Capitolo 07

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La biblioteca era enorme.
Dopo che il portone in legno fu aperto, Jack non sapeva dove posare lo sguardo.
File e file di scaffali pieni di libri, alti dieci metri lo sormontavano.

Molti sembravano antichi.
Pieni di polvere, ingialliti e rovinati dal tempo.
Al centro della biblioteca iniziavano due scale, che curvavano, una a destra e una a sinistra.
Portavano entrambe al piano di sopra. Erano in legno lavorato a mano e riportavano immagini incise.
In molte di esse erano raffigurati yeti e piccoli elfi.
Mentre era intento ad ammirarle, aveva perso di vista Nord.
C'era silenzio e l'aria di chiuso era pesante.
Decise di chiamarlo.

<Nord? Dove sei?>

<Jack! Vieni qui! Vieni!>

Jack, individuato da dove veniva la voce, volò da lui immediatamente.
Nord era immerso tra gli enormi volumi polverosi.
Però ne sorreggeva uno, solennemente tra le mani.
Gli sorrise e gli porse il libro.

<L'ho trovato.>

Jack esitò.
In quel libro si parlava della sua Elsa.
Aveva paura.
Forse, c'erano cose che non doveva sapere.

Nord, inizialmente, lo guardò perplesso.
Poi sorrise ancora.
Aveva capito.
Lui capiva sempre.

Grazie Nord.

Si mise il libro sotto il braccio e appoggiò la sua mano, enorme, sulla spalla di Jack.

<Vieni ragazzo.
Lo guarderemo insieme, davanti a una bella tazza di cioccolata calda.>

Con una calma che non apparteneva a quel gigante buono, lo ricondusse nel suo ufficio.
Lì, come aveva promesso, davanti a un tazza di cioccolata con la panna, aprì il librone.
Jack ne rimase affascinato.

Sulle pagine non c'erano parole, ma vere e proprie immagini in movimento.
E quei flash raccontavano una storia.
Come un film fatto di piccoli frammenti, ma senza audio.
Si sentì subito rapito e immerso nel racconto visivo.

Vide Elsa da piccola.
I suoi genitori.
Quello che fece ad Anna, senza volere.
La sua fuga, quando i suoi poteri vennero scoperti.
Poi vide il dopo.
Quello che successe dopo aver fatto pace con la sorella.
Gli anni passarono.
Anna sposò Kristoff.
Ebbero una bambina.
Dai capelli biondo cenere e gli occhi verdi. Non conosceva il suo nome.
La bambina crebbe.
Elsa e Anna invecchiarono.
La piccola diventò una ragazza e si innamorò, voleva sposarsi.
La zia non era d'accordo.
Voleva lasciare a lei, il suo regno.
La ragazza se ne andò comunque, voleva stare con il suo amato.
Era un bellissimo principe.
Anna era felice per la figlia, ma poco prima di partire per raggiungerla e festeggiare così, il matrimonio,
si ammalò.
Morì.
Elsa ne fu distrutta, come Kristoff.
La ragazza, disperata, tornò a casa per il funerale.
L'anno dopo il matrimonio si celebrò.
Elsa divenne scontrosa, irritabile e si chiuse in se stessa.
Non partecipò alle nozze della nipote. Kristoff, ormai triste e stanco, raggiunse la figlia in un luogo lontano.
Elsa rimase sola, nel suo castello.
Fece richiudere le porte, come un tempo.
La rabbia la consumò.
La tempesta di neve fuori era feroce e implacabile.
Gli anni passavano, ma lei piano piano ringiovaniva.
I suoi poteri erano di nuovo fuori controllo.
I domestici fuggirono, come buona parte degli abitanti di Arendelle.
Il ghiaccio ricoprì tutto, ancora una volta. Pure il palazzo, sia fuori che dentro.
Nessuno rimase ad Arendelle, a parte la sua regina.
Elsa era stanca.
Era tornata giovane, ma si sentiva vecchia dentro.
La rabbia, si trasformò in rimorso.
Si infilò sotto le coperte, del suo grande letto a baldacchino blu, mentre il ghiaccio saliva inesorabile per la coperta.
Chiuse gli occhi e si addormentò.
Il ghiaccio la ricoprì completamente, concedendole un sonno eterno.
Fatto di ricordi.

Jack non capì.
Piangeva.
Le lacrime gli scendevano fino al mento, per poi cadere sulla sua felpa.

<Nord...cosa significa tutto questo?>

L'uomo sospirò pesantemente.

<Che la tua Elsa vive nei suoi ricordi da tempo e tu sei riuscito ad entrare in essi.>

Jack si alzò di scatto incredulo.
Lo aveva capito da sè, ma non riusciva a crederci.

<Ma allora la Elsa che ho conosciuto? Non è reale?>
<È reale.>

Continuava a non capire.
Come poteva essere reale?

<Nord...io...non...>

Si rimise seduto, sentiva la testa pesante.
Se la prese fra le mani.

<Sono i suoi ricordi.
Tu hai incontrato un ricordo di Elsa, di sè stessa.
È come se stesse rivivendo la sua vita all'infinito.
Tu, non so come, sei riuscito ad entrare nei suoi ricordi.>

<Nei...ricordi?>

<Si...dei ricordi fatti di ghiaccio.>

~Spazio Autrice~
Spero tanto che il capitolo vi piaccia. È tutto frutto della mia fantasia, forse sono malata, lo so.
Vorrei sapere il vostro parere.
Baci 😘

Come cade la NeveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora