Capitolo 8: News

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Ririchiyo si stiracchiò, sbadigliando.
Si stava avviando verso scuola, con l'andatura di uno zombie, e siccome quel giorno entrava un'ora più tardi era sola per il marciapiede, le altre erano già a studiare.
Sbadigliò per l'ennesima volta. Eh sì, non aveva dormito per tutta la notte, ma in compenso era stata una notte ben spesa, pensò Ririchiyo mentre il bel viso di Eris le compariva nella mente.
Si fermò qualche secondo a guardare il cielo, godendosi la carezza gentile del vento, mentre ripensava alla bellissima esperienza di quella nottata.
Con un certo imbarazzo però sentì il suo corpo scaldarsi al pensiero delle azioni avvenute con la fidanzata, e strinse le gambe.
'Ririchiyo, sei una pervertita!' pensò abbassando lo sguardo e mordendosi una guancia. Riprese ad incamminarsi.
A quel punto sentì un rumore, che francamente non la rallegrò ulteriormente.
Quando il rombo della moto fu abbastanza vicino, lei si girò per portare lo sguardo sul simpatico e fin troppo scontato proprietario.
Il ragazzo dai fini capelli argentati si tolse il casco e la guardò freddamente, a cavallo della sua moto nera.
Quindi inarcò piano un sopracciglio, inespressivo.
"Che coincidenza, non trovi?"
Lei ricambiò lo sguardo, stranamente a disagio.
"Ririchiyo Minami."
***
Ririchiyo stava ferma a guardarlo.
Come faceva a sapere il suo nome?
Continuò a guardarlo, senza proferire parola.
Nascondendo la sorpresa, si girò completamente a fronteggiarlo.
Lui la fissava, tranquillo e freddo, poggiato alla moto sui gomiti, in attesa.
"Allora? Nom sei più in grado di parlare?"
Lei trattenne un sospiro infastidito e parlò "Sai com'è, mamma mi dice di non parlare con gli sconosciuti."
Lui trattenne un sorrisetto divertito "Ah si? Perchè, cosa potrebbe farto questo sconosciuto?"
"Beh...rapirmi, violentarmi, sverginarmi, uccidermi." disse lei lentamente aumentando man mano il tono della voce, scandendo bene le parole.
Lui a quel punto sollevò un sopracciglio, curioso. "Ventenne universitaria e pure vergine? Molto rare da trovare..."
Lei sbuffò, infastidita "Io non sono come quelle donne di vita che ti porti dietro, sai? Ci tengo alla mia... libertá"
Lui sbuffo divertito "Beh, dovresti stare attenta. Ci sono molte persone cattive che potrebbero avete tante belle idee su come usarti."
"Di chi stai parlando?" chiese lei seria e fredda.
Lui la guardò dritta negli occhi "Di loro".
Lei trattenne un brivido, immobile, e deglutí "Non parliamone qui".
Lui prese il suo casco e glielo lanciò, fccendole cenno di salire. Lei lo indossò e si sedette dietro, tenendosi.
Lui partí e in poco tempo si trovarono in un luna park. Pochi minuti dopo stavano in piedi, lungo le rotaie delle montagne russe, a centinaia di metri di distanza.
Lei fissava l'orizzonte, tesa, aspettando che lui la informasse.
"Quando hai avuto l'ultimo scontro?"
chiese lui dandole la schiena.
"Tre mesi fa, Berlino. 35 morti. Kamikaze"
Lui sospirò, mettendosi una mano in tasca "Questi Rinnegati sono proprio dei fastidiosi bastardi. A quanto pare hanno davvero intenzione di eliminare chi li ha esiliati, a discapito degli esserr umani che li circondano. Poveri stupidi. Sai quale fosse il loro obbiettivo?"
Lei continuava a guardare lontano, seria. "Tama. Hanno preso di mira i Tengu, questa volta."
"Capisco"
Quando sentí la sua voce a un centimetro dal suo orecchio, sobbalzò e si girò di scatto. Un istante dopo stavano in piedi, sottosopra, mentre passava la giostra a tutta velocitá.
Stavano ritti senza cadere giù, i loro capelli cadenti spinti dalla forza di gravitá. La velocitá del apparecchio muoveva i loro capelli e abiti quasi fossero mossi dal vento, mentre esso strideva sul metallo. Lui le teneva il viso con una mano, e con l'altra le teneva fermi i polsi dietro la schiena.
"E non hanno mai provato a prendere di mira la figlia del casato Minami, clan dei demoni neko dell'ovest... Ti sei mai chiesta perchè?"
Lei, prima stava cercando di dimenarsi, ora lo guardava sorpresa e insieme perplessa. "Di-di che stai parlando?"
Lui non rispose, premendo il corpo contro il suo, con un piccolo sorriso compiaciuto stampato sul volto, avvicinando il suo viso al proprio.
Lei spalancò gli occhi sconvolta e immediatamente gli rifilò una ginocchiata in mezzo alle gambe, facendolo sobbalzare e piegare dal dolore e costringendolo a liberarla.
A quel punto si piegò anche lei e afferrò la struttura metallica, lasciandosi sospesa nel vuoto, poi si lasciò cadere, atterrando un centinaio di metri più in basso con perfetta flessibitá.
Quindi si alzò lentamente, guardando la figura del demone bianco, si girò e si incamminò. Una volta fuori dal parco divertimenti, iniziò a correre verso la scuola.
Lui guardava con freddezza lei mentre si allontanava, sempre stando a testa in giù. Sospirò, chiuse gli occhi e assunse la forma di una sfera di energia, andando alla sua moto, vi salí sopra e se ne andò.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 09, 2017 ⏰

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