Attendere, prego

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Non è che sei fidanzato e non vuoi dirmelo?
Lo sapevo.
Cosa?
Che avresti iniziato a pensare a cose assurde! Sei sempre il solito!!!
Ma, allora, lo sei o no?
No, Skyler, no! E adesso non metterti a cercarmi in tutte le librerie.

A Uneke tutto era come gliel'aveva sempre descritto. Un'infinità di gente, come se non sentisse il freddo, camminava concitata per strada, avanti e indietro, affollando i marciapiedi.
Alzò la musica alle orecchie stendendo la piccola mappa di carta dove, con una X, aveva segnato tutte le librerie del posto. Avrebbe iniziato dalla principale, proseguendo via via fra quelle minori. Aveva messo da parte un gruzzoletto solo per comprare libri con cui passare inosservato, se mai l'avesse beccato lì senza una scusa. Gli avrebbe risposto di voler prendere qualcosa con cui accompagnare il viaggio di ritorno, e ciò che si sarebbero detti dopo non avrebbe importato più.

Non appena vi mise piede dentro, un sorriso cordiale lo accolse con un allegro «Buon pomeriggio!»
Fece un gran sorriso al viso di quella donna così cordiale, pensando che a Solelka sarebbe stato considerato sfacciato un atteggiamento del genere. «Buon pomeriggio—» si sporse in avanti, leggendo il nome sulla sua targhetta, «Carmen!»
La donna dal seno prosperoso e il viso ridente l'avrebbe preso sottobraccio e strapazzato di baci, se solo avesse potuto. «Qualsiasi cosa ti serva, tesoro, chiedi pure a me!»
Annuendo si chiese se fosse stato fuori luogo chiedere se un certo Daniel lavorasse lì. Optò per un'occhiata fugace fra le colonne colme di libri fino al tetto. Ma fu la donna stessa a beccarlo dietro uno stand a osservare un paio di commessi che chiacchieravano tra loro.
«Cerchi un titolo in particolare?» gli domandò vicinissima al suo orecchio, facendolo schiattare per lo spavento.


Skyler la guardò terrorizzato, prima che lei gli schioccasse un amichevole occhiolino.
Mormorò un titolo a caso, sentendo la bocca inaridirsi di colpo. La donna lo guidò fino al reparto corretto, ma senza mai lasciarlo solo. «Di dove sei? Non hai un viso familiare...»
«Solelka» rispose col libro fra le mani.
«E come mai sei qui?»
«Sono venuto a trovare un amico».
Gli occhi della donna si accesero di curiosità. «Come si chiama?»
Aveva già cercato Daniel Petridi in tutti i social network e le rubriche telefoniche di Uneke, senza alcun risultato. Non gli fece strano pensare che potesse mentire sul suo cognome, tanto fosse riservato.
«Daniel. Lavora in una libreria» si lasciò sfuggire. La donna sollevò le sopracciglia prima di affrettarsi a rispondere che nessun Daniel lavorava lì, né mai vi aveva lavorato, prima di tornare al suo bancone, lasciandolo solo con un sorriso.

Uscì da lì, visitando un paio di librerie, prima che la morsa della fame si facesse più forte contro la bocca dello stomaco. Sulla mappa non aveva dimenticato di segnare un piccolo locale economico frequentato da studenti. Alle otto, puntuale come ogni giorno, la chiamata di Daniel per avvisare che fosse appena uscito da lavoro, non tardò ad arrivare, solo che in quel momento prese un sapore differente.
«Hei!» esclamò Skyler con troppa enfasi.
«Pensavo che la noia ti avesse dissuaso...» ridacchiò amaramente.
«No. Mi dispiace...» provò a scherzarci su, stringendosi nel cappotto. «Sei già fuori? Ho dato un'occhiata alla strada fino all'albergo, ma penso che -se per te non è un problema, naturalmente! - sa—sarebbe meglio se potessi accompagnarmi con l'auto...»
Daniel mormorò, riflettendoci su. «Vedremo come fare» rispose secco.
Qualche secondo di silenzio, prima che Skyler riprese coraggio. «Hai già cenato?» domandò.
«Sto andando adesso a prendere qualcosa.»
Col cuore che batteva all'impazzata chiuse gli occhi prima di chiederglielo. Le parole uscirono a fatica dai denti stretti. «Quando... quando ci vedremo?»
Lo sentì prendere un gran respiro. «Quando hai detto che torni a casa?»
«Domani pomeriggio. Ho solo stanotte.»
Sperò vivamente che quella frase non suonasse come un invito a nozze a passare la notte insieme. No, non sarebbe stato un dispiacere, ma immaginava fosse qualcosa di grande per Daniel che, anche in quella situazione, riusciva a rimanere impassibile.
«Mhmh...» mormorò distrattamente. «Come si chiama il locale in cui sei?»
Skyler si guardò attorno. «Burning out Café» lesse ad alta voce, attendendo impaziente una sua risposta.
Daniel ridacchiò. «Ti scrivo per messaggio dove e quando. Adesso devo andare». Non ebbe nemmeno il tempo di chiedergli qualcos'altro che mise giù.

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