"Mamma,mamma da cosa nasce l'amore?Perchè dite tutti che è bello ma fa male?",Lucy mi inseguiva per casa saltellando a piedi scalsi e non faceva altro che farmi domande, voleva che la guardassi negli occhi e che le dessi le risposte esaudienti che si aspettava. Che potevo dirle?Come potevo spiegare ad una bambina di otto anni che l'amore era complicato e che non sempre ti rendeva felice?
Non riusciamo noi adulti a spiegare a noi stessi questo strano ma curioso sentimento e ciò che provoca..,come poterlo spiegare ai bambini?
Almeno una volta nella nostra vita tutti ci siamo avvicinati troppo al fuoco e ne siamo rimasti scottati,ci è servito per fare sperienza e crescere,anche se, la maggior parte delle volte continuiamo a sbagliare perchè ci fa stare bene.
Le storie nostre non sono come le favole,purtroppo non c'è sempre un lieto fine,in cui il principe arriva a cavallo e sposa la fanciulla con l'abito scintillante e scarpette di cristallo.
Se le avessi fatto credere questo avrebbe coltivato solo illusioni e speranze vane e crescendo ne sarebbe rimasta solo delusa.
Ritornai in me, lei era seduta con gli occhi spalancati,quegli enormi occhi verdi che brillavano, dondolava le gambe a penzoloni che non riuscivano a toccare il pavimento e aspettava che le rispondessi. Io rimasi in silenzio mentre lei mi scrutava da capo a piedi , poi sospirò,si alzò e chinata la testa verso il basso scomparve in corridoio.
Mentre Lucy giocava con le sue bambole io mi sedetti sulla poltrona di velluto rosso a fissare il soffitto immersa nei pensieri.Non ero riuscita a darle le risposte che si aspettava, mi aspettavo che il giorno in cui mi avrebbe chiesto di suo padre sarebbe presto arrivato, era grande ormai, non potevo continuare a rinviare il discorso all'infinito.
Ero troppo giovane quando conobbi Noah,non fu uno sbaglio ciò che ebbi con lui,dopo tutto mi aveva donato mia figlia, io ero davvero innamorata e anche lui.. ma come spesso avviene ciò non bastava, non basta mai solo l'amore. Quando per lavoro si trasferì io mi ritrovai da sola a crescere Lucy ma non lo odiavo per questo,anzi sono sicura di amarlo ancora. Non ero capace di dire a Lucy che a me l'amore aveva solo fatto male, che suo padre non mi amava e che probabilmente non gli importava di noi , di lei.
Una calda lacrima mi rigò il viso e subito la tolsi via con la mano quando vidi entrare Lucy nella stanza. "Mamma?", disse con voce dolce davanti la porta, "sei triste? Io non lo voglio più sapere..l'ho capito!" disse sorredendo e poggiando le sue piccole mani sulle mie ginocchia, "cosa hai capito,tesoro?","Tu mi ami mamma?" disse fissandomi negli occhi, "ma certo tesoro mio,sei la mia bambina" le dissi stringendola a me ,"allora l'amore è una cosa bella"e soddisfatta della mia risposta mi accarezzò il viso. Era così piccola, ma aveva davvero capito, in quell'istante era lei che aveva insegnato qualcosa a me.
Lucy era seduta sul divano a guardare i cartoni e io alle sue spalle preparavo la cena, quel pomeriggio avevamo riso tamtissimo e avevamo parlato di cose "da grandi" ,lei era solita chiamarle così.
Ad un tratto si mise in piedi sul divano e si girò verso di me, poi guardandomi disse: "Mamma?ho un papà anch'io?", a sentir pronunciare quella parola mi si gelò il sangue,tutto intorno a me si fermò, feci un sospiro: "Si", le risposi, fu tutto quello che riuscìì a dire in quell'istante.
Poi non contenta continuò con le domande: "E dov'è? Perchè non è come i papà delle mie amiche?", presi un biccher d'acqua poi mi sedetti vicino a lei sul divano: "Vedi Lucy, il tuo papà ..lavora in un altra città, mentre il papà di Jane lavora qui" le dissi sperando che capisse, "Si ma perchè allora il mio papà non torna mai da me?O non mi fa i regali come il papà di Susy che lavora pure fuori città?", e in viso le spuntò un'espressione pensierosa, "Lucy.. lui è molto lontano." "E dove sta lui non esistono i telefoni?", insisteva ancora, "lascia stare tesoro, quando sarai un po più grande capirai", le dissi accarezzandole una spalla per confortarla ma lei si ritrasse dal mio braccio e balzò in piedi e urlò: "Ma io sono grande mamma, e capisco!" "Lo so tesoro, ma non è ancora il momento", le diedi un bacio in fronte e mi alzai. La cena non fu particolarmente chiassosa.
Quando Lucy fu a letto entrai nella mia stanza e dal cassetto del comò tirai fuori una vecchia agenda, presi il numero di Noah e lo composi, mi distesi sul letto, dovevo e volevo chiamarlo, non per me ma per mia figlia.
Schiacciata la cornetta il telefono squillava: "Pronto? Chi è?", la sua voce era come me la ricordavo, la stessa dopo otto anni, gli occhi mi si riempirono di lacrime, "Pronto?Ma chi è?", insistette lui dall'altra parte del telefono, dopo aver fatto un respiro profondo: "Sono Susan".
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Gli occhi dell'innocenza
RomanceSusan è una giovane madre single che vive a Roma con sua figlia Lucy. Da quando la bambina è nata lei non le ha mai raccontato del padre e non glielo ha mai fatto vedere.. Un giorno Lucy comincia a formulare quelle domande a cui prima o poi Susan d...