24. Harrison

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Mancano all'incirca cinque minuti prima che la mia pausa pranzo finisca, ma sono già arrivato alla torretta centrale. Non sopporto di fare neanche il minimo ritardo, sono una persona piuttosto rigida quando si tratta del mio lavoro.
Il cellulare mi squilla e prima di rispondere esco, giusto per non infastidire i miei colleghi.

«Pronto?»

«Ciao! Sono Lizzie Sayers, ti ricordi di me?»

«Non proprio, sei una mia ex?»

«No, eravamo alle elementari insieme. Ero quella bambina dal caschetto castano che si vestiva sempre di rosa!»

«Davvero, non ho idea di chi tu sia.»

«Nemmeno io so chi sei, ma sono certa che siamo stati in classe insieme. Dai, una volta sono caduta dalle scale e l'unico ad aiutarmi è stato Harrison!»

«Aspetta, io sono Harrison.»

«Oh Dio, davvero? Non ti ricordi di me? Ti sono stata appiccicata per un mese definendoti il mio principe!»

«Sì, ora ricordo! Non ti sopportavo proprio più a quel tempo. Cosa ti ha portata a chiamarmi?»

«Sei diventato bagnino a Bondi, no?»

«Anche a Bronti e Tamarama.»

«Conosci un certo Jacob?»

«A dir la verità ne conosco due, perché?»

«Due? Mi servirebbe una foto...»

«Di quale?»

«Non lo so, non l'ho mai visto.»

«Scherzi? Se ti dico Primo o Secondo?»

«Secondo!»

«Non urlare che mi spacchi i timpani! Te la mando subito allora.»

Chiudo la chiamata più confuso che mai, Jacob deve darmi assolutamente un paio di delucidazioni.
«Ehi Secondo» lo chiamo, facendolo voltare. «Sorridi!»
E scatto la foto.

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