Ricordati chi sei

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"Oh young Willy McBride
I can't help wondering why
Do those that lie here
Know why did they die
Did they really believe
when they answered the call,
Did they really believe
That this war would end wars.
Well the sorrow, the suffering,
The glory, the pain,
The killing and dying
It was all done in vain,
For young Willy McBride
It all happened again,
And again and again,
and again and again"
- The Green Fields of France

La vita ha un modo tutto suo di scorrere. Essa va avanti, senza far caso agli effetti che si lascia dietro, agli effetti che lascia sulle persone.

Passo dopo passo, giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno: la vita passa e noi possiamo soltanto lasciarci andare facendoci trascinare dagli eventi.

Un continuo susseguirsi di emozioni, di attimi, e di eventi che accadono; non si sa se per casualità, o per un piano ben definito, o per destino; semplicemente accadono.

Alcuni vorremmo che non finissero mai, che potessimo essere in grado di vivere per sempre in quel preciso istante; di poter fermare il tempo proprio in quel momento, quando ci sentiamo padroni della nostra vita e del mondo. Ci sentiamo forti, ottimisti, e felici.

E poi ce ne sono altri. Quelli che invece vorremmo soltanto buttare nel dimenticatoio della nostra mente; chiuderli a chiave in fondo al cassetto più nascosto del nostro cervello e non riviverli mai più.

Camilla sapeva che non avrebbe più vissuto attimi felici da quel giorno, un giorno di settembre del 1915, dopo 3 mesi dall'entrata dell'Italia in guerra; e infatti, da quel giorno la vita di Camilla cadde in un oblio oscuro, fatto di lacrime e dolore. A quel giorno infatti seguì, 3 anni dopo, il 28 ottobre 1918, il giorno in cui capì di essere rimasta sola per sempre. E poi ancora, arrivò quel 16 novembre 1918, il giorno in cui dovette dire addio per sempre ad una parte della sua vita, ad una parte di lei e del suo cuore.

Avrebbe davvero voluto dimenticare tutto, fare finta che non fosse mai successo niente di tutto ciò. Voleva davvero che tutto fosse un brutto sogno.

Ma purtroppo non era così. E in fin dei conti lei lo sapeva benissimo che non era solo un brutto sogno, ma era la pura e crudele realtà.

Era un giorno preciso della sua vita, un giorno che non scorderà mai. Un giorno che mai avrebbe pensato di vivere, che mai avrebbe voluto vivere; ma sapeva nell'angolo più remoto e profondo della sua coscienza che avrebbe dovuto aspettarselo. Conosceva il destino di tutti coloro che andavano al fronte per combattere per i propri cari e la propria patria: la maggior parte di loro non tornava più.

E infatti è successo.

E purtroppo non si può cambiare quel che è stato. Non si può fare niente per cambiare il destino di una persona. Lei di certo non ne aveva neanche la forza, e mai ne avrebbe avuta dopo quella perdita tanto tragica.

Il 16 novembre 1918 era il giorno di un funerale. Il funerale dell'uomo con cui lei aveva deciso di passare il resto della sua vita.

Quel dannato funerale.

Era un giorno in cui il tempo sembrava scorrere più lentamente, a momenti sembrava quasi fermarsi del tutto; come se Camilla si trovasse in una dimensione isolata da tutto e da tutti, lontana e distante dalla realtà.

Quel giorno così triste e disperato, proprio come lo era lei, e come lo era la sua anima tormentata.

Pioveva; i cipressi del cimitero si muovevano lentamente e sinuosamente da una parte e dall'altra a causa del leggero venticello che ogni tanto accompagnava la pioggia; come se danzassero un lento ballo elegante, accompagnati dalla musica del vento autunnale che li sfiorava. Le gocce di pioggia scendevano senza sosta e si scontravano contro gli ombrelli dei presenti, andando poi a formare sul terreno piccole pozzanghere di acqua piovana.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 22, 2017 ⏰

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