Daya guardò il mare, fece una lunga inspirazione e poi lasciò uscire l'aria dalla sua bocca lentamente, al termine di quell'azione un piccolo sorriso comparve sulle sue labbra rosa. Il promontorio su cui si trovava dominava il paesaggio sottostante, la ragazza osservò un attimo il panorama che si apriva sotto i suoi occhi, le pareti scoscese che scendevano a picco sul mare, le case e le piazze del villaggio sottostante, e l'infinito spazio salato che brillava tutto intorno. Poi con maestria si arrampicò sul grande masso che, lì in cima al promontorio dominava il tutto, e, una volta in cima, si sedette incrociando le gambe, facendo scontrare fra loro le due scimitarre che portava alla cintola.
Nonostante la pelle fosse abbronzata, i lineamenti erano sottili e fini molto femminili, i capelli, color miele, erano lunghi e setosi e formavano ampi boccoli che scendevano fin sotto le spalle, e gli occhi, incorniciati da lunghe ciglia nere, erano grandi del colore giallo/oro tipico dell'ambra. Il corpo agile e snello era vestito in modo molto semplice, pantaloni larghi beige e una casacca marrone scuro, stretta in vita da un cinturone di cuoio, ai piedi, gli stivali di pelle, lucenti e ornati di borchie, erano l'unico indumento di una certa fattura.
Dopo un attimo la ragazza allungò le gambe, poggiando le braccia all'indietro il viso diretto verso il cielo blu. Sentiva il fragore delle onde che si abbattevano con forza in fondo alla falesia, il vento che portava l'odore salato del mare e il sole che le riscaldava la pelle come una dolce carezza. Quanto le piaceva stare lì. In momenti come quello aveva sempre l'impressione che tutte le sue idee si mettessero in ordine e che quel dolore che perennemente aleggiava nel suo cuore si affievolisse come per magia.
Quel giorno, inoltre era particolare, Taras le aveva chiesto di fare da guida a dei forestieri provenienti dal continente, e così quell'ombra scura, che sempre la seguiva, era quasi scomparsa, allontanata dalla prospettiva di un futuro diverso dal solito.
Normalmente avrebbe rifiutato una richiesta come quella di Taras, far da guida a sconosciuti poteva rivelarsi difficile e molto pericoloso, ma quell'uomo era forse l'unica persona in quell'isola che lei non volesse uccidere e quindi aveva accettato anche se non proprio di buon grado.
La campana risuonò tre volte, doveva tornare al villaggio, i forestieri sarebbero sbarcati a momenti. Sbuffò scocciata poi, con un salto scese dal masso, si spazzolò i vestiti con calma, e sempre lentamente cominciò a scendere la lunga scalinata di pietra che dal promontorio portava al porto.
Quando arrivò, la nave era già attraccata al molo, Taras era sul ponte che discuteva con quattro persone, e lei si fermò leggermente in disparte, volendo osservare con calma i nuovi arrivati.
Taras era un uomo sulla quarantina, di corpulenza e altezza media, il viso era marcato da grosse rughe e la pelle era quella di un uomo che aveva vissuto in contatto col vento e col mare, ma gli occhi nocciola denotavano una vitalità poco comune. Nonostante i vestiti usati e logori, quell'uomo aveva nel portamento un qualcosa di aristocratico, una certa nobiltà che affascinava e al contempo incuteva rispetto.
«Buona sera» disse lui facendo un leggero segno del capo verso i suoi ospiti «Il mio nome é Taras, immagino che voi siate i guerrieri del Paese Bianco»
Le persone cui Taras aveva parlato erano quattro ragazzi che dovevano essere intorno ai vent'anni, all'incirca la stessa età di Daya, erano due ragazze e due ragazzi.
Una delle quattro persone attirò l'attenzione di Daya per la sua diversità. Era piccola, quasi minuscola, i capelli neri erano lunghi fino a metà schiena, e gli occhi anch'essi neri sembravano luccicare grazie al contrasto con la sua pelle lattea, aveva l'aria un po' timida e sperduta ma contemporaneamente dava l'impressione di sapere perché fosse lì. Al suo fianco vi era un ragazzo che definire bello sarebbe stato un diminutivo. I capelli, corti e arruffati, erano di un colore rosso scuro simile al mogano, il viso dai lineamenti assolutamente perfetti incorniciava con armonia il naso dritto e la bocca rosa dalle labbra sottili. La carnagione scura, olivastra quasi tendente al dorato, faceva risaltare i suoi occhi di un verde magnifico.
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I Guerrieri di Goran - Cuore in tempesta
Fantasy«Io non sono contro di te... Vorrei solo capire cosa pensi di fare...» «Che cosa penso di fare? Non lo so, non ci ho nemmeno pensato. Ma dimmi è così sbagliato non pensarci? È così sbagliato aver voglia di godersi il momento senza occuparsi di quel...