L'ultima fase prima dell'avvio

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Londra
23 gennaio 2030

La città era appena stata inondata dalle prime luci dell'alba, il mio appartamento, situato in un palazzo di Kensington, fu tra i primi a ricevere le luci del sole.

Ero rimasto in piedi fino all'alba per finire i progetti da portare al laboratorio, questo esperimento mi aveva portato via molto sonno negli ultimi cinque anni, ma ora non volevo altro che vedere i frutti di quel lavoro, in cui avevo impiegato tantissime energie.

Più tardi alla stazione della metro di Kensington High Street...

Avevo fatto colazione con calma e visto il notiziario, cosa che facevo molto di rado essendo un perenne ritardatario. Ma stavolta ero addirittura in anticipo, anche se da Kensington a New London erano quasi quindici chilometri, con la metro ci avrei messo pochissimo.

Quindici chilometri dopo, stazione di South Place, New London...

Finalmente ero arrivato, il treno era super affollato, infatti si stava stretti come sardine.

Mentre percorrevo il viale che portava alla Ascot Technology, una folata di vento mi scompigliò i capelli, e mosse i rami degli alberi facendo cadere le ultime foglie secche.

Ascot Technology, ingresso...

Come al solito la guardia doveva eseguire la perquisizione corporale per evitare che qualcuno potesse introdurre materiali pericolosi all'interno della torre. Dopo la sua frase di saluto (sempre uguale e sempre con la stessa inflessione) mi recai agli ascensori per arrivare al 37° piano, dove si trovava la mia sezione di ricerca.
Quando l'ascensore arrivò, io vi salii e premetti il piano, ma subito una mano fermò le porte e le aprì, la persona che vi entrò era molto giovane, più o meno sui vent'anni, con dei capelli neri e lisci legati in una coda che arrivava alle spalle (ormai tra i giovani andava di moda quella lunghezza).
Dopo poco il ragazzo mi disse: «Mi scusi per prima, è che sono un ritardatario cronico»

Matthew: «Non si preoccupi, anch'io sono nelle stesse condizioni, solo che oggi non potevo arrivare in ritardo, siamo vicini alla data dell'esperimento e non possiamo di certo perdere tempo.»
Ragazzo: «A proposito, io sono Glen Allen, piacere.»
Matthew: «Io Matthew McCarthy.»

Appena l'ascensore si fermò, il ragazzo ne uscì come un proiettile mentre io con più calma, dopotutto ero in anticipo...
Prima di andare nel mio ufficio mi avvicinai al distributore e ordinai un caffè caldo con tanto zucchero e, sorseggiando​lo, mi recai alla mia scrivania, finché a metà strada, non si piazzò di mezzo Ruben Rembrandt, il mio collega, che con il suo fare altezzoso disse: «Che si dice Matt?»

Matthew: «Per ora nulla, ma appena avremo montato le ultime parti l'esperimento potrà partite.»
Ruben: «Non mi dire che hai passato tutta la notte a sistemare i progetti.»
Matthew: «Purtroppo si, ma ora andiamo sarà meglio non farsi trovare da Charlie, altrimenti saremo nei guai...»

...

Charlotte: «Chi sarebbe nei guai?»
Matthew: «C-C-C-Charlotte, sei lì da molto?»
Charlotte: «No, sono appena arrivata, chissà che mi sono persa prima!»

Disse quella frase con un tono che fece calare il gelo nella stanza, avevo i brividi per quanta paura metteva.

Nella gerarchia del laboratorio era lei al vertice e noi suoi diretti sottoposti. Questo succedeva anche all'esterno, incuteva lo stesso grado di paura e rispetto in ogni situazione, era nata per fare la leader e questo a Ruben piaceva, nonostante avesse già una moglie.

Charlotte: «Vorrei presentarvi un ragazzo che da oggi entrerà nel nostro team, Glen Allen.»
Glen: «Piacere...»

Disse quella frase con un po' di imbarazzo, che fu accentuato dalla presentazione fatta da Charlotte.
Questo imbarazzo continuò finché il buon vecchio Ruben non disse: «Piacere di conoscerti, spero che lavoreremo bene assieme.»

