Chapter V

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"Oggi è Halloween, sfigata! 👻👻"

Ancora frastornata a causa del risveglio piuttosto brusco, leggesti, senza nemmeno però prestarci attenzione, le parole impresse sul display del cellulare. Il mittente di quell'educatissimo messaggio? Rain ovviamente.

Roteasti gli occhi, chiudendo il cellulare e lasciando affondare il viso nel cuscino.
In quel momento più che mai eri di pessimo umore.
Motivo? Tua madre era piombata poco prima in camera tua urlando che eri in ritardo per la scuola - tanto per cambiare - e che lei ti avrebbe accompagnato, dato che doveva recarsi in ospedale il più presto possibile. O almeno questo era quello che avevi compreso in quel momento, dato che le rotelle del tuo cervello ancora non funzionavano correttamente.

Non le avevi detto che ieri a scuola non ti ci eri recata, e sinceramente speravi la signora Cotton si facesse i cazzi suoi e non andasse a raccontare che ti aveva trovata alle 12:10 ad aspettare la fermata dell'autobus. In uno stato pietoso, tra l'altro.

Ormai quasi pronta, indossasti la tua felpa [c/p], e dalla tasca di essa cadde quello strano disegno che la sera precedente James ti aveva mostrato fiero. In un primo momento ti chiedesti cosa ci facesse lì, e dopo aver realizzato che "l'avevi preso in prestito", lo raccogliesti e lo scrutasti attentamente.

"Ma che accidenti l'ho preso a fare?"

Ti maledicesti mentalmente, infilandolo all'interno dello zaino; tirasti un sospiro, osservando il tuo riflesso nello specchio: Rain aveva ragione, eri troppo paranoica. Magari James ti stava facendo uno scherzo in occasione di Halloween, sì, era sicuramente così. D'altronde i bambini si divertivano in questo modo, no?
E così, con un'inusuale sorriso stampato sulle labbra e lo zaino sulle spalle, scendesti al piano di sotto - dato che non ne potevi più di tua madre che urlava di sbrigarti - e, con uno strano alone di ottimismo, ti recasti in macchina, pronta ad affrontare un'altra giornataccia di scuola.

Poco sapevi, però, che quella sarebbe stata l'ultima volta che avresti rivisto i tuoi compagni.

«Scusa tesoro, ma credo che per il ritorno dovrai arrangiarti con l'autobus. Io e tuo padre torneremo domani mattina: anche oggi abbiamo il doppio turno.»
Spiegò tua madre, con tono monotono e sconsolato, parcheggiando la macchina dinanzi al cancello della scuola.
«A casa ci sono dei biscotti e del latte, cerca di farteli bastare per la cena. In alternativa, puoi sempre andare dalla vecchia Merybeth a prendere un thè.»
Suggerì, non attendendo la tua risposta. Il tutto, fu seguito dal sorriso di chi trovava la questione divertente anzichè tragica.

«No grazie, preferisco rimanere a digiuno.»
Sorridesti a tua volta, scendendo dalla macchina e chiudendo la portiera, salutandola con un "a dopo!". Ma prima che potessi fare un altro passo, tua madre ti fermò pronunciando a gran voce il tuo nome.
Ti girasti, piuttosto confusa, e nel frattempo, lei abbassò il finestrino.
«Volevo solo ricordarti che io e papà ti vogliamo bene. Lo sai, vero?»
Ti guardò negli occhi, dolcemente, e tu, in un primo momento, non nascondesti lo stupore causato da quella domanda improvvisa. Subito dopo, però, un sorriso si formò agli angoli della tua bocca.

«Lo so, non devi ricordarmelo.»
Rispondesti semplicemente, e avresti potuto giurare che in quel momento gli occhi di tua madre fossero lucidi. Non aggiungesti altro, e nemmeno lei. Ti congedò con un "vai che fai tardi", e tu annuisti, iniziando a camminare in direzione del complesso scolastico - anche se mentalmente ti chiedevi ancora il motivo per cui ti avesse ricordato una cosa del genere -. Ovvio sapevi ti volessero bene, d'altronde erano stati loro a crearti.
Forse, era solo a causa della discussione avvenuta la mattina precedente?

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