Capitolo 4

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"Seduta sulla riva, stava in attonita contemplazione di quel mare azzurro e limpido, il cui orizzonte pareva sconfinato.
Era sola, finalmente sola con i suoi pensieri. Finalmente libera di guardare, nella pace più assoluta e davanti a quel mare calmo, tutto ciò che angustiava da tempo, la sua anima in costante fermento.
In quel momento di tranquillità e solitudine, aveva finalmente modo di fare chiarezza su tutto ciò che sempre aveva faticato a comprendere, a capire e ad accettare.
In quella spiaggia ormai deserta, in cui non esistevano più né tempo, né obblighi e responsabilità cui dover far fronte, Ester aveva trovato la sua dimensione e la condizione ideale per poter mettere ordine a quel tumulto di emozioni dalle quali continuamente si sentiva travolta. Aveva piena consapevolezza di tutto ciò che la sua esistenza era - ed era stata - sino a quel momento, ma ancora stentava ad accettare che la sua mente fotografasse e le mostrasse di continuo solo gli scatti più dolorosi di quei suoi trentanove anni di vita, non appalesandole mai le istantanee migliori, quelle in cui avrebbe potuto chiaramente vedere una donna che si, tanto aveva sofferto, ma che, seppur forse in misura minore, tanto aveva pure gioito.
E di fronte a quell'immenso, rapita in quell'incanto, prese d'un tratto a rivedere le fotografie più belle, quelle che la sua mente, per chissà quale strano e misterioso motivo, tendeva ad oscurare, ad occultare. E rivide ogni "inizio" di ciò, anzi di coloro, che semplicemente erano la ragione primaria della sua intera esistenza: i suoi figli.
Si rivide tra i dolori del travaglio, sempre dignitosamente sopportati ed affrontati... rivide con lucidità e commozione profonda il venire alla luce di ogni sua creatura.
Stava riaffiorando ogni sensazione ed ogni più esaltante e tenera emozione. Le pareva di sentire, ancora vivo e presente, il loro primo vagito, di percepire il loro odore delicato, l'odore soave della vita, lì, sul suo petto, tra le lacrime di lei, madre per la prima volta e poi ancora e ancora... e l'istintiva ricerca dei suoi piccoli, appena vista la luce, di quella miracolosa fonte di nutrimento ed amore, che il suo seno ed il suo inconfondibile profumo, meravigliosamente rappresentavano.
Rivide e ripercorse il miracolo della vita e il pensiero non poteva a quel punto, che raggiungere nostalgico, ma orgoglioso e fiero, le sue creature, ormai grandi, ma ancora e per molto versi bisognose di lei. Di lei madre, di lei amica e confidente, di lei maestra di vita e di lei, instancabile dispensatrice di amore infinito ed avvolgente.
Era passata già qualche ora, ma non avrebbe potuto dire con esattezza da quanto tempo si trovasse seduta su quella riva. Non aveva con sé né orologio, né telefono. Era fuori dal tempo e dallo spazio.
Aveva il volto rigato di lacrime. Quanto amore portava nel cuore Ester. Lei, piccola e fragile donna, inconsapevole di avere addosso la forza di un leone. Lei che aveva combattuto molte battaglie e che aveva visto sempre e chiaramente le sue dolorose sconfitte, ma anche le sue gloriose vittorie.
Lì, seduta dinanzi a quell'orizzonte sconfinato, la brezza tra i capelli, il profumo del mare ad inebriarla e la sabbia fresca tra le dita, si trovò a ringraziare quel Dio con il quale da tempo non riusciva più a comunicare. E per la prima volta dopo anni, si sentiva realmente e sinceramente grata.
Stava calando la sera, ma decise di assaporare fino in fondo e senza affanno quel ritrovato angolo di paradiso, che le aveva dato modo di uscire da un circolo vizioso di angoscia e sofferenza, nel quale la vita sembrava averla confinata.
E restò lì, in assorta e rapita contemplazione della meraviglia che aveva davanti agli occhi, ma che aveva inaspettatamente ritrovato, anche e soprattutto, dentro al suo piccolo, grande cuore..."
S.P.

Le pagine della mia vitaWhere stories live. Discover now