One.

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Tengo tesa la spessa ciocca ramata con i polpastrelli delle dita, che ormai non tremano quasi più per paura di sbagliare. Avvicino per l'ultima volta le forbici e zac!, si sente di nuovo quel deciso suono che precede la caduta dei miei capelli sul pavimento del bagno.

Fisso quel piccolo cespuglio composto da migliaia di sottilissimi fili rossi, ammassati l'uno sull'altro, e non so a cosa pensare. Ho realizzato già qualche istante fa di aver fatto una cazzata, ma non posso tornare indietro nel tempo o riattaccarmi i capelli con la colla. Il danno ormai è fatto.

Non so proprio chi me l'abbia fatto fare di ascoltare mia madre, la quale è da mesi che minaccia di trascinarmi dal parrucchiere per accorciare la mia chioma da lei più volte definita incolta e indomabile.
Provo fin da piccola un odio inspiegabile verso i parrucchieri e in generale verso chi mi tocca i capelli, perciò ho preso le forbici e me ne sono occupata io, un taglio netto senza ripensamenti o alcun tipo di rimorso.

Spesso è questo il modo in cui prendo un qualsiasi tipo di decisione nella mia vita. Non ci penso mai due volte prima di fare qualcosa, agisco e basta seguendo il mio istinto, anche se è raro che non me ne penta poi in seguito.

Quando finalmente trovo il coraggio, alzo lo sguardo verso il mio riflesso allo specchio e mi osservo. I capelli umidi e mossi non mi arrivano più ai fianchi come poco fa, ma si fermano poco oltre le spalle. Faccio qualche smorfia allo specchio e mi passo una mano fra i capelli, complimentandomi mentalmente per la riuscita del taglio nonostante l'orario. Solitamente a quest'ora del mattino non riesco neppure a raggiungere la cucina per fare colazione senza andare a sbattere contro qualche porta.
L'idea di asciugarli non mi passa neanche lontanamente per la testa, perciò esco dal bagno e mi dirigo in camera per mettermi qualcosa di decente addosso.

Dopo dieci secondi scarsi di ricerca, tiro fuori dall'armadio dei pantaloni strappati e uno dei tanti maglioni appallottolati disordinatamente nel cassetto. Sono sempre stato un tipo poco attento all'aspetto, per quanto mi riguarda potremmo girare tutti nudi senza provare un briciolo di vergogna.

Le grida stridule di mia madre risuonano per tutta la casa ma sono più che certa che provengano dal bagno che ho abbandonato qualche minuto fa.
"Eleanor!" Il mio sguardo annoiato è già rivolto verso il cielo. "Ma si può sapere che hai combinato in bagno? Hai tosato una pecora?" In un primo momento aggrotto le sopracciglia non capendo a cosa si stia riferendo, poi però mi ricordo di aver lasciato quel mucchio di capelli per terra, per non parlare di tutti gli asciugamani e i vestiti sparsi da ogni parte. Ammetto di non essere un'amante dell'ordine.

Dovrei andare lì per giustificare quel disastro ma la pigrizia vince sempre, così aspetto. Aspetto perché, conoscendo il grado massimo di tolleranza di mia madre, so per certo che nel giro di pochi minuti farà capolino alla mia porta con i denti digrignati per la rabbia e la vena pulsante sul collo. E' un dato di fatto, perciò perché stancarsi tanto per raggiungerla?

Come previsto, esattamente due minuti dopo sento il rumore delle sue scarpe col tacco battere sul pavimento con insistenza, segno che mi sta raggiungendo e anche con una certa fretta. In casi come questi non so mai se scappare o aspettare che la rabbia di mia madre termini di evolversi come un Pokémon, ma come ho già affermato in precedenza preferisco non muovere un muscolo e aspettare.

Non passano molti secondi prima che la donna inferocita entri in camera e mi scagli contro una delle mie felpe, probabilmente trovata in bagno insieme al resto dei vestiti da lavare. "Quel bagno è un porcile, Eleanor! Sei una signorina, non puoi continuare a comportarti come un primitivo. Manca solo che tu vada in giro con una clava!" sbraita, però poi il suo sguardo truce cade sui miei capelli e rimane perplessa.

Io sbuffo sonoramente al suo ennesimo rimprovero, prendo lo zaino e le passo accanto, intenzionata ad ignorare completamente la discussione e ad uscire di casa il più velocemente possibile. Non sono neppure le sette e trenta e già sono stanca di questa giornata. 

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