Capitolo 15

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I tre grifoni non diedero più fastidio alle 4 serpi e passarono la settimana di "festeggiamenti", come l'avevano rinominata alcuni studenti, senza che nessuno se ne rese conto ed erano arrivati al venerdì pomeriggio. I quattro Serpeverde non sapevano che fare visto che ormai avevano girato tutta Hogsmead, arrivando al punto che si ci potevano orientare anche ad occhi chiusi, andarono pure nella Londra babbana solo un giorno per compiacere Tiffany. Quindi passarono tutto il giorno nella loro Sala Comune a parlare, scherzare e  giocare agli scacchi dei maghi.
Arrivata ora di cena si diressero insieme vero la Sala Grande. Appena arrivati si misero ai loro soliti posti e dopo l’annuncio di inizio banchetto del Preside iniziarono ad abbuffarsi e a chiacchierare tra di loro.

-Allora Tiffy…- disse Pansy con un sorrisino furbo.

-Domani è il gran giorno…- Tiffany guardava l’amica con la fronte corrucciata per chiederle che non sapeva di cosa parlava.

-Domani compirai 18 anni- le disse l’amica con un sorriso enorme stampo in faccia.

-Non me lo ricordare per favore- rispose l’amica alzando gli occhi in cielo

-Dai Tiffany, non fai 18 anni tutti i giorni- disse il suo amico

-Dovremmo almeno festeggiare- aggiunse il suo ragazzo

-No ragazzi. Va bene che usciamo e stiamo insieme, ma niente festeggiamenti. Chiaro?- concluse lei

I tre si guardarono e dissero insieme –va bene-

La ragazza contenta continuò a mangiare e subito i suoi amici presero un altro argomento. Finito di mangiare i ragazzi tornarono in dormitorio, Tiffany disse di aspettarli li mentre andava a lavarsi i denti in camera. Entrò nella sua stanza e si ritrovò davanti la madre che la guardava con occhi lucidi e delle occhiaie molto evidenti, segno che non chiudeva occhio da un po’.
La donna iniziò a parlare.

-Ciao cara-

-Ciao-

-Sei ancora arrabbiata con me?-

-Si è ovvio-

-Come posso farmi perdonare da te figliola?-

-Non lo, ciò che  hai fatto è molto grave-

-Si lo so e non sai quanto mi dispiace averti mentito- la donna chinò la testa e iniziò a singhiozzare

-Mamma, non piangere, per favore- le chiese la figlia con dolcezza

-Come posso non piangere? La mia unica figlia mi odia, non vuole parlarmi e non so come rimediare-
-Ti perdono ad una condizione. Mi racconti di Papà-

-Certo figlia mia. Sono venuta apposta per questo. Ho qui una cosa per te che ti farà capire tutto quanto-

La donna, aveva in mano una fialetta con dentro una goccia che lucciva alla luce delle candele in camera. Tiffany capì subito di doversi dirigere nell’ufficio del preside e di versare quella lacrima nel pensatoio.
Sua madre le disse che quella era l’ultima lacrima del padre e che l’aveva conservata per tutti quegli anni solo per aspettare il momento migliore per dargliela. Tiffany non poté fare altro che saltare al collo della madre, dirle che era tutto perdonato, che le era mancata e che doveva correre al pensatoio. Lei ricambiò l’abbraccio e le disse che l’avrebbe aspettata li.
Tiffany corse giù per le scale del dormitorio con l’adrenalina a mille sul scoprire tutto di suo padre. Uscì dalla Sala Comune lasciando i 3 amici senza spiegazioni e iniziò a correre per i corridoi della scuola, pronta a scoprire chi era.
In un nano secondo si ritrovò davanti al Preside e quest’ultimo la salutò

-Buona sera Tiffany, vedo con piacere che stai iniziando ad usare i tuoi poteri-

-Buona sera a lei Signor Preside. E si, sto iniziando a padroneggiarli-

-Questo mi fa molto piacere. Ma ora mi dica, che cosa le porta qui in una serata così stellata?-

-Mia madre mi ha dato una fiala con dentro l’ultima lacrima di mio padre. Potrei usare il pensatoio, per favore?-

-Ma certo signorina, prego faccia pure-

Tiffany ringraziò il Preside e si avvicinò al pensatoio. Con mano tremante stappò il tappo della fialetta e ne versò il contenuto. Si immerse e precipitò nell’ingresso di una cosa, che subito riconobbe come la casa della sua infanzia.
Davanti a lei c’era la madre con lei in fasce e al suo fianco il padre. Tiffany non poté fare altro che scioccare.
Assomigliava molto a suo padre, i lineamenti del viso, il sorriso, la luce neglio occhi… in molti aspetti era come lui.
Suo padre iniziò a parlare e lei tese bene le orecchie per catturare ogni singola lettera dalla voce del padre che mai poté udire.

-Devo andare cara, loro ci sono sempre stati per me e se eravamo noi nella loro situazione  avrebbero fatto la stessa cosa che sto per fare io-

-E se ti succede qualcosa? Cosa dirò a Tiffany?- sua madre aveva gli occhi lucidi e le tremava il labbro con lo scopo di non piangere disperatamente. Il marito le si avvicinò e accerezzò il viso a lei e alla figlia.

-Io vi amo con tutto me stesso. Ma devo andare. Se mai mi accadesse qualcosa, ho chiesto un incantesimo al Signor Silente per fare in modo che i miei poteri vadano a lei-

-Io non voglio perderti-

-Nemmeno io amore mio, ma è per il bene di tutti. Voglio solo dire qualcosa alla nostra piccola.
Tiffany amore mio, tu sei destinata a grandi cose, sarai forte e intelligente come tua madre e nobile e pura come me. Mi dispiace non poterti vedere crescere, non sentire le tue prime parole, vederti camminare verso di me, attraversa il muro tra il 9 e il 10 per il tuo primo anno ad Hogwarts e così via dicendo. Ma sappi che non sto andando via per codardi, sto andando per dare un futuro a te e a chi è nato in questo periodo buio. So che queste parole ti arriveranno e sappi che se tua madre ti mentirà sulla tua vera natura, lo farà per il tuo bene, per proteggerti da chi vorrebbe abusare del tuo grande potere. Ricordarti che ti sarò sempre vicino e che vivo dentro il tuo cuore. Sii forte piccola mia-

Con queste parole, fece cadere la lacrima dentro la fialetta, diede un ultimo saluto a Tiffany e alla moglie e uscì di casa, lasciandole per il futuro di tutti.

La ragazza riemerse nel pensatoio e senza rendersene conto si accasciò a terra e iniziò a piangere.
Il preside catturò la sua attenzione avvicinandosi a lei, carezzandogli la testa come solo un “nonno” potrebbe fare e disse

-Sii forte Tiffany. Tuo padre era un gran uomo e vive in te con i tuoi poteri-

-Grazie signor Preside. Con il suo permesso vorrei fare una passeggiata-

-Prego signorina, vada pure-

Salutato il preside Tiffany si diresse al lago nero, con il cuore più leggero sapendo che il padre l’amava, ma con la testa pesante di domande.

DriffanyWhere stories live. Discover now