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"Cos'hai trovato?" Il detective non aveva molta fiducia nella polizia, ma apparentemente qualche volta i loro metodi funzionavano. "Un computer"
Alzò gli occhi al cielo.
"E cosa c'è sul computer?"
"Non lo so" Ecco perché non aveva fiducia nella polizia.
"In che senso?" Iniziò a pensare che fosse lì solo perché a Gualtiero piacesse farlo sembrare stupido.
"È distrutto" o forse era solo Gianni ad essere stupido
"E cosa ti fa pensare che c'entra col caso?"
L'ispettore gli porse una bustina di plastica, con all'interno un bigliettino.
'Ti serviva?'
La calligrafia sempre la stessa, era impossibile sbagliarsi.
"John, vieni. Andiamo"
Sherlock s'impossessò del computer, cercando di non perdere più briciole dello stretto necessario.
"Dove?"
"Da un amico"

"Chi è?" chiese John prima di suonare il campanello. "Un hacker che mi deve un favore, l'ho aiutato in un processo di un suo amico a creare delle prove false e un alibi.- due occhi castani lo fissavano allibiti, sgridandolo - In ogni caso, è il migliore, ed è quello di cui abbiamo bisogno ora. No?"
La porta si spalancò su un uomo sulla trentina, capelli verdi ricci, corporatura tutt'altro che atletica e la maglia con il logo di un videogioco macchiata in più punti.
"Holmes! Quanto tempo!"
"Alan, sono venuto a riscattare quel favore"
"Cos'è?"
"Spero che ce lo possa dire tu" disse mettendogli in braccio l'ammasso di metallo.

Sherlock fissava abbastanza divertito John, che era seduto sul divano in punta di culo, cercando di non fissare troppo ostentatamente le macchie di unto e sporcizia sul tappeto e sui cuscini. Cercava di non toccare nulla, e aveva la faccia di uno che desiderava ardentemente dell'amuchina. Era sicuro che avesse rifiutato il tè solo per paura di ammalarsi.
Erano lì da mezz'ora e fissavano Alan spostare pezzi di hardware dal computer alla chiavetta, manovrare una pinzetta, muovere il mouse, pigiare dei tasti, mettersi le dita nel naso e imprecare. All fine tirò una vera e propria bestemmia. "Mi spiace detective, ma non posso toccare nulla di ciò che è su questo computer senza finire in prigione, è protetta dal MI6" Sherlock avrebbe giurato che John fosse sollevato dalla notizia, perché voleva dire che se ne sarebbero andati.

La signora Hudson cercava con tutta se stessa di non guardare il timer, sapeva che aveva solo mezz'ora, e se John e Sherlock non sarebbero arrivati sarebbe morta. Lasciò una lacrima scivolare giù dalla guancia.

"Chiama Mycroft!"
"Lo sto facendo"
"Risponde?"
"Direi di no"
"Diamine"
"È partita la segreteria, è occupato a salvare l'Inghilterra o qualcosa del genere. Che facciamo?"
"Andiamo da lui, otteniamo le informazioni e torniamo da Greg"
"Greg?"
"L'ispettore"
"Ah, ora si fa chiamare così?"
"È il suo nome"
"Da quando? In ogni caso, prima devo passare a casa a prendere una cosa importante"

"Mrs Hudson? È in casa?" John era felice di rivederla, fra la bambina e altri casini era un bel po' che non passava a salutare. "C'è troppo silenzio."
"Sono tonfi quelli?"
"Forse sta passando l'aspirapolvere"
"Allora non disturbarla, non sai che scenate che mi fa!"
I tonfi aumentano, insieme ai gemiti, ma nessuno ci fa caso.
"Ma Sherlock, ci tengo così tanto a salutarla.."
"Oh e va bene, fai in fretta!

John salì le scale due gradini alla volta, entusiasta, e spalancò la porta. Quello che vide lo agghiacciò. "Sherlock, sali subito! È legata. C'è una bomba!" Intanto le tolse lo scotch dalla bocca e iniziò a visitarla per controllare che stesse bene.
"Oh, giovanotto, ho visto più bombe io nella mia vita che tu ammalati"
John sorrise.
Sherlock arrivò in quel momento, e buttò gli occhi sul biglietto. Riconobbe di nuovo la scrittura, e i suoi occhi guizzarono di gioia. "John, quanto tempo ho?"
"5 minuti e quaranta secondi"
Il detective chiuse gli occhi e si estraniò, era ovvio che la frase fosse la chiave.
'Dovevi essere più nobile e non legarti a nessuno'
Numerò lettere e parole, ma senza trovare un senso. Passò altri due minuti a provare dei codici che aveva imparato in Bielorussia e un metodo di decrittografazione andaluso. Niente, la frase non aveva senso.
A cosa si riferiva la frase? Gli ricordava lontanamente qualcosa ricordato a scuola.. ma cosa? I gas nobili! Quindi, la tavola periodica.
"Il codice è la tavola periodica" urlò. Il timer però non si fermò, si affacciò alla finestra e urlò ancora. John spaventato, iniziò a consolare la signora Hudson"
"Sherlock, decifralo. Hai un minuto e tre secondi. Fai in fretta"
Sherlock richiuse gli occhi. Ogni numero, un elemento, ogni elemento un simbolo.
La frase prendeva man mano forma nella sua testa.
Mo R I Ar T Y I S Al I V E

***
Eccolo qui, con tre giorni di ritardo, il capitolo 4! Che ve ne pare?

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