Matthew: «Piacere, non credevo che lavorassi con noi.»
Charlotte: «Voi vi conoscete?»
Glen: «Ci siamo incontrati poco fa in ascensore»
Charlotte: «Adesso non è il momento dei convenevoli, se tutto andrà bene potremo vedere la macchina in funzione prima di pranzo!»

Dopo quella frase, mi diressi alla scrivania per lasciare la giacca, poi con in mano i progetti finiti e al collo le penne USB con gli schemi digitali andammo all'ultimo piano del palazzo, dove si trovava la nostra macchina, per cui il governo britannico stava spendendo circa trenta milioni di sterline.

60° piano, laboratorio...

Charlotte: «Matt carica i progetti finiti nel computer, così potremo vedere se è tutto a posto.»
Matthew: «Sono già a posto, li ho controllati questa mattina.»
Charlotte: «Matt, quanto tempo è che non dormi?»
Matthew: «Perché?»

Dopo aver tirato un sospiro, disse, con una voce a metà tra un tono severo e uno di sconforto: «Ti ricordi cosa è successo l'altra volta?» io rimasi zitto e abbassai la testa, poiché ricordavo esattamente cosa era successo, quasi come se fosse ieri, anche se era successo più di un anno fa...

Un anno fa...

Charlotte: «Matt?»
Matthew: «...»
Charlotte: «Matt!»
Matthew: «Si! Sono pronto!»
Ruben: «Sei sicuro?
Matthew: «Si... perché...?»
Charlotte: «Hai una brutta cera, ma se dici di stare bene ci fidiamo...»
Ruben: «Che l'esperimento abbia inizio!»

Qualche giorno dopo...

London Times...

«Esplosione alla Ascot Technologies!
Il bilancio è di tre feriti. Sembra che durante un esperimento qualcosa abbia causato l'esplosione di un macchinario e la distruzione dell'ultimo piano della torre, gli unici feriti sono i responsabili dell'esperimento: Matthew McCarthy, Ruben Rembrandt e Charlotte Carter...

Laboratorio...

Charlotte: «Le fluttuazioni elettriche sono a posto, ma sembra che ci sia un problema con il generatore, Matthew puoi andare a controllare?»
Matthew: «Perché io?»
Ruben: «Tu hai sistemato il generatore l'ultima volta, dopo non c'è riuscito più nessuno, tu hai... il tocco magico!»
Matthew: «Idiota... Glen vieni con me, ti mostro come sistemare il generatore.»

Presi Glen per un braccio e lo trascinai all'interno dell'ascensore.

Ripensando a quello che aveva detto Ruben, era vero che nessuno sapeva sistemare il generatore, l'unico modo era tenere in sincronia i quattro ingranaggi che generavano la potenza elettrica necessaria alla macchina.

Glen: «Ma perché sono qui?»
Matthew: «Perché oggi non mi sento molto in forma, con le orecchie, quindi ho bisogno di un aiuto, il generatore non è come quelli classici, questo utilizza quattro ingranaggi per funzionare e tutti devono essere armonizzati al meglio per generare la potenza elettrica necessaria alla macchina.»

L'ascensore arrivò subito al piano B-3, quando mettemmo il naso fuori dalla porta, l'atmosfera cambiò di colpo.

La sala era illuminata da moltissime lampade che rendevano luminoso anche il più oscuro tra gli spazi.

Glen: «Ma che posto è?»
Matthew: « La sala del generatore, qui viene prodotta tutta l'energia utilizzata della macchina.»
Glen: «Ma perché si trovano qua sotto?»
Matthew: «Il direttore cerca di economizzare sul raffreddamento della macchina, quindi ha posizionato qui il generatore.»

Appena arrivammo a poco più di trenta centimetri dal macchinario presi una chiave dalla tasca e aprii il coperchio, poi presi il mio orologio da taschino e lo posizionai all'interno del alloggiamento finché il generatore non si fermò e gli ingranaggi si misero a girare nel verso opposto...

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