III

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La stanza era molto più accogliente di come l'aveva immaginata.

Una vasta varietà di delicate stoffe color porpora erano stese sul pavimento di legno. L'oste gli aveva detto che quelli erano tappeti di Tyt, tessuti dalle mani laboriose di una balia. Sul tetto erano disposte, in successione, file di assi di legno che, nel complesso, affidavano alla stanza un inusuale senso di calore. Il letto di piume era collocato al centro dell'appartamento, ricoperto di tendaggi marroni, di fronte al caminetto spento e dalle braci ridotte in ceneri nere.

Dopo aver chiuso alle sue spalle la porta, Bart si slacciò i sandali e li posò ai piedi del letto. I talloni e le dita dei piedi erano doloranti e terribilmente gonfi. Bart si stravaccò nel letto e iniziò a massaggiarli. Non poco lontano dalla sua posizione, notò un angolo simile a quella che sembrava essere una zona in cui potersi dedicare alle proprie necessità. Accanto a una piccolissima latrina c'era anche una stretta vasca d'ottone dalle gambe tozze e contorte riempita d'acqua. Bart non poteva dire che non fosse necessario darsi una bella strigliata prima di andare a dormire. Ogni muscolo gli doleva sotto la maglia e, quando la tolse via dalla testa, notò che il petto era particolarmente arrossato dal sole. Sfilatosi le brache, di ser Bart restò solo Bartimore di Fondocupo, un ragazzino quasi per poco sviluppato, ma cresciuto troppo in fretta con in mano una spada e sul corpo un'armatura.

Scivolò dentro la vasca in un battibaleno. L'acqua era gelida e limpida, ma quando immerse dentro il primo piede, una macchia scura si diradò lentamente nella superficie. Quella sensazione di freschezza che avvolse il suo corpo lo fece sentire pulito. Iniziò a strigliarsi di dosso la polvere nera che aveva sulle braccia, a mani nude. Poi passò lentamente alle gambe. Strofinò per bene le mani sotto al collo, dietro alle orecchie e sulla nuca, inumidendosi i capelli. Poi si prese tutto il tempo che gli serviva per passarsi le mani sul volto, massaggiandolo e bagnandolo d'acqua fresca. Era da tempo che non faceva una cosa del genere.

Un bagno come quello era tutto ciò che avrebbe potuto chiedere al momento. "Un dono delle Grazie" pensò. Avrebbe voluto restare per molto tempo dentro la vasca, avvolto dal fresco abbraccio dell'acqua gelida raffreddata dalla notte, ma non poté. Qualcuno bussò alla porta in modo perentorio. «Ser Bart» lo chiamò una voce dall'esterno. «Posso accomodarmi?» «Solo un momento.» Bart non riconobbe la voce poiché attutita dalla spessore della porta. Immediatamente balzò fuori dalla vasca, grondante d'acqua e con la fronte imperlata di gocce. Afferrò in mano la prima cosa che gli capitò sott'occhio, la sua stessa maglia, e con quella si asciugò rapidamente. Poi, ancora bagnata, la indossò facendo scivolare le braccia dentro le maniche, mentre già le mani erano in cerca delle brache. Quando si fu rivestito, aprì la porta.

La sagoma scura del devoto Baricald era stagliata nel corridoio buio, ammantata da una cappa nera sopra alla solita veste bianca, il cappuccio tirato sul capo. Non appena la porta fu abbastanza aperta da permettergli di entrare, Baricald si immise con prepotenza nella stanza. «Perdona l'insistenza, ser Bart.» cominciò col fiatone. «Prima di tutto ho davvero bisogno di ringraziarti a nome di ogni cittadino di Werny. Il tuo gesto, mio signore... Oswald mi ha informato. Sei stato fin troppo generoso con noi. Sono davvero commosso. Il detto è vero, allora: non c'è cavaliere più umile di colui che è nato tra i ricchi.»

Il cavaliere e la fanciulla biondaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora