Quando Piper aveva otto anni, andava in vacanza in una casa a picco sul mare. Una stradina battuta e stretta conduceva alla spiaggia: piccola e proporzionata, senza sassi, con la sabbia bianchissima da sembrare farina e con un'enorme scogliera bagnata dalle onde.
Molti coraggiosi si tuffavano dal punto più alto della sporgenza, squarciando la superficie dell'acqua e schiantandosi sulle barriere di pesci.
I bambini, incuranti dei rimproveri dei genitori, si scaraventavano nell'acqua, si facevano cinque metri nel vuoto, urlando a perdifiato, euforici e instancabili.
Piper restava a riva, con i piedi sotto la sabbia, anche se avrebbe preferito metterci la testa.
Non è che suo padre glielo avesse proibito ma Piper aveva paura di tuffarsi,una paura iniettata in ogni dove del corpo, paralizzante, umiliante che non le permetteva di muovere i muscoli e che le faceva arrossare la faccia.
Vent'anni dopo Piper si rese conto che la paura non se ne sarebbe mai andata dal suo corpo. Era un verme che viveva dentro di lei e non si annientava ne deteriorava e mai l'avrebbe fatto.
In tempi diversi, in situazioni diverse continuava a mancare il coraggio, la forza, la reattività. Vent'anni dopo Piper non smetteva di guardare i bambini tuffarsi dalla scogliera, di ripararsi dall'adrenalina e dall'energia che sprigionavano i loro corpi, come fossero mali da cui bisognava fuggire.
Il telefono squillava, il nome era chiaramente visibile, quattro lettere nude e nere spiccavano su una schermata bianca. Chiamata in corso, insistente, urgente. Durò per un tempo che a Piper sembrò infinito.Restò con le mani ancorate al cellulare, dando ditate sullo schermo senza convinzione. Il suono si esaurì dopo cinque squilli. Non si era tuffata, nemmeno ci era salita sulla scogliera. Era rimasta ancora con i piedi sotto la sabbia color farina e la testa piena di timore. Anche se era stata Alex a precipitare, a urlarle la sua frenesia. Ed era stata proprio Alex a richiamarla e sarebbe bastato risponderle, dirle solo ciao. Invece il telefono rimaneva quello che era e le cose rimanevano come stavano. Da ventotto anni, ormai.
Tornò a casa con un mal di testa atroce, con le gambe gonfie e stanche, la faccia arrossata dal freddo, gli occhi vitrei e spenti. Squadrò la stanza e poi si analizzò minuziosamente allo specchio dell'ingresso: le iridi azzurre azzurre che invadevano le pupille, i capelli biondissimi che le ricadevano sul collo, pallida da sembrare un cadavere, incapace di pensare lucidamente e di agire con cognizione. Aveva commesso tanti errori e quelli li ripeteva all'infinito, e non riusciva a svincolarsi dai suoi sbagli e anzi ci rimaneva incastrata, lontana dal mondo sterminato intorno. Ora poteva decidere: tutto o niente.
Andò a sedersi sul divano di pelle scuro, avvampata in volto, completamente scoordinata. Sentiva Larry dormire, la notte avanzare col buio, alcuni ragazzi del vicinato schiamazzare, il suo cuore sbattere nel petto con tanta veemenza da sembrarne fuoriuscire. Afferrò il pc abbandonato sul tavolino, digitò con i polpastrelli, velocemente, prima che potesse ripensarci. La trovò. Trovò una sua foto: bella da morire, con due fori verdi che bucavano lo schermo, che incontravano i suoi azzurri, in una corrispondenza platonica. Lesse New York, avida di dettagli, cercando particolari che potessero aiutarla. Un grattacielo, un palazzo, una street view che le desse una qualche idea: la strada semivuota, un marciapiede diroccato, l'asfalto in costruzione, l'insegna ingiallita di un market affacciato sulla via ampia ed estesa.
Tutto o niente. Si disse.
E se lo ripeté in mente un'altra decina di volte.
Sradicarsi, abbandonarsi a quello che di bello poteva venire o restare, impantanarsi in quello che già c'era, finire in basso e non poterci risalire.
Richiuse il pc. Prese dei soldi, scrisse un biglietto
"Sono fuori per qualche giorno"
con la calligrafia che faceva trapelare un'urgenza, un impegno improcrastinabile.
Fini fuori, in piena notte.
Tutto.
Decise.
Chiamò un taxi e gli mostrò il palazzo, la via, il market, i graffiti sui muri, la dicitura ingiallita e vecchia. E quello gli chiese cosa dovesse farci in quel posto, in quel momento.
-Vado a riprendermi una vita che ho avuto solo a metà, vado a prendermi tutto-
Così disse e così si promise dentro.
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Lì, dove si è stati bene. #oitnb VAUSEMAN STORY
Fanfiction"Si ritorna sempre dove si è stati bene". È cio che si ripete Piper quando decide di tornare da Alex. È passato molto tempo e qualcosa si è incrinato. Soltanto l'amore iniettato in ogni gesto, azione, parola può sanare fratture insanabili e tornare...