Esco di casa per andare a fare colazione, sono le nove e mezza, mi fermo al solito bar, entro e non posso fare a meno di soffermarmi sulla scollatura di Wilma, la cassiera.
Al banco ordino a Pino il solito caffè lungo, prendo un cornetto dalla teca, mi metto a sfogliare distrattamente il giornale sul frigo dei gelati.
Comincio come al solito a commentare a voce alta il mio disappunto su ciò che accade in Italia, farei bene a stare zitto, tanto è sempre la solita storia, mi rendo conto che sto facendo i tipici discorsi da qualunquista.
Meglio prendere il caffè. Ho l'impressione che Wilma, quando mi sono voltato, abbia volutamente alzato leggermente la gamba accavallata per mostrarmi ancora di più le sue belle cosce. Temporeggio nel sorseggiare il caffè, sbirciando distrattamente dietro la cassa per controllare i movimenti delle gambe della cassiera.
Dovrei sentire Carlo, ho due avvisi di chiamata di non so chi e un suo messaggio "ti devo sentire chiamami" Non mi va, lo chiamo dopo.
Però, non sarebbe male andare alla cassa, far scivolare una mano in mezzo a quel paradiso, sentire la consistenza della carne, dovrebbe essere bella soda.
Percepire, man mano che la mano sale, lo schiudersi delle gambe. Mi sembra di sentire sui polpastrelli la temperatura e l'umidità aumentare fino a raggiungere i peli del pube ... sono sicuro, non porta le mutande, l'ho sempre pensata così Wilma, senza mutande, potrei scommetterci.
Ho finito di prendere il caffè, non ho voglia di uscire dal bar, mi rimetto a sfogliare il giornale. Arriva Paolo
"Pino fammi un caffè"
"ciao, che fai"
mi chiede dandomi una pacca sulle spalle, un po' troppo forte per i miei gusti
"niente, mi rompo le palle, dovrei fare un sacco di cose che rimando da tempo, ma non mi va di fare niente"
"allora accompagnami a Ostia"
"noo ... sei matto, ... con questo caldo ..."
"dai, ho preso la moto apposta, ci mettiamo al massimo un'ora"
"si un'ora ... no"
finisce di bere il suo caffè, mi afferra per un braccio e mi spinge verso l'uscita.
"fermo devo pagare"
"pago io"
e rivolto a Wilma con un sorriso complice le dà cinque euro, prende il resto, le fa l'occhietto e mi trascina fuori.
Sono indeciso, non mi va di accompagnare Paolo, ma non ho voglia di fare altro
"che devi fare a Ostia"
"devo incontrare gli operai che mi risistemano la casa"
"ma non era affittata"
"sono andati via ... era ora ... la risistemo e l'affitto solo i mesi estivi, ci guadagno di più e ho la casa libera tutto l'inverno ... ti ricordi quando eravamo ragazzi, era la casa al mare dei miei, quando non ci andavano loro ci facevamo le feste"
"le feste, ci andavamo a scopare ... ti ricordi quel periodo che io stavo con Cristina e tu per darmi la casa mi costringevi a fargli portare la cugina"
Senza accorgermene siamo arrivati alla moto, che faccio?, ma si andiamo, mi va pure di rivedere la casa.
Prendiamo il lungotevere a piazzale Ponte Milvio, alzo la visiera del casco per prendere l'aria in faccia, sono le dieci, il sole è già caldo ma l'aria è piacevole, ci deve essere poca umidità. I platani a luglio solo a vederli danno un senso di freschezza. Roma è proprio bella, se non ci fossero i romani ... va beh facciamo il cinquanta percento andrebbe pure bene.
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Quale Vita
General Fiction"Sono giorni senza senso, mi alzo la mattina con la percezione di perdere del tempo prezioso. Non ho niente di preciso da fare. È metà luglio, sto in vacanza da due giorni, eppure questa sensazione, questa angoscia mi prende ogni mattina e mi accomp...