Capitolo 4 di 6

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Regina camminò solo per un breve tratto prima di usare la magia per spostarsi. Non appena Emma le aveva mostrato il messaggio, aveva capito. Solo due persone potevano essere così annoiate e... dispettose. Si materializzò in casa di sua sorella, che la accolse con un gran sorriso mentre cullava Robin, addormentata tra le sue braccia. A giudicare dalla faccia di Zelena, la bambina iniziava a pesare parecchio.
«Che diavolo vi è venuto in mente?!» sbottò il Sindaco, furiosa.
Zelena inarcò le sopracciglia, accigliata.
«Vuoi parlare piano?!» sbraitò sottovoce. «Robin dorme!»
«Che diavolo vi è venuto in mente, razza di imbecilli?!» sussurrò allora rabbiosamente la sorella. Zelena ridacchiò, divertita.
«Emma ha ricevuto il messaggio, eh?»
Regina la fulminò con lo sguardo.
«Non avevate niente di meglio da fare?»
«La ragazza è repressa, Gina...» commentò Zelena mentre la superava per portare la figlia a letto. «Belle è un'incosciente, l'ha fatta stare sveglia a leggere stupidi libri fino a notte fonda.» borbottò sottovoce mentre posava delicatamente la figlia sul letto. Regina la trascinò fuori dalla stanza e chiuse la porta.
«Quello che fa o non fa Emma non sono affari tuoi, tantomeno di Mal...»
Zelena ammiccò, sorridendo divertita.
«Potrebbero essere affari tuoi però, non è vero?»
Regina sentì la vena sulla fronte pulsarle dalla rabbia.
«Ti sei completamente bevuta il cervello, Zelena?!»
La sorella rise e proseguì verso la cucina. Si accostò alla credenza e ne tirò fuori una bottiglia di whisky, mostrandolo con un cenno a Regina, che tuttavia alzò gli occhi al cielo, esasperata.
Zelena fece spallucce e si versò un bicchiere.
«Peggio per te. In tutti i sensi. Voglio dire, è evidente che Emma è attratta da te. Non saprebbe nasconderlo neanche a sua madre. Ora che ci penso...»
«Zelena!» tuonò Regina strappandole il bicchiere di mano. Era stata davvero una pessima, pessima idea farle conoscere Malefica. Il suo influsso aveva un pessimo effetto su di lei, era evidente.
«Che c'è? Non dirmi che non sarebbe divertente vedere la sua faccia se scoprisse che la figlia vuole portarti a letto...»
«Ma non hai un minimo di contegno?» sbraitò la mora, esasperata e, in realtà, imbarazzata da quella situazione. No, non dalla situazione in sé, ma dal fatto che sua sorella continuasse a sottolinearla.
«Dov'è Mal?» le chiese con un sospiro stanco.
Zelena si strinse nelle spalle.
«Nella foresta, suppongo. L'ultima volta che l'ho vista, era un drago.» rispose con noncuranza.
Regina si lasciò sfuggire un altro sospiro. Chiuse gli occhi tentando di rimanere calma.
«E questo prima o dopo aver mandato il messaggio al posto mio?»
«Dopo, ovvio.»
«E dopo aver incendiato la macchina di David.» aggiunse la mora in un borbottio. Zelena si lasciò sfuggire un sorriso soddisfatto.
«Può darsi.»
«Bene.»
Regina stava per andarsene quando una scarica di potere fece vibrare l'aria. Spalancò gli occhi per un istante. Riconobbe la rabbia di Emma in un attimo.
La Salvatrice apparve davanti a loro un secondo più tardi. Piantò gli occhi grigi su Zelena. Era furiosa. Coprì a grandi passi la distanza che la separava da lei e, evitata Regina e il suo debole tentativo di fermarla, la prese per il bavero della giacca verde bottiglia e la sbatté contro il muro premendo l'avambraccio destro contro il suo sterno, in un gesto familiare a Regina.
«Smettila di immischiarti nella mia vita o te ne pentirai!» minacciò, fuori di sé. Zelena scoppiò a ridere, ma, con grande sollievo da parte della sorella, non reagì.
«Era solo uno scherzo, Emma, rilassati...» replicò. Nonostante il sorriso, c'era un velo di minaccia nel tono e nello sguardo.
Emma avvicinò il viso al suo.
«Emma...» provò a intervenire Regina, ma lo Sceriffo la fulminò con lo sguardo, ammutolendola.
«Pensa ai tuoi, di gusti, invece che ai miei.» ringhiò verso Zelena prima di lasciarla andare di colpo. Voltò le spalle ad entrambe e fece per andarsene, ma Regina allungò una mano per fermarla.
«Emma, aspetta...»
«Cosa?» sbottò la bionda, fuori di sé, voltandosi verso Regina come una furia. «Cosa dovrei aspettare? Che continuiate a prendermi per il culo?»
Regina, per un millesimo di secondo, non seppe come reagire. Non aveva mai visto Emma così arrabbiata; certo, l'aveva vista andare su tutte le furie più di una volta, ma in questo caso c'era qualcosa di diverso, qualcosa che... la spaventava. Poi si riebbe, e inarcò lievemente il sopracciglio sinistro.
«Sei un'idiota, Swan. Te la prendi tanto per qualcosa di totalmente naturale, di cui nessuno dovrebbe mai vergognarsi, men che meno tu. Io sono bisessuale, Malefica lo è, Ruby lo è. Non vedo il problema, Miss Swan. Davvero.» disse, seria e calma, spiazzando la bionda. Emma abbassò quasi impercettibilmente le spalle, e spostò velocemente lo sguardo su Zelena, poi di nuovo su di lei.
«Io non sono bisex. Né gay.» scandì bene, seria anche lei, lo sguardo ora piantato negli occhi di Regina. Il Sindaco liquidò la sua risposta con un'elegante scrollata di spalle e un sorriso.
«Come vuoi. Ma mentire a te stessa non ti farà stare meglio.» disse prima di passarle accanto mentre camminava verso la porta. Vide Emma muoversi con la coda dell'occhio.
«Non sto mentendo.» ringhiò la bionda. Regina si fermò sulla soglia, una mano sullo stipite di legno scuro, la testa voltata verso di lei. Vedeva Zelena alle spalle della Salvatrice. Restava stranamente in silenzio, in disparte, come se non volesse intromettersi. Si annotò mentalmente di ringraziarla, più tardi.
«Certo che lo stai facendo. Ma il problema è solo tuo.» le rispose, un po' troppo bruscamente. Uscì poi dalla casa, incamminandosi verso il centro, un fastidioso e familiare groppo in gola ad accompagnare i suoi passi veloci.


Emma rimase immobile a fissare la porta che Regina aveva lasciato aperta. Zelena, alle sue spalle, si schiarì piano la gola dopo qualche minuto di silenzio. La Salvatrice si voltò di scatto verso di lei, come se si fosse completamente dimenticata della sua presenza.
«Puoi andartene ora, se hai finito di tentare di intimidirmi? Sono esausta...»
Emma le lanciò un'occhiataccia.
«Invia un altro messaggio a Regina da parte mia e te ne pentirai.» minacciò, cupa. La strega sorrise, divertita, e si avvicinò a lenti passi, ancheggiando sui tacchi neri.
«Guarda guarda, mi sembra di tornare ai bei vecchi tempi in cui indossavi una giacca nera e ti eri ossigenata un po' troppo i capelli... non sarà oscurità quella che vedo?»
Emma serrò la mascella e la affrontò, i pungi stretti lungo i fianchi per la rabbia.
«Non provocarmi...»
La rossa mise su un falso broncio, inclinando lievemente la testa di lato.
«Altrimenti cosa?» chiese in tono di scherno. «Ti farai tirare un altro po' di inchiostro dal tuo ragazzo? Scommetto che non ti dispiaceva l'idea di essere alla mia mercé... lo capisco, insomma, il fascino è di famiglia, ma non sono interessata cara, mi dispiace deluderti...»
Emma digrignò i denti.
«Zelena...» avvertì, al limite dell'autocontrollo. La strega sorrise di nuovo.
«Torna dal tuo bel pirata. Bacia bene. Peccato per la barba, no? Un po' ispida...» replicò facendole l'occhiolino. La Salvatrice fremette di rabbia. Si smaterializzò per non colpirla, ma tirò un destro all'albero davanti cui apparve, sbucciandosi le nocche. 

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