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"Non capisci John? Londra è in lutto. I criminali piangono il loro capo in silenzio. I fatti restano nelle loro tane, il fiume scorre placido senza fare caso a nulla. Io mi annoio, mi annoio a morte. La verità è che lui.."
Cavolo, era difficile parlare così. Con serietà, mentre la faccia immobile dell'altro lo guardava con un sorriso sprezzante.
Ma in fondo, era solo questione di abitudine: si era abituato ad avere un coinquilino, poteva abituarsi a parlare con un palloncino.
O forse no.
Si chiese come aveva fatto a passare tutti quegli anni da solo, senza che nessuno lo comprendesse mai, poi di colpo aveva trovato due persone che lo capivano, e ora le aveva perse entrambe. Una, viveva in un altro appartamento con la sua splendida bambina, l'altra, sottoterra, non viveva più.
"La verità è che mi manca."

Greg Lestrade buttò via il fondo di caffè nella tazza e salì le scale del 221B di Baker Street.
"Sarai contento, spero. C'è un nuovo caso che chiede proprio di te."
Osservò la faccia di Sherlock illuminarsi come le lampadine di un albero di natale.
"Di che tipo?" "C'è un biglietto"
Mentre il detective chiamava John, l'ispettore analizzò la casa, chiedendosi cosa fosse cambiato. L'appartamento era sempre lo stesso, stessa la carta da parati e le poltrone, ma la mancanza di un maglione di lana che batteva i tasti del suo computer rendeva l'atmosfera più fredda.
E Sherlock, depresso come un cane abbandonato, deperiva in un angolo, senza cercare di tirarsi su in alcun modo.
La signora Hudson, come lui e Molly, era preoccupata, ma nessuno poteva farci niente. Solo quando il dottor Watson e la sua bambina gli facevano compagnia il viso del sociopatico si illuminava. Ma non ancora come un tempo.
Greg si scrollò di dosso questi brutti pensieri, che lo intristivano e non erano fatti suoi.

Per John, nonostante l'allenamento di anni in guerra, fu dura vedere quel cadavere. Ringraziò mentalmente di non essersi portato la piccola e di averla lasciata a Molly. Un corpo giaceva scomposto su un automobile da collezione. Il cervello era esploso e il sangue colava ovunque, impregnando i sedili di pelle. Un grosso squarcio si apriva, dalla gola ai reni, e gli organi scivolavano lentamente verso le ginocchia. Avevano asportato il cuore, e al suo posto c'era un biglietto.
Sherlock ignorò tutto il sangue e il corpo, per concentrarsi sul foglio.
"Carta spessa, elegante. Tipo da ricevimento, o inviti del matrimonio. Una riga d'oro da entrambi i lati, filigrana italiana. Una donna di classe. "
"Donna?"
"Gli svolazzi, la quantità di inchiostro sulla carta. È la pressione esercitata dal polso di una donna, o di un bambino. Ma la scrittura arzigogolata è troppo complessa, quindi deve essere una donna"
"E, cosa c'è scritto?"
John si sporse oltre la spalla. Su un lato del cartoncino, in inchiostro nero, c'era scritto "giochiamo?" e dall'altro "trova il numero"

Gli occhi di Sherlock brillavano per l'eccitazione, anche se una voce nella sua testa cercava di ripetergli che qualcosa non andava.
"Suona familiare, - pensò - ma di un familiare che non può fare male.."
Era ora di andare, avevano un omicidio da risolvere. Si tirò su il bavero, e si allontanò a grandi passi.

Miss you  {SHERIARTY FANFICTION}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora