Capitolo 2

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  "Ester raccontava al suo dottore, con la solita dovizia di particolari, i dettagli di ogni singolo accadimento e viveva i ricordi talmente assorta in un tempo ormai andato, ma ancora dannatamente presente, che lui sentiva di doverla tranquillizzare di tanto in tanto, intercalando con qualche aneddoto, forse e proprio al solo scopo di rallentare quell'onda anomala, di sedare quello "tsunami" di pensieri dolorosi, dai quali puntualmente lei riusciva a farsi travolgere.
Ricordava continuamente gli eventi più dolorosi del suo vissuto, non riuscendo mai a mettere a fuoco ciò che di buono aveva obiettivamente realizzato.
Ripercorreva di continuo la sua infanzia, vissuta troppo tempo tra pappe e pannolini e troppo poco tra bambole ed amiche del cuore, troppo intenta a far da mamma ai suoi otto fratelli più piccoli, troppo poco a fare la fanciulla, poi l'adolescente, poi la giovane ragazza il cui unico pensiero ed obiettivo avrebbe dovuto essere quello di aprirsi alla vita ed alle sue mille opportunità.
Le poche cose che Ester aveva imparato della vita e del mondo, erano nozioni assimilate da "autodidatta", imparando nel tempo ed a sue sole spese, cosa (a mente sua) avesse azzeccato ed in cosa avesse invece fallito.
Nessuno, ad esempio e banalmente, le aveva mai spiegato od insegnato cosa fosse l'amore, né quali fossero gli esatti termini e le esatte modalità, sia per poterlo dare, che per poterlo ricevere.
Arrivò quindi ad elaborare, già da bambina, una teoria tutta sua, secondo la quale e molto semplicemente, 'l'amore andava comprato'. Eh sì, era evidente! Lei faceva brillare la casa da cima a fondo ed ecco arrivare l'apprezzamento e l'elogio della sua mamma. Oppure cambiava due pannolini in contemporanea, mentre con la lingua mescolava la pastina e col piede dondolava la carrozzina cantando una soave ninna nanna ed ecco pronunciato dalle labbra di mamma un trasognato: 'Ester, ma quanto sei brava! Come farei se non ci fossi tu?!?'.
Così com'era altrettanto evidente che invece il fratello maggiore, tendenzialmente pigro e scostante, fosse bersaglio di sonore lavate di capo, sgridate e castighi.
Agli occhi di una bimba, come poteva non essere tutto chiaro?
La logica era sempre ed assolutamente lineare: 'ti comporti bene, mamma e papà ti amano. Ti comporti male, mamma e papà non ti amano'.
Un concetto elementare, che divenne però col tempo, per Ester, motivo di distruzione della propria identità e, successivamente, della propria autostima.
'Distruzione della propria identità', in quanto aveva vissuto i primi 28 anni della sua esistenza, annullando se stessa, i propri desideri ed impulsi, di qualunque natura essi fossero, al solo ed impellente fine di compiacere chi ancora pretendeva di vedere in lei la 'brava bambina', la 'ragazza modello' che sempre era stata.
La 'distruzione irreparabile della propria autostima', ebbe luogo invece nel momento in cui si rese conto che non riusciva (né umanamente poteva più) a sottostare a quei prestabiliti schemi che la allontanavano via via sempre di più dal bisogno di ricerca profonda del proprio essere, dei propri bisogni di donna, ancor prima che di madre... rendendosi purtroppo ben conto che da troppo tempo viveva dentro un vestito (la sua vita) che le era stato cucito addosso con abilità quasi 'sartoriali', ma che di 'vita' e di tutta la sua meravigliosa gamma di colori e sfumature, aveva ben poco..."
S.P.  

Le pagine della mia vitaWhere stories live. Discover now