Capitolo 1.

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Elisabetta si svegliò in quella mattina soleggiata di Seoul a causa di una voce fastidiosa che interrompeva i suoi sogni su un ragazzino dagli occhi a mandorla che stimolava con la lingua le sue grandi labbra.

«Betta, è ora di alzarsi.»

Un grugnito un po' primitivo e la ragazza diede le spalle alla voce. No, non adesso che il bell'asiatico era quasi arrivato al clitoride.

«Elisabetta, per favore. Faremo tardi.»

Ma niente, non voleva saperne di aprire gli occhi.

«Cazzo Elisabetta Maria Vona, da eomma mi trasformerò nel diavolo in persona se non porti il culo fuori da quel letto subito!»

Ed eccola rigirarsi, aprire leggermente gli occhi, sbadigliare e mettere a fuoco la sagoma di un Seokjin ancora in pigiama che si muoveva nervosamente davanti al suo letto.

«Buongiorno Jin eomma, si può sapere che cazzo vuoi?»

«Probabilmente l'hai dimenticato, ma oggi è il primo giorno di scuola. Sarà meglio che ti alzi, ti prepari e muovi pure il culo visto che se arrivo in ritardo la Chang mi ammazza. Rise and shine, la vita è bella e ancora non ho potuto farmi quel trattamento alla pelle rilassante che rende il mio viso ancora più perfetto per colpa tua»

Elisabetta accennò un mezzo sorriso tra le coperte. Non aveva dimenticato affatto del primo giorno di scuola, anzi, ci aveva pensato tutta la notte e sperava che si dimenticassero di lei.

La verità è che aveva una paura fottuta di entrare in questa nuova scuola, paura di essere presa in giro, di conoscere persone nuove, di trovarsi male o di trovarsi troppo bene ed essere poi costretta a tornare.
Già, dato che si trovava in Corea del Sud per passare un anno a studiare a Seoul in sostituzione del quarto anno di scuola italiana. Si era già affezionata moltissimo a Kim Seokjin, il bel ragazzo protettivo gay che la ospitava e al clima di quel paese così bello ed esotico (voleva bene persino al suo fidanzato Kim Namjoon) nonostante si trovasse lì solo da due mesi.

Ma, se c'era una cosa che dall'alto dei suoi 17 anni aveva imparato, era di stare attenta ad affezionarsi troppo. Aveva quindi una gran paura di andare a scuola e iniziare quella nuova vita temporanea, tuttavia sorrise e si rivolse con tono scherzoso a Seokjin: «Devi farti bello per Namjoon, troietta?»

«Hey calma bella - la apostrofò lui, leccandosi le labbra sentendo il nome del fidanzato  - rispetto, sono pur sempre la tua eomma, posso picchiarti da un momento all'altro. E poi io sono sempre bellissimo»

Elisabetta rise forte e gli tirò il cuscino.
«Ma se non faresti male ad una mosca! Adesso lasciami in pace che devo farmi bella anch'io per la grande giornata»

Jin le regalò un ultimo sorriso e uscì dalla stanza, lasciandola a prepararsi con la sua ansia.
•••••••••

«Ce ne avete messo di tempo, zoccolette!»
Ah, ecco Namjoon ritto davanti al cancello ad aspettarli.

«Aah amore scusa ma è colpa della signorina, qui, che per decidere cosa mettersi ci ha messo un'eternità»
Detto questo, Jin lasciò che Namjoon ed Elisabetta si salutassero e poi baciò il suo fidanzato.

"Quanto sono carini" si trovò a pensare Elisabetta. Jin in effetti era proprio bello con il suo corpo alto e slanciato, le labbra gonfie e rosse, i capelli castani ordinati che ricadevano sul viso e i lineamenti dolci, quasi femminili.

Namjoon sembrava invece l'opposto, il classico cattivo ragazzo, capelli viola alzati un bel ciuffo e aria da figo alto e daddy, mentre in realtà era anche lui dolce, buono e generoso.

Sexy Prof | Jeon JungKook Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora