Quello stesso giorno, il buio li colse sul sentiero. Non appena furono costretti a fermarsi, quella che si trovarono di fronte fu una visione molto più funesta del bivio in cui erano incappati nel pomeriggio. Dai rami del grande castagno robusto che cresceva al lato del sentiero penzolavano due corpi nudi, inermi. Le loro gole erano strette all'interno di due cappi, cinte in un nodo robusto e stretto, e ricadevano da uno dei rami più forti dell'albero. La loro carne era sanguinolenta, ingiallita e dilaniata dai corvi.
Lentamente, Bart fece qualche passo verso i due cadaveri in palese stato di decomposizione, e Lenticchia arretrò quando ne avvertì l'odore. Attorno a loro gravava un'aria fetida, talmente satura degli odori dei morti, che perfino Bart, il cui fiuto era molto meno sottile di quello del destriero, se ne accorse. "Devono essere qui da un bel po'" valutò scendendo dal dorso di Lenticchia. A giudicare dal loro stato, pareva proprio così. La loro pelle non era solo emaciata, ma anche macchiata da punte e chiazze di sangue raggrumato. A uno dei due mancava addirittura una mano, che sembrava essergli stata divorata.
"Lupi" pensò Bart. "Questo è lavoro dei lupi." Ma non seppe né volle sapere quali lupi fossero. Meravigliarsi di quella scena era inutile, Bart ormai ci aveva fatto l'abitudine: e non solo lui. Pantagos, in tempi come quelli che correvano, era disseminato di feriti e morti nella stessa quantità con cui lo era mosche. Lungo ogni sentiero erano ammucchiati cadaveri pronti per essere bruciati, ammassati l'uno sull'altro come sacchi di riso abbandonati dai contadini. Anziché essere chiuse dai muri, le strade erano delimitate dai corpi di uomini e donne di qualsiasi età e classe sociale, pronti per essere bruciati dal sole ancor prima che dai briganti.
Più si avvicinava ai due corpi, più aumentava il puzzo di decomposizione. Fu solo quando avvertì il primi conati di vomito che si fermò, proprio sotto di loro. Erano due uomini, su questo non aveva dubbio. O quantomeno lo erano stati. Adesso, come poté notare da quella distanza, di loro non restavano altro che brandelli di carne, cibo per le mosche che implacabilmente gli ronzavano attorno. «Le Grazie sanno, le Grazie vedono» recitò ricordando le parole di Amisa Witeolm «Puniranno chi vi ha fatto questo e accoglieranno voi, buone anime.» Il cielo era ormai scuro sopra di loro, e la notte stava proprio iniziando a calare più veloce del previsto. Di lì a poco sarebbero stati sommersi dalle tenebre, che avrebbero impedito loro di continuare la marcia. Non era proprio il caso di continuare a camminare, decise Bart. Specie dopo aver visto quei corpi. "Potrebbe essere colpa di mercenari senza onore. O potrebbe essere colpa di qualche bandito." Se fosse stato da solo, probabilmente, avrebbe cercato di rimettersi in marcia, malgrado lo sforzo e la fatica. Ma, per quanto sembrasse esattamente il contrario, lui non era solo. La vista di quei corpi aveva fatto irrigidire anche Esmerelle, che si era fermata poco lontano da loro. «Dormiremo qui questa notte. Sotto questo castagno.» disse Bart cominciando a slegare la cintola dal fianco. Un posto abbastanza strategico, aveva notato il cavaliere. In caso di pioggia, la chioma del castagno li avrebbe riparati adeguatamente. «Nemmeno se mi frusti.» replicò disgustata Esmerelle. «Ci sono due morti qui, nel caso in cui non te ne fossi accorto. E io non dormo sotto i loro piedi.» «Dovrai farlo, o puoi anche tornartene a Werny a galoppo.» disse Bart, tediato dal suo comportamento.

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Il cavaliere e la fanciulla bionda
FantasíaIn un territorio ostile in cui la terra è colma di intrighi e trame nella stessa quantità con cui lo è dell'erba secca, il giovane ser Bartimore di Fondocupo, vincolato da una promessa fatta al suo miglior confidente, vedrà finalmente il modo per fa...