La partenza

266 62 8
                                    

DIARIO DI BORDO

Ognuno di noi cerca incessantemente di anticipare gli eventi che la nostra vita ha deciso, ma la verità è che è impossibile prevedere cosa il destino ha in riservo per noi e l'unica cosa giusta da fare è aspettare ed accettare tutto quello che la vita ti offre con i suoi punti cechi e le sue delusioni, perché ricordate nel momento in cui tutto è diventato buio e ogni vostra aspettativa si è frantumata, troverete sempre, alla fine della strada, una piccola e magnifica luce che vi guiderà verso una nuova avventura e che rappresenterà per voi una nuova speranza su cui investire.

Era una mattinata nuvolosa e cupa quando il nostro treno delle sei fece il primo fischio. Guardai per un attimo i volti dei miei compagni di viaggio per capire le loro emozioni e vidi su ognuno di loro la voglia di vivere un'avventura, di provare nuove esperienze e sensazioni, la voglia incommensurabile di realizzare il proprio sogno. Quel giorno però, era speciale anche per un altro motivo, era il mio compleanno e così tutti mi incominciarono a fare gli auguri e tra baci e abbracci, il tempo volò in un attimo.

"Forza salite! Sennò il treno andrà via senza di voi!" esclamò mia madre con una piccola risatina. Sapevo che non era contentissima che io partissi per una vacanza senza di lei, ma era anche certa che me la sarei cavata benissimo da sola come avevo sempre fatto.

"Ti chiamerò appena saremo arrivati, non ti preoccupare." Le dissi abbracciandola forte.

"Va bene, stai attenta per favore." si raccomandò baciandomi la fronte

Salimmo a bordo del convoglio ferroviario e le farfalle nello stomaco incominciarono a svolazzare all'impazzata. L'agitazione mi stava divorando e in un secondo mille domande mi affiorarono alla mente: " Se il posto fa schifo?" "Se ci ammaliamo?" "Se il treno si blocca?" "Come faremo?" Per fortuna i miei terribili pensieri vennero interrotti subito dal buon viaggio dalle mamme, urlato così forte che riuscimmo a sentirlo da dentro il vagone con tutto il chiasso che c'era.

Ci sedemmo alle nostre postazioni e mentre il treno prendeva velocità salutammo incessantemente i nostri genitori, preoccupati come sempre, ma allo stesso tempo orgogliosi di noi.

Per un attimo, tra i nostri sguardi impietriti, regnò il silenzio. Riguardai di nuovo i volti dei miei amici e notai che le loro espressioni erano totalmente cambiate. Alessandro, mio caro compagno di scuola dall'asilo, aveva smesso di toccarsi in continuazione i suoi occhiali da vista e adesso guardava fuori dal finestrino con un sorriso ammaliante. Manuel , conosciuto alle elementari, aveva gli occhi che brillavano. Questa era in assoluto la sua prima esperienza che faceva senza la sua famiglia. Poi c'era Teresa, le sue guance diventarono rosacee per l'agitazione. Conoscendola non vedeva l'ora di arrivare a destinazione e già stava immaginando, a grandi linee, quello che avremmo incontrato. Infine c'ero io. Presi il cellulare per vedere anche la mia di espressione e riuscii ad intravedere l'emozione per questo primo viaggio senza genitori, ma anche la paura di quello che sarebbe potuto accadere. Le mie preoccupazioni in quel momento, però, non mi angosciarono più di tanto perché quella era la mia vacanza e niente e nessuno me l'avrebbe potuta rovinare

INDELEBILEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora