Capitolo 5

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"Quella sera aveva avuto la malaugurata idea di andare a letto presto.
Si sentiva esausta. Era stata una giornata impegnativa, come ogni altra del resto, ma ad appesantire quel quadro di stanchezza fisica estrema, si era aggiunto l'umore pessimo, che già e dannatamente aveva avvertito tale, nel preciso istante in cui aveva aperto gli occhi quella stessa mattina.
Si girava e rigirava nel letto come un maialino nel girarrosto, non trovava pace.
Aveva la mente piena zeppa di pensieri e l'illusoria speranza di poter prendere sonno per il solo fatto di desiderarlo fortemente!
Ma si era dovuta arrendere dopo circa un paio d'ore di vani "tentativi", arrivando rassegnata alla conclusione che la forza di volontà faceva miracoli quando si trattava di iniziare una dieta, un po' meno quando si aveva a che fare con il sonno e le mille variabili che verosimilmente ne influenzano l'attivazione.
Era stanca ed affaticata, ma debilitata più dal solito ed ininterrotto andirivieni di pensieri, che dal carico di lavoro, seppur immane, di cui ogni sua giornata era pregna.
La sua mente era un fiume in piena, un vulcano in eruzione, uno tsunami di catastrofica portata, che puntualmente le riattivava ricordi ed emozioni di una vita che, instancabilmente sosteneva, per molti versi avrebbe voluto diversa.
Ed era sempre qui che Ester perdeva il "lume", presa com'era dal rianalizzare ogni singolo evento, riorganizzandolo nella propria mente e riscrivendolo a seconda delle aspirazioni (e delle ispirazioni), del momento presente.
La sua testa era un vero casino.
Ma finalmente, dopo due ore passate ad immaginarsi seduta in primo banco ad una delle tante lezioni del corso di ostetricia - cui allo sfinimento aveva pensato di iscriversi, dopo la nascita dei suoi primi tre figli - dopo aver pensato e ripensato che era stata spinta al matrimonio - ma che in fondo i frutti dello stesso erano gemme preziose davanti ai suoi occhi, doni immensi forse immeritati - si, finalmente poteva ammettere di essere un bel casino di donna, senza però per questo sentirsi costantemente e necessariamente, un totale fallimento.
Vero, c'erano voluti anni e anni di estenuanti lotte e battaglie interiori (e chissà quanti ancora ne avrebbe contati), perché Ester potesse arrivare alla discreta consapevolezza che, nonostante la gran parte degli eventi della sua vita fossero, o fossero stati, il frutto di scelte non libere, talvolta avventate, talvolta disperate, non tutto era da buttare, anzi. Quel "tutto" si poteva e si sarebbe potuto, verosimilmente, ancora rivedere, rivisitare e riscrivere.
Aveva delle risorse importanti.
Aveva i suoi figli. Aveva il suo lavoro. Aveva persone più o meno vicine che la amavano, ma soprattutto possedeva quella innata e meravigliosa "propensione all'amore", che l'aveva resa nel passato ed in quello stesso presente, una donna sempre attenta ed una madre presente, amorevole e comprensiva.
In effetti, nel "marasma" che sentiva e sapeva di essere, riusciva ancora una volta ad intravedere i contorni armoniosi e ben definiti della sua anima.
Un'anima che, malgrado le innumerevoli ferite delle quali ancora portava i segni, desiderava, caparbiamente e nonostante tutto, amare di tutto l'amore possibile.
Cullata dalla soave poesia che aveva iniziato a pervaderle dolcemente corpo e spirito, Ester sentiva di potersi finalmente abbandonare all'avanzare lieve del sonno, un sonno che l'avrebbe accompagnata, inconsapevole, verso il riposo ristoratore di quella notte che lentamente giungeva."
S.P.

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⏰ Last updated: Jul 27, 2017 ⏰

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