Capitolo 5

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15 ottobre 1944

-Non saprei Kerstin, credo che verrà.-
La strada era poco affollata, il rumore del giro di ronda da parte dei soldati era​ abbastanza persistente ma Kerstin e Adelaine riuscivano a parlare tranquillamente.
-Secondo me non verrà.- La brunetta credeva che il capitano fosse senza speranza, ormai erano andati a ballare due volte ma in nessuna di quelle occasioni il signor Ziegler li aveva voluti degnare della sua presenza.
Adelaine si strinse la mantella al corpo, così da nasconderlo il più possibile, continuava a sbuffare e a battere con più prepotenza le scarpette nere sulla pietra.
Camminavano indisturbate verso la piazzetta accompagnate dai rumori del mattino, saranno state le sette quando varcarono la fioreria. Avevano fatto colazione insieme per consolarsi a vicenda. Alcuni giorni prima erano arrivate le lettere dal fronte e per entrambe portavano brutte notizie. In Italia il padre di Adelaine era stato succube di un granata e non sapevano se sarebbe potuto tornare a casa sulle sue gambe, mentre la madre di Kerstin peggiorava continuamente e suo marito non potevano permettersi le medicine necessarie. La Germania stava perdendo e si sapeva, tutti lo sapevano. I costi erano arrivati alle stelle e entrambe le ragazze, non si trovavano in un bellissimo periodo. Per la fortuna della famiglia Wagner Jhoasen aveva ottenuto l'assolo per la notte di Natale, questo avrebbe fruttato qualche soldo in più. Ma la loro madre non era stata d'accordo nel permettere ad Adelaine di essere l'accompagnatrice della figlia come pianista. Persino Sarah aveva ritenuto essa un ottima idea, ma la signora Wagner non aveva voluto sentir ragioni. Voleva che l'unica stella di quella sera fosse Jhoasen e non che la sua luce venisse sminuita della sorella maggiore. La giovane ventenne avrebbe potuto trovare più facilmente un marito tra i soldati e Adelaine sarebbe stata solo d'intralcio. Ella era sempre stata bella, non era mai passiva e attirava la curiosità di molti ragazzi, questo suo madre non lo accettava. Ma la cosa che la faceva ancor più imbestialire era il fatto che Adelaine si rifiutava di sposare chiunque, a un certo punto aveva finto di voler sposare Tristan pur di non avere addosso le pressioni della madre. La madre alla fine non aveva proprio ragione, chi avrebbe sposato una donna che indossava i pantaloni? Nessuno.
Ah, Adelaine era proprio cieca sotto quel punto di vista, il trio di amiche aveva sempre suscitato furore, ma solo Kerstin aveva accettato alcune adulazioni e Chally si era subito interessata all'unico uomo timido che non aveva il coraggio di farle la corte:Lude. Adelaine non perdeva tempo con nessuno, li riteneva troppo superficiali e solo un uomo era riuscito a farle battere il cuore ma era successo tanto tempo prima e non c'era giorno in cui lei non si pentisse di ciò.
La infastidiva essere considerata una "preda succulenta" solo perché non si gettava tra le braccia del primo che passava davanti, dava l'idea di una difficile e quindi era un onore avere a che fare con lei. Molti ci avevano provato, anche solo per scommesse, e la ragazza se voleva avere un legame profondo con loro li trattava da amici, ma niente di più.
Solo due volte lei e Tristan avevano avuto qualche scappatella, ma niente di che. Lo avevano fatto la prima volta perché erano ubriachi e la seconda per capire cosa stava succedendo tra loro due. Ma a nessuno dei due era piaciuto più di tanto. Lui la vedeva come la sua piccola sorellina e lei vedeva lui come il suo grande fratellone.
La giovane fioraia si tolse il cappotto e invitò a fare lo stesso e si stupì quando ella si rifiutò. Faceva​ più caldo che all'esterno e se non l'avesse ascoltata avrebbe potuto prendersi un malanno uscendo. Kerstin insistette e dopo varie lamentele sbuffò rivolgendosi con tono esasperato all'amica.
-Indosso i pantaloni! Un conto è stare nel mio negozio e un conto è rovinarti la reputazione!-
Sbuffò stizzita e leggermente irata, si si sistemó un ciuffetto dietro l'orecchio e cominciò a lisciarsi la parte finale della lunga​ treccia.
Aiutò Kerstin con alcuni vasi e mazzi di fiori per poi farsi un po' d'aria con le mani.
La fioraia osservò con gli occhi spalancati l'amica quando si alzò la mantella scoprendo il suo corpo. Erano i pantaloni che le erano stati regalati dai suoi amici un paio di anni fa.
Ella sorrise all'amica che ora fissava i fiori imbarazzata.
-Ma allora non li hai buttati-
La signorina Wagner si coprì il corpo per non mostrare nulla e rispose più che offesa dalla fioraia.
-Certo che no, sono bellissimi. Non li butterei mai.-
Kerstin sorrise e dopo aver preso l'amica a braccetto l'accompagnò fino alla libreria.
Si avvicinarono alla porta e mentre Adelaine estraeva le chiavi dalla borsa lei le propose di pranzare insieme. Lo facevano spesso  e ognuna di loro due aveva il suo pranzo. 
Si salutarono e Adelaine una volta dentro aprì le grate che coprivano la vetrina e fece partire un disco per sentirsi meno sola.
I pantaloni le stavano leggermente più stretti sulle cosce e sui franchi ma  erano sempre più comodi di una gonna per spostare scatoloni.
Uscì dal negozio, prese la prima cassetta e rientrò. Le costò un certo sforzo tutto ciò, non era proprio un manichino, ma non aveva chissà quali muscoli sulle braccia al contrario delle gambe.
Non era magrissima, aveva delle forme abbastanza visibili ma non le era mai piaciuto mettere cose abbastanza attillate.
La posò al centro della libreria e fece la stessa cosa per tre volte, dopo aver fatto partire un disco che lei adorava.
Cominciò a sistemare più libri possibili, a volte facendo un baccano infernale, fermandosi solo per bere un po' d'acqua.
-Signorina Wagner, cosa state facendo?-
La ragazza sobbalzò ma non inciampò e non cadde per colpa della sua sbadataggine, si asciugò le mani sui pantaloni è si voltò verso la porta.
-Herr Ziegler, che piacere vedervi. Come mai da queste parti?-
La donna continuò il suo lavoro piegandosi e alzandosi continuamente, facendo guizzare i muscoli delle cosce.
Peter era un uomo educato, non più un ragazzino indisciplinato, ma nonostante la sua grande forza di volontà non potè non osservare le curve di Adelaine. Ella non lo faceva apposta, anzi, non pensava neanche di essere nemmeno un po' attraente in quel momento.
Peter deglutì e spostò lo sguardo sulla lunga treccia posta di lato, non credeva che la signorina Wagner possedesse dei capelli così lunghi, erano insoliti.
-Nulla, ho sentito alcuni rumori e sono venuto a controllare se stavate bene.-
Adelaine si fermò per un attimo, anche se il suo corpo continuava a posizionare  i libri negli scaffali, lei era rimasta alla frase del capitano ma poco dopo si riprese. Il capitano stava facendo solo il suo dovere, non lo aveva fatto per alcun altro motivo e si diede della stupida per aver minimamente pensato una cosa del genere.
Si rialzò e si avvicinò per un attimo al soldato nazista.
-Vi ringrazio per il vostro gesto, ma come potete vedere sto benissimo.-
Adelaine strinse le mani attorno alle bretelle e fece una piroetta su se stessa, mostrando così al capitano la sua incolumità. Sorrise scherzosa e riprese il suo lavoro. Canticchiava e ballava mentre  si aggirava per il negozio cercando di fare meno rumore. Solo in quel momento pensò  all'orario e si chiese come mai il capitano si trovasse già in servizio.
-Herr Ziegler, se non sbaglio è ancora presto per il vostro turno.-
Cerco di alzare la cassa di libri e con non poca fatica se la caricò sulla gamba destra, stava per far cadere tutto quando il capitano la raggiunse per aiutarla. La ragazza lo ringraziò abbastanza imbarazzata, non era abituata ad essere aiutata né ad avere un uomo così vicino e ciò le faceva un certo effetto.
Si spostò la treccia dietro la schiena e riprese il suo vai e vieni.
-Dovevo recarmi in banca signorina e poi in caserma.-
Adelaine era abbastanza confusa, Tristan e Lude abitavano in caserma.
Sorvolò sul dubbio inizialmente, ma esso si ripresentò ancora più potente di prima e lei non riuscì a tenere la bocca chiusa.
-Scusatemi, ma non abitate in caserma insieme agli altri soldatini?-
Prese la bottiglia e si versò un po' d'acqua nel bicchiere, se lo portò alle labbra e se le bagnò.
-Non mi piace stare insieme a tutta quella gente in una stanza, ho preferito comprare un mio appartamento.-
Adelaine rimase colpita da quella rivelazione, ne era rimasta basita.
Vedeva il capitano, sì come una persona matura e responsabile, ma non avrebbe mai creduto fosse così indipendente in un certo senso.
Anche Lude si sarebbe dovuto trasferire in una casa con Chally prima della fine dell'anno, ma non c'era nulla di certo in gioco. Ripensando ai suoi amici si ricordò della sera che avrebbero trascorso insieme e cercò di introdurre l'argomento delicatamente, ma dopo aver cercato di architettare una frase ci rinunciò drasticamente.
-Questa sera andiamo a ballare, verrete anche voi?-
L'uomo trasalì e  Adelaine lo notò, non capiva da dove derivasse questa paura, era un capitano, aveva superato prove peggiori.
Voleva comprendere perché un uomo aveva così tanto paura di un semplice ballo, non erano ad una competizione o davanti al mondo intero, era una semplice uscita insieme.
Sbuffò e dopo aver salutato la signorina con "Mi dispiace ma stasera proprio non posso, la prossima volta prometto di venire con voi, arrivederci".
Il capitano sperava che quella frase non sarebbe più uscita in un discorso tra loro, ma non sapeva che promettere qualcosa ad Adelaine era abbastanza pericoloso.
La signorina Wagner ci rimase un po' male ma cercò di distrarsi. Non poteva farsi rovinare la giornata dal capitano, così ricominciò a sistemare  e verso l'ora di pranzo aveva già pulito da cima a fondo il negozio.
L'euforia la stava pian piano raggiungendo. Corse in bagno, si tolse i pantaloni e si infilò la gonna, si fece una crocchia bassa senza sciogliere la treccia e si infilò la mantella.
Quel pomeriggio avrebbe provato i suoi nuovi spartiti e non vedeva l'ora di mettere le mani su quello strumento.
Uscì dal negozio e chiuse per la pausa pranzo, camminò fino a casa salutando la gente che conosceva per strada e alcuni soldati amici di Lude e Tristan. Prese la bici e cominciò a pedalare verso la residenza del sindaco. Quel pomeriggio si impegnò come mai prima, tanto che la signora dovette "cacciarla" per farla arrivare in tempo al lavoro. Le diede del pane e una mela in modo da non lasciarla a digiuno e la invogliò a muoversi.
Il resto della giornata passo lentamente e alla sera, Adelaine, fu più che felice di potersi sciogliere i capelli. Grazie alla treccia erano diventati del tutto ricci e grazie al piccolo nastrino riuscì a rendere le ciocche più disciplinate.
Mangiarono parlando del più e del meno e si gettarono subito a ballare per divertirsi e godersi al meglio la serata.
Neanche questa volta vide il capitano.

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