Prologo

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Sherlock non era mai stato bravo a parole, le odiava. Odiava doverle scegliere, metterle in fila, farle suonare bene o male. Era per questo che parlava poco, nonostante avesse un sacco di cose da dire. Lasciava tutte le interazioni col mondo esterno al suo blogger, ma ogni tanto c'era qualcosa che doveva fare da solo.
Si avvicinò alla lapide con calma, stretto nel lungo cappotto, per ripararsi dai brividi che sentiva nella sua anima.
Aveva deciso che anche quella volta avrebbe preso in prestito parole non sue, ma già collaudate e adatte per l'occasione.
Fece un ultimo passo avanti, il cuore in gola.
"Ti chiedo solo un ultimo miracolo. Fallo per me, smetti di essere morto."
E poi aggiunse, una piccola distrazione dal copione: " Mi manchi"
Si girò, e se ne andò il più in fretta possibile.
Un raggio di luce mattutina colpí il nome inciso sulla pietra della lapide: James Moriarty.
E mentre l'uomo col buffo cappello risaliva in taxi, un uomo continuava a fissarlo nascosto dietro un albero.
"D'accordo" sussurrò.

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