Scusate gli eventuali errori.
Mi è successo a 5 anni quando mio padre mi ha spiegato che non potevo guardare i Teletubbies per tutta la vita.
Mi è successo in quarta elementare quando ho preso per la prima volta un voto inferiore al 9.
Mi è successo a 13 anni quando è morta la mia magnifica nonna, che sogno ancora qualche notte.
Mi è successo a 14, quando una persona mi ha detto " Me la posso cavare alla grande senza di te ".
Mi è successo a 15, quando mi è scappata un' enorme bugia dalle labbra.
E mi sta succedendo adesso, in un modo violento e grande.
Quella sensazione di sorpresa mista a delusione che ti riporta bruscamente alla realtà, ti colpisce più volte su qualcosa che non pensavi ti avrebbe mai suscitato nessuna emozione.
Il tuo giudizio è sbagliato.
Wrong.
Game over.
Ritenta e sarai più fortunato.
Questi sono i miei pensieri mentre guardo Sarah Cloaverson, la ragazza che tutti credono perfetta, che prende a pugni il muro, con il sangue che le scivola sulle nocche e un espressione di profonda concentrazione e tristezza sul viso.
- Sarah? Sono Dahlia, posso? - mormoro piano, per paura di farla arrabbiare ancora di più.
- Ci sei già. - mi dice senza girarsi.
Tre parole lanciate con un tono talmente aspro da una ragazza all'apparenza così dolce, mi colpiscono e mi fanno male.Passa oltre. Ti ha trattato sgarbatamente perché sta male. Aiutala. Togliti il tuo dolore dalla testa e prendi il suo, è molto più grave.
- Ehi - le dico con dolcezza, bloccando un altro pugno. Il sangue dalla sua mano passa sulla mia. - Come mai ti sei ridotta così? -
In questo momento, Sarah mi guarda male, ma veramente male. Un misto di sufficienza, disgusto e "non-mi-servi-vattene".
Passa oltre. Ricordati che sta soffrendo.
- Non sono una tua amica o uno dei tuoi "pazienti", Dahlia. So di essere una persona orribile, non c'è bisogno che me lo dica tu. Voglio stare sola. Grazie e ciao. -
Scuoto la testa e le prendo le mani, portandola verso il lavandino.
- Non devi aver paura del mio giudizio. Io ti posso ascoltare, e tutto si può risolvere. -
E stranamente, dico a me stessa che questa non è una bugia.
Le sciaquo le mani senza sapone, perché potrebbe bruciarle, e le sorrido incoraggiante.
Lei respira profondamente e fa una smorfia di ricambio.
Ci sediamo, e si prende la testa fra le mani.
- E la lezione? -
Ha ragione, cavolo. Non ci avevo pensato.
Ride fintamente e mi dice : - Possiamo uscire da scuola insieme. -
- Okay. Lo dirò a mia madre...-
Lei si scuote tutta, poi d' un tratto si gira e con uno strano ghigno dice : - Stai bene con il mascara. -
Va in classe e io ne approfitto per specchiarmi.
Cosa vedi?
Non un granché.