Castle Hill

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Quando aprii la scatola, vi trovai un paio di scarpe identiche alle mie, per peso, forma e dimensione.

Matthew: «E adesso?»
F.d.Zenith: «Osserva.»

Prese una rincorsa e si lanciò dal tetto, come se fosse un gatto.

Mentre scendeva, la sua giacca svolazzava per via del vento, così come i capelli. Quando atterrò, intorno a lui si formò una nube di polvere circolare. Fatto ciò, si girò e, con un gesto della mano mi fece segno di seguirlo.

Io, visibilmente turbato da quello che avevo appena visto, cercai di prendere tempo, volevo trovare un'altra strada, ma quella che avevi usato per venire non era sicura, poiché non sembrava molto solida.
Allora, poiché ero bloccato sul tetto, l'unica soluzione fu quella di... prendere uni slancio e di buttarmi nel vuoto...

Matthew: «Aaaaah!!!»

Mentre cadevo, il tempo era come se si fosse fermato, tutto ciò che mi circondava sembrava immobile, i fari che illuminavano New London, le barche sul fiume, gli aerei in transito, persino le nuvole...

Quando raggiunsi il suolo, lo colpii molto violentemente, ma non ricevetti nessun contraccolpo, come se quelle scarpe avessero assorbito il rinculo.

F.d.Zenith: «Quelle scarpe sono molto speciali, miglioreranno la tua agilità nei salti, ma adesso sali in auto.»
Matthew: «Perché?»
F.d.Zenith: «Sali e basta!»

Urlò quella frase con un tono molto severo, incuteva molto timore, non come Charlotte, ma ne incuteva molto.

Sull'auto...

F.d.Zenith: «Visto che ora siamo soli, posso svelarti la mia identità... io mi chiamo Zenith Watch, a mio modo sono diventato un, diciamo, ricercatore, per ora ti basti sapere questo... puoi chiamarmi signor Watch se vuoi, o anche Zenith, ma solo quando siamo soli.»

Non avevo mai sentito una presentazione del genere, aveva un che di forzato, ma non ci feci molto caso.

Altoparlante: «Signore dove andiamo?»
Zenith: «Sai tu dove.»
Altoparlante: «Yes, my lord.»

Mentre la vettura procedeva, notai, dai sussulti, che ci trovavamo su una strada di campagna, e dopo un'abbondante mezz'ora di viaggio, la vettura si fermò, inchiodando di colpo.

Zenith: «Siamo arrivati, da oggi in poi, oggi volta che vorrai... potrai venire qui ad allenarti. Non toccare nulla!»

Ricevuto l'ennesimo divieto, l'autista aprì la portiera e mi fece uscire.
quello che avevo davanti era un'enorme magione immersa nel verde.

Matthew: «Ma dove siamo?»
Zenith: «Credo che tu già conosca l'inquilina della villa, ma appena la vedrai di persona capirai.»

Per accedere alla villa dovevamo percorrere un'enorme scalinata in pietra, che portava ad un portico, sormontato da un balcone sorretto da colonne finemente scolpite. Il portone era completamente di legno, eccezion fatta per i pomelli.

Zenith bussò alla porta e in poco tempo questa si aprì, rivelando un lussuoso atrio a doppia altezza, con scale in marmo e muri bianchi, pieni di quadri.

Zenith: «Grazie per avermi aspettato, ma tra poco dovrò andare, di alla signora che Matthew è arrivato.»

L'uomo, in doppiopetto, si mise a correre e in poco tempo sparì, dopo aver superato un arco.
Zenith mi fece segno di sedermi su un divano che c'era lì e di aspettare.

Qualche minuto dopo, ritornò l'uomo in doppiopetto con al suo fianco un'elegante signora, indossava un lungo abito rosa pallido e un foulard in tinta, i capelli erano sciolti e lunghi, quasi fino a terra, di un biondo chiarissimo. Sulla gonna, sul fianco destro, aveva un fiocco anch'esso rosa pallido che fingeva da copertura per la tasca.

Quando venne alla luce notai, con molto stupore, che si trattava di...

Matthew: «Julie Lancaster.»
Julie: «Vedo che ancora si ricorda di me...»
Matthew: «Come potrei dimenticare la persone che mi ha salvato la vita.»
Julie: «Sono molto lusingata per questo, ma da qualche mese ho troncato i rapporti con la Alpha Lab.»
Matthew: «Beh... non se la passa male.»

Julie si mise a ridere per qualche secondo e poi disse: «Perché non continuiamo la nostra conversazione nel salone?»

Quando disse quella frase, subito l'uomo in doppiopetto ci disse di seguirlo, la porta era proprio davanti a quella di ingresso, e appena fu aperta rivelò una lunga sala a doppia altezza, con delle ampie finestre.

Qualche minuto dopo...

Matthew: «Potrei ricevere qualche spiegazione?»
Julie: «Certo, chiedi pure.»
Matthew: «Cosa sta succedendo?»
Zenith: «Sei proprio come mi aveva detto Emma... curioso e intuitivo.»

Dopo aver detto quella frase, guardò l'orologio appeso sulla porta e si alzò dicendo: «Devo andare, tornerò domani sera, così potrò passare qui la notte.»

Julie: «Bene, buon viaggio.»

Quando uscì dalla stanza subito un altro domestico in doppiopetto, chiuse la porta lasciandoci soli.

Julie: «La famiglia Lancaster ha ottenuto tutto ciò spalleggiando Lord Wright durante la guerra.»
Matthew: «Quindi eravate dei sottoposti del re?»
Julie: «No, gli fornivano solo consigli militari, poiché durante la Battaglia di Londra, la maggior parte dell'esercito fu spazzata via, compresi i vertici militari. Allora, alcune famiglie, di rango abbastanza alto, tapparono le falle del sistema.»
Matthew: «Tu sei al corrente della vera identità di Zenith?»
Julie: «Ovviamente, si tratta di mio figlio, in questo tempo ha sedici anni.»

Mentre Julie parlava di Zenith, le cadde una lacrima dal viso...

Matthew: «Ho detto qualcosa di fuori luogo?»
Julie: «No, no, non hai fatto nulla di male. Solo che pensare a ciò che gli è successo mi rattrista, lui non può rimanere per sempre in questo tempo.»
Matthew: «Che significa?»
Julie: «Non è come voi, il suo corpo è instabile, infatti non può rimanere molto tempo in questa epoca... si tratta di un problema che voi avete aggirato perfettamente.»

Quasi mi sentivo in colpa ascoltando le parole di Julie, non sapevo più che pensare...

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