L'istinto di Elsa

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Dopo qualche minuto, Simon, si riprese, e come aveva detto Julie cambiò il suo comportamento in un lampo, i suoi metodi, decisamente, poco ortodossi, avevano funzionato a meraviglia.

Simon: «Posso sapere come siamo arrivati a questo punto?»
Zenith: «Certamente.»

Mentre Zenith faceva un sunto della storia, io rimasi seduto sul divano a guardare fuori dalla finestra, infatti riuscii anche a vedere il sorgere del sole, tutto mentre quei due continuavano a parlare.

L'orologio aveva segnato le quattro, le cinque e le sei, ma ancora parlavano...

Zenith: «Questo e quanto.»
Simon: «Se le cose stanno così, avrete tutto il mio appoggio, fino alla fine.»
Zenith: «Ottimo! Matthew... Matthew?»
Matthew: «S...s...si! Sono sveglio!»
Zenith: «Hai capito cos'ha detto Simon?»
Matthew: «No, cosa?»
Zenith: «Simon è con noi...»

Finita quella frase, con una pausa per riprendere il fiato disse: «Ora dovreste tornare a casa, gli altri saranno preoccupati per voi.»

La pendola segnò le sette spaccate, quando Zenith finì di parlare, allora, io e Simon, ci congedammo da tutti e andammo in garage per prendere l'auto.

Durante il tragitto in auto, Simon cedette al sonno e si addormentò come un sasso, mentre io continuai a guidare fino al museo, l'avrei lasciato lì a riposare, mentre io sarei andato a fare i conti con Charlotte...

Qualche ora dopo...

Charlotte: «Dove sei stato!!!»
Matthew: «Ero con... Simon.»

Dissi la prima cosa che mi era venuta in mente, così da evitare una discussione inutile, almeno per questa volta.

Più tardi, al museo...

La giornata passo molto lentamente, pochi visitatori, Elsa che discuteva con Simon riguardo al suo ritardo della sera precedente e della scomparsa dell'alabarda, Will che correva a destra e a sinistra per sistemare il museo (anche se non ne sapevo il perché) e Arthur, Glen, Charlotte e Ruben seduti ad assistere allo spettacolo dato da Simon ed Elsa.

Elsa: «Com'è possibile che abbiano rubato l'alabarda! Nessuno avrebbe potuto farlo!»
Simon: «I ladri trovano sempre un modo!»
Elsa: «E sentiamo, quale dovrebbe essere Sherlock Holmes dei miei stivali?»
Simon: «Se lo sapessi, di certo non glielo avrei lasciato fare, non credi?»

Elsa quando sentì quella frase si bloccò, poi tirando un sospiro disse: «Sei stato tu... vero?»

Simon: «No! Non centro nulla!»

Allora Elsa si girò in torno e mi fissò, non so come ma aveva capito...

Matthew: «C-c-c-che c'è?»
Elsa: «Sei stato tu, vero?»
Matthew: «E p-p-perché mai avrei dovuto fare una cosa del genere?»
Elsa: «Soldi? No, non credo proprio, non sei quel tipo di persona che desidera diventare ricca... allora cosa...»

Stava diventando difficile rispondere alle sue domande, era peggio di un detective...

Elsa: «Cosa nascondi... Matthew!»

Mentre diceva quella frase, Elsa puntò il suo dito contro di me e iniziò a guardarmi con uno sguardo intenso che era difficile da sostenere.

Matthew: «Vuoi la verità?»
Simon: «Matthew! Credi sia il momento giusto per parlarne?»

Tutti si girarono a guardare Simon, poi me, poi ancora Simon e poi di nuovo me e poi Elsa ed infine il povero Simon, che aveva iniziato a sudare...

Matthew: «Prima di dirvi tutta sarebbe meglio andare in un posto.»
Glen: «Dove?»
Matthew: «1648 Castle Hill.»
Arthur: «Ma è una zona residenziale per miliardari, che ci andiamo a fare?»
Matthew: «A tempo debito... a tempo debito...»

Dopo la mia frase, raccogliemmo armi e bagagli e lasciammo il museo. Ci dividemmo tra le auto di Will e Simon e, con me al voltante dell'auto di Will, ci incamminammo verso la residenza di Julie.

Qualche ora dopo...

Quando arrivammo dinnanzi al cancello principale della villa, suonai al citofono e in poco tempo l'enorme cancello in ferro battuto si aprì, allora mettemmo, nuovamente, in moto le auto e raggiungemmo le scale che conducevano all'ingresso della villa. Lì, in cima alle scale trovammo una cameriera che, appena ci fermammo, scese e ci disse di lasciare le auto nel garage. Noi eseguimmo l'ordine e ci recammo nel garage.

Qualche minuto dopo...
Sull'auto di Simon...

Elsa: «Simon ma in che guai ti sei cacciato?»
Simon: «Veramente... ci siamo sarebbe corretto.»
Elsa: «Perché al plurale?»
Simon: «Tra poco capirai...»

Sull'auto di Will...

Charlotte: «Che diavolo hai fatto Matt, hai veramente rubato l'alabarda?!»
Matthew: «Come vi ho detto qualche ora fa... vi dirò tutto a tempo debito.»

Mantenere quell'alone di mistero era una cosa che per certi versi mi eccitava, osservare il comportamento degli individui che si scervellano per risolvere questo "enigma" era una cosa fantastica.

Pochi secondi dopo...

Arnold: «Lady Julie vi attende in salone.»

Quando Arnold disse quella frase, uscimmo dalle auto e ci mettemmo a camminare in direzione della porta.

Mentre eravamo nel corridoio della magione, tutti quanti, ad eccezione di me e Simon, rimasero a bocca aperta nel vedere la magnificenza di quella villa. Il corridoio era adornato da decine di quadri colorati e fiori, mentre dalle numerose finestre che davano nel giardino entrava un'enorme quantità di luce, che colpendo le pareti chiare del corridoio e i numerosi specchi, facevano risplendere tutto.

Quando arrivammo davanti ad una grande porta in legno, io e Simon la aprimmo e facemmo segno agli altri di entrare.

Julie: «Vi stavo aspettando, prego accomodatevi, gradite una tazza di thè?»

Tutti annuimmo e in una frazione di secondo ci trovammo seduti e con una tazza di thè bollente tra le mani.

Julie: «Allora, qual buon vento vi porta qui al Maniero Lancaster?»

Dopo quella frase, Elsa, che pretendeva delle risposte in modo immediato disse: «Lei sa che fine ha fatto l'Alabarda di Izo

Julie: «Potrei saperlo come anche no, cosa mi date in cambio, di rado fornisco quel genere di informazioni senza avere nulla indietro...»
Elsa: «Ma che!?»

Elsa per la pazienza e iniziò ad urlare, ma subito, un provvidenziale intervento di Charlie la riportò in se.

Julie: «Deduco che non gli avete detto ancora nulla... vero?»
Matthew: «Si, volevo aspettare ancora un po', ma Elsa ha scoperto tutto, così ci siamo trovati costretti a portarla da te.»
Julie: «Zenith al momento non c'è, tornerà questo pomeriggio, che ne direste di pranzare qui in villa?»

Accettammo tutti di buon grado l'invito e, seguendo Julie, andammo in sala da pranzo...

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