Emma rilesse il bigliettino per la centesima volta.
"Se torni prima di me, sono sulla Jolly Roger, ha bisogno di una sistemata. Torno al tramonto. Ti amo."
Strinse il sottile foglio di carta gialla tra le dita, fissandolo con gli occhi spalancati pieni di lacrime. Ti amo. Ti amo. Ti amo. Quante volte glielo aveva detto. Quante volte lui lo aveva detto a lei. Quante volte si era chiesta se lui lo pensasse davvero. Se lei lo pensasse davvero.
Ogni volta immaginava la scena. Lei, addormentata, per sempre. Killian che la baciava per risvegliarla. Le fiamme che lambivano il suo corpo, inesorabili. Allora ricominciava, replicava la scena nella sua mente, e apriva gli occhi spezzando la maledizione. Voleva crederci. Aveva bisogno di crederci. Non poteva essere altrimenti, Killian era il suo vero amore, come David per sua madre. Killian aveva lottato, era cambiato, aveva sacrificato se stesso per lei. Killian la amava.
Il tramonto era lontano. Si alzò dal divano, mise il biglietto in tasca, decisa a raggiungerlo sulla nave. Stava per uscire quando la sua porta di casa venne aperta dall'esterno. Per una frazione di secondo la sua mente le suggerì che Hook fosse tornato prima del previsto, ma fu Regina a fare il suo ingresso nella casa, lasciandola di sasso. Non si aspettava certo di rivederla, non quel giorno. Non dopo neanche mezz'ora.
«'Gina...» mormorò, stupita. La donna non le diede tempo di pensare. Avanzò a grandi passi verso di lei, una strana espressione in viso. Emma tentò di indietreggiare, presa alla sprovvista dall'improvvisa vicinanza, ma Regina afferrò i lembi di cotone bianco della sua canottiera e la attirò a sé, premendo le labbra sulle sue.
Per un istante, il tempo si fermò. Emma non respirava. Fissava, senza riuscire a metterlo a fuoco, il viso di fronte a lei, le palpebre abbassate, le ciglia nere che proiettavano ombre sugli zigomi. Con gli occhi spalancati percepiva, per la seconda volta, l'assoluta morbidezza delle labbra di Regina sulle sue, il calore del suo respiro lieve, del suo stesso viso, così vicino.
Regina si staccò da lei. Riaprì gli occhi. Emma vide la paura in essi, e la speranza. Si mescolavano, lottando per prevalere l'una sull'altra. Emma sapeva bene quanto fosse costato a Regina riuscire a sperare, dopo tutto quello che aveva subito, dopo tutto quello che aveva inflitto. Eppure vedeva chiaramente quella parte di lei emergere, vincere. Ma lei era senza fiato, incredula, confusa.
«...Perché...?» sussurrò.
Regina si rabbuiò per un istante, ma poi, forte come sapeva essere, credette alla speranza.
«Ti amo, Emma.» disse, la voce che tremava appena. «So che stai con Hook. So che vuoi amarlo, ma... Io ti conosco, Emma. Ti conosco.» continuò, gli occhi appena più lucidi, un sorriso su quelle labbra che rasentavano la perfezione. «L'ho capito solo oggi. E non mi importa quanto ci metterai a capirlo anche tu. Aspetterò.» concluse con un altro sorriso che fece a pezzi il cuore della Salvatrice.
Regina svanì mentre ancora Emma cercava di capire cosa le avesse detto, di metabolizzarlo, assorbirlo.
Riprese il post-it dalla tasca. Rilesse le ultime due parole, osservò la scrittura obliqua di Killian. Respirò.
Camminò veloce verso la porta e uscì senza curarsi di chiuderla. Il sole scaldò il suo viso, dando luce al suo sorriso mentre il piccolo foglio giallo cadeva a terra, stropicciato.
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Shots
FanfictionUna "serata tra ragazze", qualche drink di troppo e il gioco sbagliato. O, forse, quello giusto.