sbornia facesse così schifo, non era più abituato.
Fa il suo ingresso nel salone strofinandosi la mano sul viso sconvolto, mentre i piedi fasciati dai calzini bianchi strusciavano sul parquet freddo, producendo un suono lievemente stridulo.
Subita nota Genn ancora addormentato sul divano di pelle, coricato in posizione fetale, con una mano sotto la guancia, ancora vestito come la sera precedente.
Si avvicina delicatamente al suo volto, e piano gli da una piccola pacca sulla spalla, che non ebbe un esito, avrebbe dovuto provarci tre volte e continuare a sussurrare -Genn- prima di riuscire a svegliarlo.