il vuoto

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Sono le 7:15. Mi sveglia un 'buongiorno' sussuratomi all'orecchio. Era Benji.
Scesi ed erano tutti in cucina.
Finito di mangiare salii. Mi misi una gonna nera con delle parigine, una maglietta bordeaux, dei bracciali oro, i capelli raccolti in una coda alta e una sciarpa al collo perché avevo mal di gola. Ero pronta e a scuola mi accompagnò Marielou.
Entrai a scuola e andai al mio armadietto. Seba era li. Gli diedi un bacio sulla guancia e andammo in classe. Avevamo due ore di storia.
Dietro a me e Seba c'erano 5 ragazze (con un fisico perfetto e molto carine) che cominciarono a ridere. All'inizio non ci feci caso, finché non capii che stavano ridendo di me. Chiesi alla prof di andare in bagno. Avevo le lacrime agli occhi ma non volevo piangere davanti a tutti.

Non anche qui, voglio ricominciare!

Quando mi calmai tornai in classe facendo finta di niente. Nessuno si accorse che avevo pianto, menomale.
La giornata andò quasi tutta così.
Tornai a casa. Mi feci una doccia e spensi il telefono. Mi cambiai. Misi dei pantaloni neri e una felpona nera. Legai i capelli in uno chignon spettinato. Stetti tutto il pomeriggio in camera mia. Da sola. Ad ascoltare della musica. Riaccesi il telefono solo la sera. Avevo molti messaggi da Seba, alcuni da Benji e altri da mia cugina, oggi non sarebbe tornata per cena e nemmeno Aurora. Stavo male. Mi sentivo strana. Vuota.
Continuò così per piu di un mese, più ridevano di me più io mi sentivo vuota. Non uscivo più tranne che per andare a scuola. Non usavo più Whatsapp e mettevo solo vestiti larghi per non far vedere che ero grassa e capelli sempre sciolti per coprirmi, non mangiavo più.
Non ce la facevo più. Non lo sopportavo più.
Un giorno ero a casa da sola, stavo ripensando a tutto. Stavo male e stavo piangendo mentre ascoltavo una canzone: Borderline di LowLow . Ricevetti un messaggio da un numero sconosciuto.

//numero sconosciuto//
-fai schifo. Sei inutile. Sei cessa. Sei sola. Nessuno ti vorrà mai.

Iniziai a piangere di più.
La canzone era circa a metà
Tu non sei stanca di essere invisibile quando sei in corridoio? Di non vedere niente negli occhi di chi ti guarda?... una sera ero sola nel bagno di mamma, volevo tagliarmi i capelli con il rasoio, ho messo la mano sulla lametta da barba. Mi sono chiesta: che prova una ragazza che si taglia?...
Stavo male. Anche io ero stanca. Smontai un temperino e presi la lametta. La appoggiai sulla mia pelle e premetti. Un graffio, un altro. Un taglio, un altro. Mi sentii libera, come se tutto il dolore potesse andarsene passando per quelle ferite. Oserei dire che mi sentii più sicura. Me lo meritavo. Loro continuavano e io pure. Passarono altri mesi. Nessuno lo sapeva, nessuno se ne accorse.
Era martedì. Sentii le ragazze ridere ancora di me. Poi sentii delle voci maschili. Mi girai, vidi Benjamin e altri due ragazzi deridermi. Mi cadde il mondo addosso.
Andai in bagno. Avevo la lametta nascosta nella scarpa. La tirai fuori e... sangue, molto sangue. Sentii la voce di Sebastian chiamarmi. All'inizio non risposi. Poi mi accorsi che aveva la voce che tremava. Risposi con 'sono in bagno'.

-tutto b-bene?- Mi chiese

-Si si- risposi

Ma lui non mi credette. Feci in tempo ad avvolgere il braccio in una benda che entrò. Feci finta di niente. Ed entrò in bagno . Notò che avevo pianto, non mi disse niente.
Tornammo in classe.

Finita scuola andai a casa. Nemmeno oggi Aurora e Marielouise sarebbe tornate. Ero di nuovo in camera mia a piangere. Stavo facendo dei disegni con la lametta finché la porta della mia camera si spalancò. Era Benjamin.

-che cazzo stai facendo?!' Urlò venendomi vicino. Io indietreggiai. Non risposi.

-Rispondi!!- Gridò. Ancora non risposi. Lui prese fiato, pensavo tirasse un altro urlo, invece cadde a terra in ginocchio e iniziò a piangere. Rimasi ferma. Non lo avevo mai visto piangere e non sapevo che fare. Andai da lui è lo abbracciai stando attenta a non sporcarlo di sangue.

-i-io...Scusa- gli sussurrai all'orecchio.

-Scusa? Mi stai veramente chiedendo scusa? Ti scusi perché ti ho fatto soffrire? Sei matta?!- Mi disse. Iniziò a piangere più forte.

-no, sono sbagliata. Scusa per come sono. Scusa per essere inutile. Scusa per tutto. Me le merito queste ferite.- Dissi fredda.

Vado in bagno per fasciarmi il braccio. Tornai in camera e Benji era sparito.
Iniziai a gridare il suo nome. Non rispose. Accesi il telefono e lo chiamai. Niente. Iniziai a pensare al peggio. Non sapevo che fare. Lo richiamai ancora a ancora. Dopo una ventina di chiamate mi rispose. Sentivo che stava piangendo a in sotto fondo sentivo rumore di acqua che scorre; non sapevo dove andare, così pensai di andare al fiume. Lo trovai sul ponte, in piedi sulla ringhiera. Si stava per buttare. Corsi da lui. Gli ordinai di scendere ma niente. Non mi ascoltava. Iniziai a piangere e a sentirmi male. Mi sentivo svenire. Era ancora lì. Stava per farlo e io non riuscivo a fermarlo. Vidi alcuni suoi oggetti buttati per terra. Poi più niente. Il buio. Sentii Ben gridare i mio nome per poi non sentire ne vedere più niente.

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