3. IL VIRGINIA'S HOSPITAL

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Saranno solo coincidenze.

Lasciai perdere e continuai a camminare.

Si erano fatte ormai le 18:30 così ci salutammo e tornammo a casa.
Arrivai in casa e notai che Marielouise e Aurora non c'erano, così salii in camera per cambiarmi e andare a correre.
Uscii di casa poco dopo, indossai dei pantaloni di Adidas lunghi, una maglietta bianca e una felpa larga.
Iniziai a correre con le cuffiette alle orecchie.
Il tempo passò e non me ne accorsi, erano le 22:00, era buio ormai e decisi di tornare a casa.

Marielou e Aurora ancora non erano arrivate, andai in camera e mi misi a fare esercizi come addominali, flessioni, piegamento ecc...

I giorni passavano così.
Lenti e monotoni.
Dimagrii ma non abbastanza da piacermi.

Erano passate ormai due settimane, due settimane che non toccavo cibo.

Ora ero fuori da scuola.

-Katherine! Katherine!

È l'ultima cosa che mi ricordo, oltre a quel grido.
Un grido straziante.
Come un pianto di morte.

Sembrava fosse nella mia testa.
Non lo sopportavo più.
Passò circa un minuto anche se a me parve non finire mai.
Poi più niente.
Nessun rumore, nessun colore, niente di niente.

Passarono settimane prima che potessi tornare a sentire qualche odore.

Passarono altri giorni prima che tornassi a sentire suoni, voci.

Infine passò un'altra settimana prima di tornare a vedere.

Mi ero svegliata finalmente, quell'incubo era finito.
Di fianco al mio lettino c'era una Yankee Candle alla vaniglia, dei fiori e una felpa con un bigliettino.

'Cara Kat,
Se stai leggendo questo biglietto vuoi dire che ti sei finalmente svegliata.
Ti abbiamo lasciato li i tuoi fiori preferiti perché ti possano far tornare il sorriso, se non siamo li con te è solo perché ora tu sei in America...
Ci manchi, riprenditi presto"

Che teneri... aspetta un secondo... sono in America?!

-Good morning Miss Katherine. I'm the nurse, my name is Rebekah- mi disse l'infermiera appena entrata

-Hi, Rebekah. Where are we?

-We are in America

-Hello!- disse entusiasta una donna appena entrata in camera

-tu devi essere Katherine, io sono l'unica infermiera che parla ita- si fermò di colpo

-cosa?- chiesi preocccupatta

-io... io ti conosco!- si tolse la sciarpa scoprendo del tutto i suoi lineamenti

-zia Judith!

-Kat!

Corse da me e mi abbracciò.
Rimanemmo a parlare per un po' dato che era tanto che non ci vedevamo.

-Kat devo dirti una cosa...

-dimmi zia

-beh, tu... tu ti trovi al Virginia's Hospital, o meglio il Virginia's Paranormal Hospital

-che vuol dire?

-vuol dire che hai rischiato di morire, perciò sei stata trasferita qua per essere curata

-Cosa mi èsuccesso? E perché 'Paranormal Hospital'?

-beh, qui arrivano casi incurabili. L'unico rimedio e somministrare sangue di vampiro

-zia che cazzo stai dicendo?!

-Katherine, è ora che tu sappia alcune cose: il mondo non è esattamente come lo pensavi.
Non è proprio vero che i tuoi si sono uccisi l'un l'altro, ma erano soggiogati, ovvero costretti, da un vampiro: Monika.
Ti spiegherò questa storia quando sarai uscita dall'ospedale.
È già difficile sapere che esistono creature soprannaturali. Hai bisogno di riposo ora, ti lascio sola

Non dissi niente, mi lasciò un bacio sulla fronte ed uscì.

Mi risvegliai qualche ora dopo.
Era ancora pomeriggio, avevo voglia di alzarmi e cammiare un po'.
Fortunatamente non c'era nessuna infermiera fuori dalla stanza così andai a farmi un giro per l'ospedale.

Svoltai l'angolo e boom! Ero andata addosso a qualcuno

-oddio scusa non ti ho vista!

-non ti preoccupare

Alzai lo sguardo per vedere a chi fossi andata addosso; era una ragazza della mia stessa età circa.

-ehi, sei nuova? Non ti ho mai visto qua. Comunque piacere, mi chiamo Elektra. - mi disse sorridendo

-ciao, piacere mio. Io sono Katherine. Si, sono nuova.

-se ti va posso far fare il giro turistico dell'ospedale, che ne dici?

-Sarebbe fantastico, magari evito di perdermi ahah

Elektra è una ragazza simpatica, di quelle che non stanno mai ferme. Non è molto alta, è abbronzata, ha i capelli corti e ricci, castano chiaro, ha dei grandi occhi verdi.

Iniziamo a fare il giro dell'ospedale. Mi trovo bene con lei.

-Come mai sei qua?-mi chiede

-So solo che ho rischiato di morire, niente di più

-Perciò sei stata portata qua per il sague...

-Si-annuii

Continuammo a camminare parlando del più e del meno

-Oh no- esclamò Elektra

-Cosa c'è?

-La vedi quella ragazza con il giubbotto in pelle e il sorriso malefico?-chiese indicandomi una ragazza alta, castano chiaro, occhi marroni e formosa-lei è Lexy, è una delle ragazze più belle che conosca... nonché la più dannata.

-Cosa intendi per 'dannata'.

-Intendo che è stata dannata, dal Diavolo

A quella parole rimasi pietrificata

-Cioè lei...

-Conoscendo la storia del sangue di vampiro, immagino anche che tu sappia che esistono varie creature

-Anche se non ne avevo conferma ho immaginato

-Bene, Lexy è nata da genitori umani ma all'età di 5 anni l'anno abbandonata perché avevano capito che lei non era umana... è una Serpens Mulieri dal latino donna serpente. Dopo l'abbandono ha iniziato a procurarsi da sola cibo, finché un giorno il Diavolo la chiamò; doveva chiederle soltanto un favore, ma più stavano insieme per parlare di quel lavoro, più il diavolo si innamorava di lei. Non riuscendo più a trattenersi il Diavolo glielo confessò, purtroppo per lui non sapeva tutta la verità su di lei... Si misero insieme solo perché lei non aveva il coraggio di riufiutarlo e di rivelargli il perché del rifiuto, dopo qualche mese che stavano insieme Lexy si decise a confessargli comunque la verità. Il Diavolo scoprì il suo segreto, la cacciò via e dovette tornare sulla terra, dove è conosciuta come l'amata del Diavolo.
Nessuno conosce il segreto che lei gli ha confessato, e probabilmente non lo saprà nessuno; anche se molti ipotizzano che gli abbia confessato che in realtà è lesbica, secondo me non è questo il segreto...
Fatto sta che da quel giorno è stata dannata proibendole di poter essere felice con qualcuno che non sia l'amore della sua vita.

-Woow


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⏰ Ultimo aggiornamento: May 27, 2018 ⏰

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