Regina riapparve a casa di Emma. Non le era mai piaciuta, quella casa. Era troppo grande per lo sceriffo, troppo isolata, troppo vuota. Sapeva che era stato Hook a sceglierla, con l'aiuto di Henry. Ma non le piaceva. Le ricordava ogni volta di quanto distante Emma fosse stata come Oscuro, di quello che aveva fatto, di come non si fosse fidata di lei. Di cosa fosse successo dopo. L'Oltretomba, Hook, Ade. Robin.
Sospirò, cercando di scacciare con un respiro profondo il dolore. Si guardò intorno nella casa fredda e buia. Sembrava davvero che Emma non ci avesse mai abitato. Non c'era traccia di lei, non un oggetto fuori posto, una giacca sull'appendiabiti, un piatto sporco nel lavabo.
«Emma?» chiamò, inutilmente. Non sembrava che la bionda fosse lì. Regina abbassò lo sguardo a terra, riflettendo. Un pensiero le fece rialzare lo sguardo di scatto, sulla piccola porta bianca davanti a sé. Si avvicinò ad essa e la aprì, osservando le strette scale che portavano allo scantinato, una delle tante grotte sotterranee ereditate dalla Foresta Incantata.
Scese con cautela i gradini. La debole luce aranciata che veniva da sottoterra si intensificò mano a mano che si inoltrava sotto la casa.
«Emma?» ripeté, poggiando la mano alla pietra fredda mentre svoltava l'angolo per fare il suo ingresso nello scantinato. Rimase sorpresa nel vedere quanto il paesaggio fosse cambiato, lì. C'era una poltrona, qualche libro, fumetti per lo più, una tv poggiata a terra collegata ad una consolle per i videogiochi, identica a quella che la bionda aveva regalato ad Henry il Natale scorso. C'era addirittura un mini frigo, ricoperto di adesivi e calamite.
«Emma?» chiamò per l'ennesima volta Regina, esitante. La donna era sulla poltrona, rannicchiata, il viso nascosto dalle mani.
«Vattene.» le rispose finalmente. La voce leggermente roca la informò che aveva pianto. Regina aggrottò la fronte, confusa.
«Emma, che succede?»
La Salvatrice scosse la testa, ma non disse altro.
Regina si avvicinò fino a fermarsi ad un paio di passi dalla poltrona. Sospirò.
«Mi dispiace per la storia della... Zelena non avrebbe dovuto farlo. Ma non devi vergognarti...»
«Non mi vergogno.» rispose in un borbottio soffocato la bionda. La confusione crebbe in Regina.
«Allora qual è il problema? Ti ha dato fastidio il bacio con Mal? Siamo adulte, Swan, avrai visto due donne baciarsi in vita tua...»
Emma alzò di colpo il viso. Era congestionato dal pianto, gli occhi gonfi e lucidi. L'aveva già vista piangere, ma qualcosa nel suo sguardo, stavolta, la ammutolì.
«Vattene, Regina. Non voglio parlare di questo con te.»
Le sue parole la ferirono. Annuì, lasciando che la rabbia trasparisse dai suoi occhi.
«Come vuoi.» disse prima di svanire.Il mattino arrivò presto, accecante. Regina si alzòbarcollando dal letto e tirò le tende, maledicendosi per aver bevuto troppo. Iricordi arrivarono lentamente, confusi all'inizio, poi, piano piano, sempre piùchiari mano a mano che si faceva la doccia, si asciugava i capelli, beveva ilcaffè.
Emma.
Regina non riusciva a capire cosa diamine le fosse preso, e non riusciva aperdonarla per quella frase. Da quando non parlava con lei? Non era stata leistessa a dirle che erano amiche, che in qualche modo erano simili e si capivanoa vicenda? Okay, forse non era pronta adaccettare la sua sessualità, ma non per questo doveva trattarla così. Non dopotutto quello che avevano passato. Non aveva senso. Si sentiva tradita, eccocos'era quella sensazione. Serrò la mandibola mentre camminava, diretta inmunicipio. Normalmente avrebbe preso la macchina, ma aveva bisogno di ariafresca con quel mal di testa. Mancavano circa dieci minuti ormai quando unamacchina si accostò a lei. Quando il finestrino si abbassò, Regina fu sorpresadi vedere David all'interno.
«Che fine ha fatto il tuo pick up?» gli chiese, rallentando.
David scosse la testa.
«Qualcuno gli ha dato fuoco. Ne sai qualcosa?»
Regina sospirò, esasperata.
«Forse, ma non sono stata io, se è quello che mi stai chiedendo.»
L'uomo le sorrise.
«Lo so. Salta su, ti do un passaggio.»
Regina arricciò il naso e scosse la testa.
«Mi serve aria fresca. Preferisco camminare, sono quasi arrivata ormai.»
David si accigliò.
«Stai bene?»
Regina si stupì, come ogni volta, che glielo chiedesse. Era ancora strano,nonostante tutto. Sorrise.
«Sì, ho solo mal di testa. Ho bevuto troppo ieri sera.»
David scoppiò a ridere.
«Anche Emma, credo. Aveva una voce al telefono, stamattina...»
Regina rimase in silenzio, rabbuiandosi. David lo notò.
«Ho detto qualcosa di...?»
«No.» lo interruppe il Sindaco, rivolgendogli un sorriso freddo poi. «Ho solomal di testa, te l'ho detto. Visto che lo Sceriffo è fuori dai giochi, saràmeglio che ti metta al lavoro.»
David annuì lentamente.
«Ricevuto. Me ne vado.»
La salutò sollevando la mano e richiuse il finestrino mentre ripartiva,allontanandosi. Regina sospirò di sollievo. Non aveva la forza per parlare conCharming di Emma, o di quello che era successo la sera precedente. Non eracompito suo dirgli che la figlia aveva un problema con se stessa.
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Shots
FanfictionUna "serata tra ragazze", qualche drink di troppo e il gioco sbagliato. O, forse, quello giusto.