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Oltre Capo Lussuria trovarono ad aspettarli il vespro.

Lenticchia aveva un'andatura del tutto delicata, accompagnata di tanto in tanto da nitriti di stanchezza. Il suo passo non aveva nulla a che vedere con quello fiero e caparbio della giumenta di Dalton. Il destriero che gli aveva donato il devoto Baricald pareva avere tanto sonno quanti erano tutti i peli del suo corpo. "Pigro come un mulo" aveva pensato Bart non appena gli era salito sul dorso. Le dune tortuose di Campo Verde erano sempre più vicine adesso, e a nord già si potevano scorgere le prime luci degli accampamenti degli altri cavalieri che, come lui, avrebbero percorso la strada per Roshby. In alto il cielo era sorvolato da uccelli che lo macchiavano di nero. "Le Grazie ce ne scampino, è in arrivo un temporale!" rilevò. 

Bart aveva imparato a leggere i presagi del cielo e i segni degli animali quando era ancora niente poco di meno che un bambino. Amisa Witeolm aveva assunto per lui un'incantatrice che gli insegnasse l'arte della medicina, dell'alchimia e della stregoneria. Un'anziana donnetta che gli aveva insegnato come si aprivano i fegati delle capre, come si perlustravano le fondamenta dei castelli, come si curavano le piaghe dei piedi, e tanta altra robaccia di cui Bart non si era mai nemmeno lontanamente interessato. Per attirare la sua attenzione, l'incantatrice aveva addirittura provato a mostrargli i suoi ampi saperi sulle tanverne, le enormi bestie squamate che popolavano le leggende del volgo, i canti degli aedi e i miti trascritti dagli amanuensi. Quelle bestie che giacevano nelle segrete di qualsiasi regno di Pantagos, celate alla vista degli stolti. Ma nulla di tutto ciò aveva funzionato con Bart, che preferiva piuttosto passare le giornate tra le gambe di Dalton, vederlo combattere ed emulare i suoi movimenti. Dalton Kordrum era stato tutto ciò che Bart avrebbe potuto desiderare che egli fosse: padre rispettoso, tutore austero. «Un giorno avrò una spada!» diceva continuamente al signore di Sette Scuri. «Una spada vera, proprio come la tua». E Dalton non aveva mai avuto modo né motivo di dissentire. Non appena Bart crebbe abbastanza da poterne reggere una, Dalton fece forgiare Lungacresta, e gliel'affidò allo stesso modo in cui avrebbe affidato un figlio nelle mani di una balia. 

Si potevano dire molte cose di Bart durante quel periodo: era un ragazzino vivace e svelto di comprendonio, instancabile come tutti gli altri e molto, molto curioso. Egli stesso sosteneva di essere stato molte cose, alle volte anche abbastanza spiacevoli per Amisa, la quale non aveva mai smesso, ad esempio, di supplicarlo di non divenire cavaliere, temendo per la sua incolumità. Ma mai Bart era stato tanto impertinente quanto quella ragazzina.

Stavano camminando ormai da molte ore, talmente tanto che di Werny avevano smesso di vederne le mura già dalla mattina in cui erano partiti. Lei, la ragazzina di cui ancora non aveva potuto sapere il nome, galoppava sul dorso del suo palafreno macchiato a poca distanza da Bart, alle sue spalle. Aveva tentato in molti modi di spronarla a parlargli, ma non c'era riuscito con nessun tentativo. La ragazza era rimasta corrucciata dalla partenza, e nulla aveva saputo farle scivolare via quel risentimento. Il devoto Baricald aveva cortesemente chiesto a Bart di accompagnarla a Roshby, data la sua enorme passione per il combattimento. Era stata un'azione piuttosto generosa, aveva pensato Bart. Un'azione per cui la ragazzina avrebbe dovuto ringraziare sette volte suo padre, e ne sarebbe dovuta essere soddisfatta. Ma nulla di tutto ciò che Bart pensava sembrava corrispondere a quel che la ragazzina faceva: non solo si era rifiutata amaramente di ascoltarlo, ma aveva deciso di tappare la bocca con una forza così grande che Bart non era neppure riuscito a strapparle un delicato sorriso. Ed aveva taciuto per tutto il cammino, senza neppure rivolgergli uno sguardo di incerta curiosità. L'indifferenza della ragazzina – non si poteva negare - lo stava facendo innervosire non poco. 

 Bart fermò Lenticchia in prossimità di un incrocio, punto in cui la strada si divideva in due viottoli differenti, l'uno più contorto dell'altro. Ai margini del cammino crescevano lillà, viole e altri fiori azzurri e gialli, che impregnavano l'aria di mille particolarissimi profumi. 

Il cavaliere e la fanciulla biondaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora