III.

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Che freddo pensò Genn non appena mise il naso fuori di casa.
Faceva un freddo porco e lui aveva addosso solamente una felpa logora sui gomiti, poiché era uscito in fretta e furia, cercando di evitare lo sguardo di Alex e tentando di camuffare le lacrime.
Si era decisamente pentito di quella scelta così frettolosa, e mentre accendeva una sigaretta, tenuta in equilibrio sulle labbra, aspettava Michele, aspettava di veder spuntare da dietro la casa di fronte alla sua una panda grigia metallizzata.
Gli occhi iniziavano seriamente a fargli male, non aveva mai pianto così tanto prima di quel giorno, e sentiva ogni sicurezza svanire dal suo corpo, accompagnata dalle poche forze che gli restavano.
Si sedette su quel marciapiede leggermente umido, si tirò su il cappuccio della felpa e non fece nemmeno in tempo a finire la sigaretta che quella macchina si fermò precisamente davanti a lui.
La figura di Michele scese e si piazzò di fronte a Genn, che teneva il capo basso, gli occhi chiusi, con la sigaretta ancora tra le labbra, che si consumava al vento.
Si chinò leggermente sulle ginocchia, fino ad essere alla stessa altezza del suo volto, gli posò una mano sulla spalla e piano iniziò a massaggiarla.

-ehi-

Sussurrò Michele, mentre si sedeva su quel marciapiede umido.
Genn non disse una parola, aveva una tale angoscia che non riusciva nemmeno a formulare un pensiero, e di scatto si buttò sul petto di Michele, lasciando cadere la sigaretta e affondando il viso nel suo incavo del collo, come a nascondere il suo dolore.
Il moro rimase immobile per un attimo. Non era abituato a tali gesti da parte del biondo, e di fatto ci mise qualche secondo prima di poggiare delicatamente la mano su quella massa di capelli coperti dal tessuto della felpa e stringerlo su di sè, tentando in tutti i modi di tranquillizzarlo.
Il moro sentiva Genn tremargli sotto le mani, mentre dei singhiozzi rumorosi riecheggiavano nell'aria; in fin dei conti tra le braccia di Michele Genn si sentiva un pochino meglio, sentire il suo profumo riempirgli il naso, sentire la sua felpa morbida sotto la guancia, e percepire il suo affetto e la premura nei suoi confronti lo faceva stare bene.
Alzò di poco la testa, tanto quanto bastava per poterlo guardare in quegli occhi verdi, che secondo lui erano magnifici, e

-grazie-

Michele iniziò ad accarezzargli piano la guancia, con tocco delicato e quasi Genn fosse un'anima fragile, che poteva rompersi da un momento all'altro.

-vieni, ti porto in un posto.-

Disse Michele mentre si alzava da quel marciapiede che ora non era più così umido, mentre riprese a fissare Genn e gli porse la mano.

-no Michele, seriamente io non...guarda come sto messo...-

-ti fidi di me?-

-mhm forse-

Un piccolo sorriso si delineò sul viso del biondo, mentre si alzava pure lui dal marciapiede e veniva aiutato da Michele, il quale lo aveva convinto a seguirlo.
Salirono sulla Panda e mentre Michele avviava la macchina, Genn si chiedeva come mai fosse così gentile con lui, in fondo vedeva se stesso come un peso, una persona che aveva il solo scopo di essere di intralcio per qualcuno, eppure Michele era sempre così disponibile e premuroso e lui non se ne capacitava. Quei pensieri furono interrotti dalla mano del ragazzo che si poggiava piano sulla sua coscia sinistra, seguita un suo sguardo quasi azzardato e un piccolo sorriso appena accennato.
Avrebbe voluto dirgli quello che provava e che ancora non realizzava a pieno, ma era troppo confuso per poterlo fare.
                                 **
Dio quanto avrebbe voluto baciarlo mentre erano ancora sul marciapiede, in quel momento era quello che più assomigliava ad una piccola creatura fragile, indifesa contro il mondo, e questo faceva scaturire in lui una tenerezza quasi esagerata.
Logicamente non lo ha fatto, semplicemente perché lui tende sempre a farsi mille paranoie su come potrebbe reagire, sul fatto che lo conosce davvero poco e questo lo frena sempre;
Mentre ancora gli accarezzava la coscia arrivarono a destinazione, ovvero casa di Michele.
Appena spense il motore Genn riconobbe subito quel posto, e con la voce ancora impastata biascicó

anima fragileDove le storie prendono vita. Scoprilo ora