Premessa: come leggerete nel p.s. volevo dirvi che per questa parte mi sono ispirata a due biografie di due deportati, uno ebreo e uno politico, perchè volevo rendere il tutto più verosimile possibile.
Buona lettura :)------------------------------------
Lentamente caddi nello sconforto, come mi capitò a Bergen – Belsen, solo che questa volta, oltre alla depressione e al deperimento fisico, si aggiunse il mio cuore spezzato.
Non mi lavavo più. Lavoravo più lentamente e se mi picchiavano non mi lamentavo più.
Un giorno, una delle prigioniere italiane più anziane si avvicinò a me perché ero l'unica che non si stava lavando.
"Perché non ti lavi?" mi chiese in tono arrogante.
Io la guardai e non le dissi niente. I suoi occhioni cerulei mi scrutarono quasi con odio.
"Sono stanca" mormorai.
"Sei stanca? Ci attaccherai il tifo! O i pidocchi!" esclamò avvicinandosi a me, cercò di togliermi la giacca con la forza ma io mi allontanai. Non le importava niente di me, la sua più grande paura fosse di ammalarsi per causa mia.
"Lasciami!" urlai disperata.
"Che ti prende?" disse calmandosi e respirando affannosamente per lo sforzo.
"Sono stanca, ho freddo, lasciami stare!" gli occhi di tutte erano su di me.
Lei mi fissò per molto tempo, prese dal suo fagottino un maglione leggermente bucato, che non so come se lo fosse procurato, nella divisa invernale avevamo a disposizione un maglioncino da tenere sotto l'uniforme e lei ne aveva ben due.
"Tieni" mormorò guardarmi con compassione e pena.
"Cosa vuoi in cambio?" dissi io in tono minaccioso, più volte mi erano state offerte delle cose e in cambio volevano sempre la mia razione di cibo.
"Niente." Balbettò lei. Era solo gentile. Presi il maglioncino, la guardai e poi me ne andai nella baracca.
Non la ringraziai.Quando un prigioniero arriva al limite della sopportazione è la sua fine.
Come un déjà-vu, sola, senza nessun viso amico, come capitò ad Antoinette, "Sono stanca" sbiascicai sotto voce e caddi a terra, per mia fortuna ciò capitò ad appello serale terminato.
Due prigioniere mi presero e mi trascinarono in infermeria, rimasi fuori ad aspettare, ricordo che il medico mi visitò e poi il buio mi abbracciò, caldo ed invitante.
Avevo sempre avuto paura di quel luogo perché era l'anticamera della morte, non per niente l'infermeria principale era accanto ai forni crematori. Nella Revier si dormiva tutto il giorno, mi davano due pastiglie, una al pranzo e una alla cena, si mangiava qualcosina di più, ma si stava comunque scomodi, dal momento che ci mettevano anche in due o tre in un pagliericcio. In quella baracca vi erano due stufette, ne rimasi piacevolmente sorpresa, non bastavano per scaldarci tutte... ma non si moriva dal freddo.
Non sapevo che cosa avessi. Avevo una febbre altissima, mal di testa, mal di gola e una forte nausea.
Dopo qualche giorno mi ricoprì di puntini rossi e in uno stato semi-incosciente mi portarono via.
Mi caricarono su un carro con altre donne, "Non sono morta" mormorai sottovoce.
Un getto di acqua gelida mi fece sobbalzare e lì mi accorsi di essere nuda.
Su quel carro vedevo la piena attività dei forni, forse sarei finita in una camera a gas, non mi sarebbe dispiaciuto morire. Lo ammetto.
Entrai in quell'edificio, tutti erano fin troppo cordiali ed era così che mi avevano descritto l'ingresso nelle camere a gas.
Cercavo di respirare più aria possibile, come per cercare di memorizzare il sapore dell'ossigeno, ma lì l'aria era putrida e tutto aveva l'odore forte della morte.
Riempivo i polmoni con avidità, continuavo a pensare cosa sarebbe capitato se avessi rifiutato l'incarico di mio fratello... e lo ammetto, pensai che forse era meglio che ci fosse lui al mio posto.
Una lacrima rigò il mio viso a quel pensiero, non mi sentivo di meritare quella fine.
Una porta di ferro si aprì, le guardie avevano uno sguardo duro e lentamente ci fecero entrare, non vi era prepotenza in quei gesti. Era tutto come mi avevano sempre descritto: calmo e pacato.
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Note dell'autrice
Buongiorno a tutti! Come avete visto nello scorso capitolo è ritornato Von Hebel, una figura che tormenta l'animo di Camilla.
Cosa accadrà adesso alla nostra progatonista?
Domani o dopodomani pubblicherò il prossimo capitolo, io aspetto con ansia i vostri commenti. Vorrei capire cosa ne pensate della storia, dei personaggi. Vi invito a non essere timidi, ci tengo a sapere cosa ne pensate, veramente.
Un abbraccio,Francette
P.s.: Per questa parte di storia mi sono ispirata a 2 biografie di deportati, ho cercato di rendere il tutto più verosimile possibile. Ci ho messo un po' "scegliere" (che brutto dirlo) la malattia della nostra Camilla, non volevo il tifo e ho optato per altro. (Era comunque una malattia diffusa nei lager)
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Dein ist mein ganzes Herz
Historical Fiction- Vincitore Wattys 2017 nella categoria "Nuovi Arrivati" - ➡COMPLETA⬅ Questa è la storia di Camilla, una giovane ballerina, che verrà catapultata in uno dei gironi infernali nazisti perchè ha trasportato delle armi per conto del fratello partigian...