L'anima nera

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Pov Draco

Tornato a casa dalla mia breve visita ad Azkaban, mi sento svuotato. Rivedere la donna che credevo essere mia zia, è stato devastante, non era la solita Bellatrix di un tempo, la strega che si nutriva di crudeltà, al contrario, mi sembrava un essere ferito e debole, sì, per la prima volta mi è sembrata inoffensiva, sono riuscito a toccare il suo viso, senza il minimo sensore di pericolo.

Il suo rifiuto di rivelarmi chi è mio padre mi ha lasciato stupefatto, e non sono riuscito a controllare la mia ira, mi aspettavo di trovare risposte, e invece le domande aumentano. Perché non vuole dire a nessuno quel nome? Cos'altro nasconde quella donna?

So chi potrebbe avere delle risposte, Narcissa, e so che prima o poi dovrò parlare proprio con lei. Hermione dice che dovrei perdonarla, che infondo è stata una madre per me per tutti questi anni, ma il risentimento che provo per lei è troppo grande per dimenticare.

Avrebbe potuto dirmi la verità, rompere il patto fatto con sua sorella, e invece ha preferito mentire per tutti questi anni, sperando forse che la verità rimanesse sepolta per sempre, ma la verità prima o poi torna a galla, e la vera natura di ognuno di noi viene fuori.

Se non fosse per la strega che mi ha incantato il cuore, avrei già fatto una pazzia, si perché sento dentro di me l'oscurità, il buio e, solo quando sono con lei, mi sento vivo.

<<Draco, sei qui.>> Appena varcata la soglia di casa, Hermione mi abbraccia forte.

<<Credevi che non sarei tornato?>> Le chiedo accarezzando i suoi capelli, dopo aver baciato le sue labbra.

<<Ero preoccupata per te, com'è andata? Cosa ti ha detto?>> Domanda curiosa, poi va verso la cucina e mi versa una tazza di caffè fumante.

<<Grazie.>> Dico afferrando la tazza. <<Non ha voluto dirmi nulla di mio padre, ma in compenso, sai chi era disposto a parlarmi di lui?>>

<<Chi?>>

<<Tom Riddle, sì proprio lui, ma io non ho voluto ascoltarlo, per me lui era ed è sempre il Signore Oscuro, non credo affatto al suo pentimento. Non mi faccio impietosire io, come quei sciocchi del Consiglio.>>

Hermione mi guarda e scuote la testa, così capisco che non la pensa come me, ma non parla. Da quando sono qui, in questa casa, ogni volta che non è d'accordo con me, scuote la testa a non proferisce parola.

Non lo sopporto, mi fa saltare i nervi, per la barba di Merlino! Vorrei che mi dicesse quello che le passa per la testa, invece di ostinarsi nel silenzio.

<<Ti prendo dell'altro caffè?>> Mi chiede per cambiare argomento, ma io non abbocco.

<<No, Granger, tu adesso mi dici quello che pensi?>> Urlo e lei si irrigidisse.

Pov Hermione

Tornato dall'incontro con sua madre, Draco è di umore nero, si capisce dal tono della sua voce e da come si gratta la testa pensieroso. Da quando è qui ho sempre evitato i conflitti, non sono mai andata contro di lui, per evitare che l'oscurità che gli riempie il cuore lo accecasse del tutto.

Ce l'ho messa tutta, per proteggerlo da sé stesso, ma non è facile avere a che fare con lui. Così quando vedo quella nuvola nera cerco di cambiare argomento, ma adesso urla furioso, perché vuole sapere quello che penso e io non posso più evitarlo.

<<Non ti piacerà quello che devo dirti.>>

***

Cinque mesi prima.

Sono da poco passate le dieci, Draco ronfa profondamente sul divano, si è addormentato guardando la televisione. Così decido di andare a letto, ma mentre sono sulla soglia della mia camera, sento un bisbiglio.

Riconosco quei versi immediatamente, qualcuno sta parlando la lingua dei serpenti. Torno sui miei passi, verso il divano e vedo Draco in piedi, ha la testa bassa, la voce proviene da lui.

<<Draco?>> Poggio una mano sulla sua spalla e lui appoggia la sua sopra stringendo con forza. <<Mi fai male.>>

Poi improvvisamente alza la testa, le sue iridi sono completamente nere.

<<Giù le mani, Sanguesporco.>> Esclama, scansando la mia mano dalla sua spalla.

Indietreggio di qualche passo e lui perde i sensi, ricadendo seduto sul divano. Mi avvicino, senza toccarlo e noto che è di nuovo addormentato, come se nulla fosse accaduto.

Mi allontano, senza fare rumore e mi chiudo in stanza con la bacchetta a portata di mano, ma durante la notte non succede nulla.

Riapro gli occhi alle prime luci dell'alba, svegliata da un rumore di pentole che cadono. Vado in cucina, impugnando la bacchetta e lo vedo intento ad armeggiare con la macchina del caffè.

<<Che fai?>> Chiedo senza avvicinarmi troppo.

<<Scusa, ti ho svegliata?>> Si gira e sorride, poi alza tutte e due le mani. <<Ehi, metti via quella bacchetta, sono io.>>

Abbasso la mano titubante, scrutando attentamente i suoi occhi.

<<Ricordi cosa è successo stanotte?>> Gli chiedo dubbiosa.

<<Stanotte? No, cosa ho fatto?>> Chiede completamente smarrito, uno sguardo sincero, che non mi dà nessun dubbio.

<<Oh, nulla, lascia stare, hai solo bisbigliato nel sonno.>> Dico vaga e lui ci casca.

<<Davvero? Non mi è mai capitato in passato.>> Ammette e questo non fa che turbarmi ancora di più.

***

Dopo aver finito il racconto di quella notte, la sua espressione è di completo smarrimento.

<<Perché non me l'hai detto?>> Bisbiglia piano.

<<Non volevo spaventarti, è successo solo quella volta, pensavo si trattasse di un incubo.>>

<<E allora perché me lo racconti adesso?>> Domanda avvicinandosi a me, io abbasso lo sguardo.

<<Stanotte è successo di nuovo.>>

Riddle's DiscendentDove le storie prendono vita. Scoprilo ora