Il primo giorno

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"Allora parlaci un po' di te Michelle!" mi disse la professoressa.

"Beh mi chiamo Michelle Langford vengo da Buenos Aires, mia mamma è del'Argentina, mio padre è italiano ,ho una sorella gemella ed un fratello più grande." risposi.

"Speriamo che ti troverai bene in questa scuola."
"Grazie." risposi secco per evitare altre domande.

La lezione di italiano passò molto velocemente, non che ne sia stata molto partecipe...

L'ora dopo avevo lezione di matematica (odio la matematica!!!!)
Mi sedetti vicino ad un ragazzo dagli occhi azzurro chiarissimo e i capelli neri (molto carino).

"Ciao." mi salutò calorosamente, ed io ricambiai con un sorriso .
"Come ti chiami?" mi domandò squadrandomi bene dalla testa ai piedi.
"Michelle Langford. Tu?" domandai.
"Edward Ross." rispose.
"Ma..." stavo per formulare una domanda ma lui mi interruppe.
"Si,il ragazzo vicino il quale ti sei seduto è mio fratello." riprese
"Quindi siete gemelli?" domandai
"No." rispose
"Uno di voi due è stato adottato?"
"No, io sono stato bocciato due volte, ho 18 anni, lui 16." rispose
"Okay, come lo sai che ero seduta vicino a tuo fratello?"
"Basta domande." chiuse lui la conversazione, accennando un sorriso.

Finita l'ora di matematica, Ed (si fa chiamare così) mi mostrò l'istituto, la palestra, era enorme sarà stata almeno duecento metri quadrati se non di più.

Alla fine della giornata mi accompagnò fino casa a piedi, cavolo non ho mai trovato un ragazzo così gentile con me.

"Eh beh siamo arrivati." dissi
"Beh a quanto pare si." risposi dondolandomi sui talloni.
"Se ne hai voglia posso farti fare un giro della città." disse
"Beh... grazie... ma magari un'altra volta." dissi io poiché sapevo solo il suo nome e la sua età.
Probabilmente arrossì ma lui non ci fece caso poiché rispose solo con un sorriso tirato
Cavolo, mai nessun ragazzo mi aveva fatto arrossire!

"Beh... grazie per avermi accompagnato fin qui."
"È stato un mio piacere, perché oltretutto abito in questo palazzo!"
"COSA?" esclamai
"Ceh volevo dire forte.... ehm si. A che piano?
"L'ultimo."
"Wow." dissi sbalordita

"Scambiamoci innumeri di telefono!"propose lui.

Prese il mio telefono e si registrò:
"Edwards"
"Chiamami quando vuoi!" aggiunse.
Ed io gli diedi il mio.
P.S. Non so come mi abbia registrata.

Iniziai ad incamminarmi fino all'ascensore.
"Tu non vieni?" chiesi
"Ehm... no devo sbrigare alcuni servizi." disse poco convinto.

Feci un si con la testa ed entrai in ascensore.
I miei occhi scorrevano sui numerosi numeri del palazzo, fino a trovare il quarantesimo

Mi buttai sul letto ed iniziai a sentire un po' di musica, nelle mie orecchie iniziò a suonare "Wherever I go" dei One Republic.

Tre ore dopo la voce di mia madre mi sveglio dal sonno e mi accorsi di avere ancora gli auricolari nelle orecchie, li tolsi e andai a mangiare.

Arrivata a tavola, il profumo della pizza si fece strada fra le mie narici.
"A tavola!" esclamò la mamma
Ed io e Susy correremmo a prendere posto.

"Come è andata la giornata?" ci chiese nostro padre preso dalla mozzarella filante della pizza.
"Bene!" rispondemmo tutti e tre in coro.

Finita la cena a base di pizza, io e Susan tornammo in stanza a preparare la borsa per il giorno dopo e ci preparammo per andare a letto.

"Questa volta la sveglia la metti alle 6:30" disse mia sorella in tono autoritario.
"Okay..." le risposi controvoglia.

A soul , two bodiesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora