eira

11 5 0
                                    


Si affacciò alla finestra per vedere se stesse piovendo dopo che lui glielo chiese.
Era un ragazzo gentile, con un passato alle un po' tormentoso, uno di quelli che ti continua a perseguitare anche nel presente; era poco più alto di lei ed aveva i capelli, così come gli occhi, castani e le spalle possenti. Sapeva tutto di lei, ma quello che non sapeva era che, seppur lei aveva un'aria d'angelo e sembrava innocente, nascondeva una realtà ancora più scura di quella che lui già sapeva.
Con una sola camicia addosso Eira, che in gallese vuol dire "Neve", guardava la pioggia cadere, quest'ultima la rilassava molto ma le metteva anche un senso di malinconia addosso. Vedendola pensierosa, Edoardo le si avvicinò e l'abbracciò da dietro, si fece abbracciare ma lo respinse dopo poco; Il ragazzo più volte cosa avesse ma lei ogni volta non rispondeva. Lei si vestì e dopo essersi messa il giaccone invernale nero e lungo fino ai piedi, col cappuccio che la copriva fino a metà faccia, uscì di casa senza prendere l'ombrello, amava camminare sotto la pioggia. Edoardo la guardò allontanarsi da casa triste, ma la cosa che lo colpì di più fu che, mentre la sua Lei camminava, sotto ai suoi piedi si creava una lastra di ghiaccio.
La pioggia si fece più fitta ed Eira era ormai lontana, mentre lui era a casa avvolto da un'immensa solitudine.
Da troppo tempo ormai Eira, la ragazza dei sentimenti di ghiaccio, si comportava in modo strano con lui, lo voleva far stancare di lei, lo voleva allontanare, ma non aveva il coraggio di dirglielo esplicitamente così usava modi indiretti che portarono Edoardo all'estremo, l'aveva stancato ma non era riuscita ad allontanarlo.
Stanco dal tormento che gli stavano provocando i pensieri, i ricordi, il passato e quella situazione il ragazzo, trovò il coraggio per porre fine alla sua vita, pensiero che gli vagava nella testa già da tempo.
Si diresse verso il bagno e nel mobiletto poco sopra al lavandino trovò una lametta che usò per tagliarsi i polsi, col suo stesso sangue scrisse un messaggio sullo specchio all'amata: "TI HO AMATA" e successivamente sempre con quell'arnese si tagliò la gola facendo fluire una cascata di sangue da essa e facendo cadere il corpo per terra in un sonno eterno.
Quando tornò, Eira trovò il corpo del compagno senza vita per terra, il pavimento bianco era ormai tinto di rosso, ma lei non si scompose e con estrema freddezza prese il corpo e lo portò in cantina dove lo appese a un gancio da macelleria dalla bocca e poi con l'ausilio di un coltello da cucina lo privò della pelle; gli cavò gli occhi grazie a delle pinzette e successivamente prese a tagliare il corpo in pezzi abbastanza piccoli cosicché potette cucinarli e mangiarli quella stessa sera accompagnati da un bicchiere di vino.
Finito di cenare la ragazza andò a pulire il sangue in bagno cancellando quelle che erano i segni di un suicidio di disperazione, cancellò anche il messaggio senza degnarle di uno sguardo.
Non lo aveva mai amato se non all'inizio della loro relazione, poi i suoi sentimenti divennero ghiaccio come la pioggia faceva sotto i suoi piedi ogni volta che incontrava i suoi

Titolo predefinito - scrivi il tuoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora