19. Diecimila chilometri

1.3K 65 2
                                    

Sebastian

Lungo il corridoio che portava alla mia camera maledissi mentalmente il telefono più volte. Era da quasi un'ora che ero atterrato a Singapore e non si era ancora collegato a una rete mobile. Di conseguenza non c'era segnale per ricevere e mandare messaggi.

Mi decisi una volta per tutte a ravviare il telefono, cosa che forse avrei dovuto fare molto prima.

Infatti subito mi arrivarono i messaggi da parte della mia compagnia telefonica che mi avvisava dei costi delle chiamate, messaggi e numeri utili.

Sospirai, passando la card davanti alla serratura della porta per aprirla: ce n'era voluto di tempo.

Appoggiai il mio zaino per terra e mi guardai intorno. La camera aveva una grande vetrata da cui si poteva vedere la città. Mi buttai sul letto, facendo attenzione a non sporcare le lenzuola con le scarpe. Aprii Whatsapp e cliccai sull'ultima chat attiva. Toccai l'icona del microfono, aspettando alcuni secondi prima di iniziare a parlare:

«Ciao Sere, sono arrivato, tutto bene. Il viaggio è stato lungo e noioso, ma Kimi e il resto del gruppo mi hanno tenuto compagnia. Non ho idea di che ore siano lì in Italia, ma ti dico che qui sono le tre di notte. Buonanotte.»

Lasciai l'icona e aspettai che le arrivasse il mio messaggio vocale, inviandole anche una foto della mia vista:

I palazzi, le strade, il cielo suscitano in me meraviglia, ma senza di te io mi sento perso e non posso apprezzare nulla di tutto questo sapendoti lontana da me, lontana dal mio sguardo. 🔐


Mi sentivo particolarmente romantico, anche se in genere ero davvero negato a scrivere qualsiasi cosa che avesse a che fare con i sentimenti.

Poco dopo le due spuntine grigie sotto ai messaggi che avevo inviato si fecero azzurre, segno che Serena li aveva letti. Mi mandò un messaggio vocale che ascoltai:

«Sei meglio di Dante, Seb! A parte gli scherzi anche io vorrei essere lì con te, la tua camera è stupenda»

Seguì un attimo di silenzio, poi continuò «Quante ore è durato il volo? Di sicuro parecchie. Vabbè ti lascio andare a riposare. Ciao.»

Le risposi subito scrivendo:

16 ore di volo in totale. Sono distrutto, ma mi fa piacere sentire la tua voce. Se hai tempo più tardi potrei chiamarti, oppure se hai da fare ci sentiremo domani. 😘


Mi tolsi le scarpe continuando a guardare il panorama dalla vetrata. Le persone sembravano piccoli puntini, così come le auto, di cui si vedevano soltanto i fanali. A giudicare dall'altezza, mi trovavo più o meno tra il quindicesimo e il ventesimo piano, ma era difficile da stabilire, perchè le camere non erano numerate in base al piano.

Non mi preoccupai di tirare le tende, ormai era tardi e avevo veramente voglia di andare a fare un bagno rilassante.

Attraversai il piccolo corridoio che divideva la camera da letto dal soggiorno e raggiunsi il bagno, dove trovai una grossa vasca con le venature in marmo bianco di Carrara.

Mi avvicinai, notando che era una Jacuzzi, poi aprii il rubinetto dell'acqua per iniziarla a riempire. Ci sarebbe voluto un po', però ne sarebbe valsa la pena.

In lontananza sentii il suono famigliare che annunciava una notifica. Perciò, scalzo, ritornai nella camera da letto a prendere il cellulare, dove lessi:

Chiamami quando vuoi, tanto non ho niente da fare 💁🏼

Non aspettai un solo secondo e premetti sull'icona 📞 della chiamata, scegliendo l'opzione 'videochiamata'. Dopo due squilli Serena mi rispose:

Lost In Your Eyes || Sebastian VettelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora