Parcheggiai davanti il vialetto. N° 13, il numero era lo stesso del biglietto che Noah aveva lasciato sul tavolo della cucina quella sera del 4 Ottobre.
Il giardino adiacente alla casa era molto curato. Cespugli rigogliosi e dai fiori variopinti costeggiavano il viale che conduceva all'ingresso dell'abitazione.
"Noah Berlanti" , il nome della targhetta posta sul campanello, neanche ricordavo fosse quello il suo cognome. Lucy portava il mio cognome poichè lui non c'era il giorno della sua nascita, penso che mi sarebbe piaciuto un giorno darle il cognome di suo padre.
Suonai il campanello e subito lui mi apriì la porta come se mi avesse sentita arrivare.
<<Susan, accomodati.>> mi fece cenno di entrare, poi si avvicinòper salutarmi, quando fu abbastanza vicino tentò di rubarmi un bacio ma mi scostai.
<<Bell'appartamento, davvero un'ottima scelta, è molto grande per una sola persona non trovi?>>dissi guardandomi intorno e ammirando lo splendore generale.
<<Magari tu e Lucy potete venire a vivere qui da me>>intonò con aria scherzosa.
Osservai i suoi occhi verdi, che ancora erano capaci di mandarmi in confusione e poi sorrisi timidamente. Non mi sarei mai aspettata di sentire queste parole dalla sua bocca. Quella stessa bocca che mi avevava abindolata in gioventù e poi abbandonata sibilando che tutto ciò "non faceva per lui".
<<Stiamo bene dove siamo>> risposi con tono di voce più serio, poi presi a curiosare nella stanza per divagare dal discorso.
<<Di questo parleremo con più calma Su. Ti ho chiesto di vederci per parlare di noi intanto. E di Lucy che in questo momento è la cosa più importante.>>
Feci un cenno di approvazione con la testa e mi sedetti sul divano facendomi posto tra gli scatoloni del trasloco seminati per casa. Innumerevoli scatoloni occupavano la stanza, il corridoio e le scale che portavano al piano superiore, con enormi scritte che indicavano il luogo alla quale apparteneva il contenuto.
"noi,aveva detto noi?Lo avevo sentito bene oppure era solo una mia impressione, uno strano scherzo che la mia mente mi stava giocando"
<<Su, la compagnia per la quale lavoro ha fondato qui a Roma una sede e mi ha messo a capo dell'associazione come direttore marketing. Ho accettato il posto per poter tornare, per poter stare accanto a te e a mia figlia. So di aver commesso degli errori ma..>>si avvicinò a me e mise le mie mani tra le sue,<<Ma voglio rimediare. So anche che ci vorrà del tempo affinchè tu possa tornare a fidarti di me. Hai tutto il tempo che ti serve, solo.. solo non tenermi lontano da Lucy>>, quel verde lucido mi stringeva il cuore in gola, lui fece un sospiro poi tornò a parlare:<<Non ci sono stato per te, adesso permettimi di provare ad esserci per lei>>
Alzai gli occhi al cielo per un secondo poi cominciai a ruotarli in cerca di un punto fisso nella stanza per tornare a ragionare e riuscire a parlare. Noah mi guardava speranzoso in attesa di una mia risposta.
<<Non ho alcun diritto di tenerti lontano da tua figlia Noah>>,e in quel momento un sorriso di felicità mise a fuoco le sue fossete perfette,<<potrai vederla quando vorrai>>, continuai seria,<<ma ciò non comprende me>>, e la voce mi si spezzo in gola diventando flebile.
<<Non hai idea di come mi sia sentita io, ne di quello che ho passato in questi anni da sola a crescere nostra figlia, non ti negherò l'opportunità di conoscerla e di permetterle di concederti un occasione. Mi auguro che tu non faccia a lei ciò che hai fatto a me>>, mi sollevai dal divano e passandomi una mano sul volto per asciugare le lacrime mi accostai alla finestra che dava sul viale.
Il cielo sopra le nostre teste era cupo, ricoperto di enormi nubi grigiastre,quasi certamente stava per mettersi a piovere, un velo di nebbia sottile sfocava il paesaggio cittadino, come in un dipinto.
Quel paesaggio riportò la mia mente a molti anni prima..quegli anni in cui ero attraversata da una felicità smisurata. Goccia dopo goccia cominciò a piovere, dapprima pianissimo poi aumentando a dismisura. Il mio sguardo era fisso fuori dalla finestra,l'acqua veniva giù in abbondanza e ad un tratto sentii l'irrefrenabile voglia di camminarci sotto. Mi voltai di scatto Noah era ancora sul divano , seduto a fissarmi.
Spalancai la porta d'ingresso e mi precipitai fuori, alzai il viso verso il cielo e subito fredde gocce pungenti colpirono a gran velocità le mie guance, chiusi gli occhi.
YOU ARE READING
Gli occhi dell'innocenza
RomanceSusan è una giovane madre single che vive a Roma con sua figlia Lucy. Da quando la bambina è nata lei non le ha mai raccontato del padre e non glielo ha mai fatto vedere.. Un giorno Lucy comincia a formulare quelle domande a cui prima o poi Susan d...